Quando ho smesso di fissarmi sulle storie dei suicidi e ho iniziato a dare più peso all'espediente narrativo del punto di vista dei ragazzi vicini di casa, ho cominciato ad apprezzare veramente questo romanzo, che per la prima parte non trovavo interessante.
Sono felice di non averlo accantonato, di aver messo un punto alla vicenda e di essermi lasciata guidare dallo sguardo e dalla voce dei ragazzi che hanno osservato per anni il mondo delle sorelle Lisbon e che diventano la telecamera al nostro servizio.
Non conosceremo mai veramente famiglia Lisbon e quindi mai la capiremo... Abbiamo solo la possibilità di guardare. Difficile decifrare. Impossibile aiutare.
«Che ci fai qui, piccola? Non puoi sapere quanto è brutta la vita, giovane come sei». Fu allora che Cecilia espresse verbalmente ciò che doveva rappresentare l’unica parvenza di una lettera d’addio, superflua, tra l’altro, dato che non era morta. «Dottore» disse, «è evidente che lei non è mai stato una ragazza di tredici anni.»
...ContinuaIl testo è una lunga riflessione su ciò che viene svelato non solo dal titolo, ma anche dalle primissime righe: il suicidio delle cinque sorelle Lisbon.
Solitario trovo piacevoli i romanzi introspettivi, in questo caso però, benché l'abbia apprezzato, ho trovato l'autore un po' prolisso, con ampie digressioni che descrivono personaggi marginali alla vicenda.
Una grossa fatica finire il libro, avevo letto la trama e quindi sapevo cosa aspettarmi, però speravo di trovare comunque una certa atmosfera, che è presente solo a tratti, interrotta purtroppo a pare mio da vicende poco attinenti e un po' noiose. Probabilmente se la lettura non mi fosse risultata così faticosa avrei apprezzato di più il parallelismo tra la famiglia e il decadimento finale del quartiere.
...Continua