"La vita reale non è utopia: è il suo opposto. Ma siccome è l'opposto dell'utopia, è anche utopica. E' piena di progetti che non si realizzeranno affatto. La vita reale è fatta di libri di diete, orari, agende, brochure di viaggio, riviste di arredamento d'interni. E' sempre speranzosa.
La vita reale, perciò, è come un sogno. Qualsiasi cosa ordinaria e banale [...] contiene il germe della trasfigurazione" (p. 280)
C'è una categoria di libri che io adoro particolarmente, che proprio mi entusiasmano: i libri per partire. Li chiamo così. Son quei libri che mentre li leggi parti letteralmente in mille direzioni. Ti partono le curiosità, i desideri, partiresti anche tu, fisicamente, per visitare luoghi o vedere anche solo un profilo di una strada. Sono quei libri che mentre ti tengono lì, ti spingono a andare oltre. Sono quei libri che mentre vai avanti torni indietro e ti appunti un titolo, un autore, oppure dal divano, di domenica, apri il catalogo della biblioteca per vedere se proprio quel titolo ce l'hai. Sono quei libri che ti spingono a legami che non sono lì dentro ma li trovi dentro di te, nelle tue esperienze.
Questo libro di Adam Thirlwell è così. Mi ha incuriosito oltre ogni limite, mi ha dato letture alternative di letture che avevo già fatto e che ora ho voglia di rifare. Mi ha lasciato in eredità il desiderio di approfondire mille cose. Ecco, per come sono fatta io, non posso chiedere di più a una lettura, non posso chiedere di più a un libro.
Leggere avendo costantemente il sorriso sulle labbra è un privilegio. Come è un privilegio sentire costante il solletico al cervello, sentire mettersi in moto la curiosità. Mi emozionano le emozioni, ma mi emoziona moltissimo l'intelligenza e qui ce n'è a pacchi.
Poi, per finire, mi ha confermato una cosa che ho sempre pensato. Proust era un grande umorista, chi lo pensa un palloso non ha capito niente e non se lo merita.
...ContinuaUno dei migliori testi letti in assoluto, io lo adoro ho riletto passaggi perché mi piacevano troppo, all'inizio sono rimasta un po' spaesata dalla struttura e dal modo di esporre poi me ne sono innamorata e l'ho trovato proprio adatto a me, non c'è nessuna pesantezza, è leggero e nello stesso tempo ti apre livelli di analisi molto profondi , testi che di solito paiono monumentali ed inaffrontabili , come l'Ulisse, ti paiono così vicini e leggibilissimi che ti chiedi perché diamine non farlo subito ....
Affrontare a questo modo l'analisi della letteratura è splendido e ti fa amare i testi presi in considerazione, ti avvicina ai suoi autori ....
Amo il modo degli inglesi di mischiare aneddoti e informazioni particolari, divertenti, a volte lubriche :-) con l'indagine "alta" su un testo e un autore, sembrano sciocchezze in più ma in realtà te lo fanno capire più a fondo ti danno un aggancio che ti ricollega a nozioni fondamentali .... questo gli studiosi italiani non lo sanno fare, son per lo più pesanti o sotto i loro testi senti espresso un più o meno velato giudizio morale e non ... non mi piace questo genere di approccio invece l'altro che ho trovato più soft in David Lodge e sfrenato e appassionato in Thirlwell lo adoro mi fa capire le cose, me le fa approfondire, mi si rivelano in maniera divertente a anche la sfaccettatura più "letterariamente intellettuale" te la trovi vicina ed empaticamente deliziosa ! :-)
Nota polemica:
Un testo così delizioso in una veste scadente... la Guanda incolla i suoi libri e li incolla male , sbavature di colla tra le pagine, che tristezza, , Guanda torna a rilegare con il filo rete come facevi una volta !!!!
Poi il cambio di titolo ... L'autore ne ha dato un altro che riteneva più adeguato : " Miss Herbert" e allora lasciamoglielo !!! La storia legata al titolo originale è così succosa! E l'unica motivazione valida per un cambio sarebbe stata se "Mademoiselle O" agli italiani risultasse più immediatamente comprensibile di Miss" Herbert" ( seguendo così i canoni di un certo tipo di traduzione...), ma ciò non è! Per comprendere entrambi i titoli bisogna in ogni caso leggere il testo..... non è che il titolo "Mademoiselle O" a noi italiani rimandi immediatamente a certe tematiche....
Note positive ulteriori:
Testi tutti tradotti ( come è giusto che sia, altra cosa che caratterizza gli studiosi inglesi ( quelli da me letti), quando prendono un testo straniero lo traducono nella lingua del lettore a cui si rivolgono, perché non danno nulla per scontato e vogliono far arrivare il concetto al loro lettore, a loro non importa di sembrare degli alti intellettuali che si rivolgono ad altri alti intellettuali che non hanno bisogno di traduzione ( come invece ancora una volta fanno molti italiani ( molti da me letti ) che nei loro saggi non traducono i testi in altre lingue, bravi stronzi !), vogliono veramente che il lettore capisca e si avvicini il più facilmente possibile alla materia trattata amandola .... e quindi paradossalmente un saggio in inglese tradotto in italiano e tutto tradotto nella nostra lingua invece un saggio italiano spesso riporta estratti in lingua straniera non tradotti !!!!!! :O
'Sto tipo, giuro, non gli avrei dato più un soldo bucato, allo scrittore intendo, dopo che avevo letto e recensito in questa sede "La fuga". Un nervoso mi aveva fatto venire. E invece, vai a sapere, questo testo è buono, molto buono. Parla di traduzioni e di scrittori e di stili e di scelte e nel mucchio degli autori scelti ce ne sono molti che mi piacciono. Ne parla con una cura e con un affetto che mi ha commosso. E' quella cosa che viene quando leggi un brano particolarmente toccante o compiuto. Ti commuovi. Il sentimento proprio di calore e fiducia. Le parole giuste che ti rendono forte. E l'analisi di Thirlwell non è mai pedante o pretenziosa o fasulla. Le cose che dice, come le dice, le dice bene maledizione.
...ContinuaPrima di iniziare a leggere quanto segue, dimenticatevi per un attimo quante stelline ho dato a questo libro. A prescindere dal fatto che possa essermi piaciuto o meno, è importante che vi renda edotti innanzitutto sulla sua funzione.
Per non farvela tanto lunga, direi che è la prova del nove per capire chi sa scrivere con cognizione di causa, e chi sa leggere.
Scorrendo le recensioni su “Mademoiselle O”(veramente poche a dire il vero), ho notato, con un certo divertimento, che quasi tutti i pareri negativi, a detta dei lettori, sono motivati dal fatto che questo non sia un romanzo. Dal fatto che sia noioso. Dal fatto che sia un’antologia di aneddoti (cosa vera solo in parte). Nessuno di coloro che l’ha giudicato deludente l’ha però definito con l’unica parola possibile: saggio.
E adesso, consentitemi una certa cattiveria. Se il lettore, anche qualora fosse stato tratto in inganno dal titolo, che tutto fa pensare tranne che a un saggio, non riesce ad accorgersi della natura del libro già dalla decima riga, e qualora se ne accorga ma non gli venga la parola, decida comunque di abbandonarlo perché noioso, beh, allora che posso dire! Che si limiti a leggere la Kinsella e Moccia.
Ecco perché ho parlato di prova del nove per i lettori.
Ma è anche una prova per gli autori.
Thirlwell, è sicuramente uno che ne sa. E su questo non v’è dubbio. Ma è soprattutto, cosa che traspare in tutte le pagine, un amante della letteratura. Della buona letteratura.
Mademoiselle O, è lungo quasi 500 pagine. Io, che sono una dilettante, cercherò di spiegarvi in quattro righe cos’è che Thirlwell si sforza di farci capire.
Partiamo da un esempio facile facile.
Tutti noi, sappiamo che dietro un film, c’è un lungo lavoro. Se poi si tratta di un gran film, c’è dietro un’opera d’arte congegnata nei minimi dettagli. Noi ovviamente, siamo solo i fruitori di un prodotto finito, le nostre impressioni sul film sono certe e forti e possiamo solo immaginare quanto lavoro ci sia voluto per riuscire a trasmettercele. E’ per questo che quando ci capita di vedere un backstage, o l’intervista al regista, spesso lo guardiamo con lo stesso interesse che abbiamo rivolto al film. Per rimirare l’arte nascosta dietro l’immagine. Per capire i “trucchi” di tanto splendore.
Thirlwell, fa la stessa cosa col romanzo. Ci racconta il backstage di titoli famosi e intramontabili. Ci spiega le intenzioni dello scrittore. E di quanto abbia penato per raggiungere un certo risultato.
Risultato, che Thirlwell chiama stile. Ma non inteso come composizione lessicale, ma come abito del romanzo. Non per niente lui stesso definisce lo stile come una “qualità di visione”. Da qui, l’ovvia conclusione che lo stile non sia soltanto il vestito con cui si confeziona la trama, ma diventi parte dei soggetti e sia allo stesso tempo anima del romanzo.
Ho parlato di ovvia conclusione. Ovvia mica tanto, se Thirlwell ci ha messo 500 pagine per riuscire a illustrarla. Ma sono 500 pagine indispensabili, anche se a prima vista possono sembrare confusionarie e caotiche.
Il giusto approccio a questo libro, è quello di pensare di ascoltare nell’auditorium della vostra città una lezione di e sulla letteratura, tenuta da uno studioso del settore. Una lezione di cui godere con spirito accademico. Evento, a cui farei partecipare, trascinandoli per i capelli se occorre, molti autori contemporanei, convinti ancora, e purtroppo aiutati dal consenso di molti lettori superficiali, che sia sufficiente sapere l’italiano e avere una buona trama per poter scrivere un libro che passi alla storia. Dietro un romanzo c’è molto altro.
Flaubert lo sapeva.
Gogol pure.
Cechov anche.
Balzac lo stesso.
Proust ugualmente.
Nabokov idem.
Tolstoj certamente.
Diderot altrettanto.
E come loro molti altri (ma comunque pochi rispetto alla quantità di scrittori esistenti).
Che poi è anche il motivo per cui i loro scritti, resistono all’evoluzione del tempo e dei costumi in qualità di classici, irrinunciabili e intramontabili. Una grande lezione, per chi la sa cogliere.
Intanto nella vita reale: ma i vegani pensano di conquistarsi un posto in Paradiso mangiando solo lattughine? Oppure S.Pietro prima di farli entrare, gli farà una lezione su quanto soffrono le mucche se non viene tolto loro il latte e sul perché possa essere considerato uno spreco buttarlo in nome di una dieta che non segue manco per niente la legge della Natura?
...ContinuaIl viaggio che proponiamo, è certamente per viaggiatori esperti, amanti delle vaste distese fredde e semidesertiche del Caucaso come dei bassifondi metropolitani.
Viaggiatori pronti a presentarsi senza preavviso a casa Guermantes; disponibili in qualsiasi momento ad aiutare in un trasloco da Dublino a Trieste e partire, poi la sera stessa, su di un piroscafo letterario che tagliando netta l'Europa li trasporti in Argentina o anche in Polonia.
Qui o là, potranno incontrare Alonso Quijano che li porterà, a cavallo di un ronzino, a Yonville, dove dovranno essere lesti a raccogliere in un bacile, le lacrime della moglie dell’ufficiale sanitario del luogo.
Il pacchetto prevede soggiorni a singhiozzo a Praga o in Galizia, con notti torbide a New York o Chicago come pure in Inghilterra: qui la puntualità è d’obbligo per poter assistere al fenomeno noto come “nascita di Tristram Shandy”o Effetto Sterne: il fenomeno che si ripete ormai raramente, dato l’esiguo numero annuale di viaggiatori capaci, richiede un equipaggiamento ad alto tasso di umorismo (inutili cartine e schemi, qui non serviranno).
Geograficamente posti Aldisopra e Aldisotto (con improvvisi e bruschi spostamenti a Est oppure a Ovest), gli Stati Esauditi della Letteratura sono facilmente raggiungibili.
L’agenzia potrà fornire biglietti adeguati per la partenza e traduzioni ingannevoli, per meglio godere della giocosità del viaggio.
Raccomandiamo le vaccinazioni necessarie: antiPathos(sina), nemoRomanticismo, sineRigidina.
Indispensabile un rifornimento extra di Ironia.
Il ritorno, non è in alcun modo garantito.
La bellezza dell’inganno (letterario): questo non è un romanzo. E’ un’avventura.
...Continua