Sono arrivato al libro dopo aver visto il film italiano “Sono tornato”, che narra il ritorno involontario di Benito Mussolini nella Roma e nell’Italia del 2017. Non ho invece visto il film tedesco “Lui è tornato” da cui si è ispirato il film italiano.
Entrambi derivano dal romanzo di Timur Vermes edito in Germania nel 2012, di grande successo e tradotto in oltre venti lingue.
Con questi protagonisti, per tutti questi prodotti, il valore letterario passa in secondo piano, direi che il libro ha almeno 100 pagine di troppo e che molti riferimenti alla realtà politica e sociale tedesca contemporanea possono essere ignorati da chi non segue attentamente la politica interna teutonica.
Il punto principale è capire cosa volevano dire. Mi è venuto il dubbio e ho letto che le interpretazioni sono le più varie, forse spaventati dal successo del libro molti critici hanno sottolineato come possa fungere da “messa in guardia” rispetto al rinascere di sentimenti che definire antidemocratici è un understatement estremo.
Nel libro, Adolf Hitler, narra in prima persona il suo re-inserimento in una società che lo vede come un grande attore comico che interpreta il vecchio Fuhrer, nonostante lui ostinatamente si dichiari l’originale. In realtà il racconto in prima persona, consente al narrante Hitler di acquisire un’umanità che si credeva orma negata dalla disumanità del suo regime. Quindi rimane il dubbio “messa in guardia” o “cavallo di troia” ?
Libro particolare, si legge alla velocità della luce, sempre che del Lui in questione abbiate un minimo di conoscenza storica. L'idea di fondo è intrigante: Hitler si risveglia in un prato di Berlino ai giorni nostri, catapultato nel tempo direttamente dai suoi ultimi attimi nel bunker sotto assedio da parte dei russi. Presa coscienza della cosa, dovrà muoversi in un un mondo a lui sconosciuto, tra problemi moderni che tanto moderni forse non sono e soluzioni che in certi casi certificano la sua, diciamo, identità. L'autore alterna momenti ironici ad analisi estremamente lucide dei problemi contemporanei, pur con un filtro, quello del Fuhrer, estremamente particolare. Risulta inquietante la piega che prenderà la storia, ma visto che fare spoiler è diventato reato, qua mi fermo 😁
...ContinuaIdea ottima, molto bella la scelta di usare Hitler come voce narrante, ma il finale ammazza il libro
L'idea alla base del libro è decisamente intrigante. Tra gli aspetti positivi del suo sviluppo emerge anche una critica all'attuale società tedesca, arricchita con alcuni interessanti spunti di riflessione. Il tutto in un contesto paradossale e piacevolmente ironico.
Perchè un giudizio così poco positivo, allora? Perchè la trama è veramente inconsistente e perchè il buono di questo libro potrebbe essere tranquillamente contenuto in un centinaio di pagine. Il resto è stato riempito con pseudo pensieri di Hitler, di una tediosità sovrumana, raccattati dalla lettura dei suoi scritti e buttati dentro alla rinfusa, giusto per riempire le altre 345 pagine con qualcosa.
Curioso romanzo con un finale aperto. Il tristemente celebre protagonista, in prima persona, racconta il suo inspiegabile arrivo nell'epoca moderna, mostrando un Hitler impacciato che cerca di raccapezzarsi nel quotidiano della Berlino del 2011, alle prese con "Internez" e la "follia" di quelle signore che raccolgono le deiezioni dei loro animali domestici, la dipendenza della tecnologia e la politica moderna.
Nonostante però queste situazioni comiche, che danno un'immagine molto umana del dittatore, fino a starci quasi simpatico (come accade a molti personaggi che hanno a che fare con lui), i suoi monologhi e la vicenda legata alla nonna della signorina Kromeier (la sua segretaria alla Flashlight) non ci fanno dimenticare la follia di un gerarca nazista che ha dato il via al massacro di milioni di persone. Insomma, ho trovato il tutto molto equilibrato.
Interessanti i commenti ai capitoli alla fine del libro.