Ho letto altri romanzi di Zafon trovandoli molto belli (L'ombra del vento e Il prigioniero del cielo).
Questo, invece, mi ha deluso.
La storia, del tutto inverosimile, vede Oscar, il protagonista 15enne, come una sorta di superman che da solo sconfigge mostri informi.
La scrittura è scorrevole però mi sono trovato più volte sul punto di abbandonare il libro.
Ho iniziato la lettura di quest’opera con una certa leggerezza d’animo perché sapevo già trattarsi
di un romanzo per ragazzi.
Alla fine posso confermare la cosa, ma credo anche ci sia molto di più.
Abbiamo una coppia di adolescenti (15 anni circa), un’ambientazione gotica, un mistero che affonda le radici nel passato, l’amore e la onnipresente protagonista nei lavori di Zafon, ossia la morte.
L’autore tratteggia in maniera esemplare i protagonisti di cui conosciamo pensieri, immaginiamo le reazioni e con i quali condividiamo felicità, speranze e dolore.
Senza addentrarmi nei dettagli della trama, direi che c’è un deciso richiamo al Frankenstein di Mary Shelley e, nel commovente finale, uno a Chiedi alla polvere di John Fante.
Quest’ultima similitudine conferisce al romanzo un deciso carattere di maturità che rende la lettura tranquillamente adatta anche ad un pubblico adulto.
Hai maledettamente ragione, caro Carlos: la morte lascia una marea di domande, ma nessuna risposta.
Altro capolavoro dell’autore spagnolo
Dopo la recente, triste scomparsa dello scrittore spagnolo, ho avvertito forte il richiamo di tornate tra le sue pagine, di respirare nuovamente le sue magiche atmosfere, e ho voluto farlo con il romanzo a cui lui, per sua ammissione, era più legato.
Devo ammettere che di questa storia ricordavo davvero poco, forse perché, negli anni, è stato più forte il mio interesse per la tetralogia de "Il cimitero dei libri dimenticati" e perché Marina resta pur sempre un'opera giovanile. Un romanzo che ho riscoperto in due settimane, leggendolo con la stessa fame della prima volta, presa da quella magia un po' delicata e un po' dannata (e in questo caso anche un po' mostruosa) che contraddistingue la penna di Zafòn. Ho viaggiato sicura delle emozioni con Óscar, Marina e Michail Kolvenik in una Barcellona, che come scrive Carlos nell'epilogo, non esiste più, le cui luci e strade vivono solo nel ricordo. Bellissimo e consigliato.
Le atmosfere, il ritmo narrativo e lo stile sono quelli della tetralogia de L'ombra del vento.
Potrebbe essere (essere stato, ormai, purtroppo) uno dei limiti di Zafon, non essere mai uscito da una certa cifra narrativa.
Ma, almeno per me, poco importa.
Adolescenziale, non adolescenziale, commerciale, non commerciale.
Io so che con Zafon le pagine scorrono a centinaia, intriga ed appassiona.
Poi non parliamo di Proust, ed è ovvio.
Ma chi se ne frega. Il lettore mica deve necessariamente soffrire, non lo ha ordinato nessun medico.
Forse non raggiunge le 5 stelle, ma un 7.5/8 ci sta tutto.
...ContinuaE' l'ennesimo libro che leggo di Zafon dopo essermi innamorata de L'ombra del vento. Considerato libro per ragazzi, solo perché mescola avventura e amore giovanile? Ma se è la cifra dello scrittore. Stavolta un po' prevedibile però (già la scelta del nome dottor Shelley faceva presagire la trama) comunque anche se acerbo anche stavolta Ruiz Zafon è l'erede del romanzo d'appendice!
...Continua