Ho dato 2 stellette e mezzo… il mio giudizio sta a metà… trovo la scrittura di Elsa Morante superba e la psicologia dei personaggi mai scontata. Eppure…. Eppure siam lettori, non giudici in una competizione letteraria e, più che di lentezza parlerei di immobilità (i personaggi rimangono inchiodati nelle loro posizioni, pur muovendosi). Quindi la mia difficoltà nel procedere, superata per rispetto della grande scrittrice (evviva La storia!)
...ContinuaElsa Morante è, per me, uno dei migliori scrittori di tutti i tempi, avendo scritto solo quattro romanzi, tre dei quali sono dei capolavori. Questo è il suo primo lavoro ed è anche uno di quei tre.
E' veramente incantevole questo romanzo della Morante. Un romanzo che pur scritto all'incirca a metà del secolo scorso sembra un romanzo ottocentesco. La storia di tre generazioni viste con gli occhi di Elisa , l'ultima nata , che racconta a partire da Cesira la nonna , per poi passare ad Anna la madre.. Ma è soprattutto Anna la principale protagonista del romanzo. Anna vive tutta la vita un amore assoluto per il cugino Edoardo e continua a viverla anche quando sarà costretta a sposare un altro." L'amore , nella Morante, è una passione sublime ma infetta ; è il vento che tutto travolge, ma è anche la pianta inseparabile dalla sua oscura e interrata radice sociale. L'amore nasce , vive, si nutre di condizionamento sociale"(Cesare Garboli). L'amore è il tema unico, assoluto e tutto ruota attorno. Il finale è degno di un romanzo del romanticismo, ma la "fissazione " di Anna per Edoardo e l'invenzione delle lettere fa intravedere dei temi nuovi (quasi un primo accenno a quegli squilibri mentali studiati dalla psicanalisi).
...ContinuaDi questo romanzo colpisce il titolo e l’incipit che proiettano il lettore in un racconto a metà tra realtà e sogno, tra verità e menzogna, quindi tra certezze e sortilegio. Elsa, con la voce della narratrice Elisa, ci racconta la terribile storia dei suoi genitori, destinati a non amarsi in vita, imprigionati in uno strano rapporto illusorio, simile a un gioco crudele, che congela i giocatori in un quadrato amoroso in cui ognuno ama e non è riamato. Edoardo non può amare nessuno se non se stesso; Rosaria ama Francesco, il padre di Elisa; Anna, madre di Elisa, ama il cugino Edoardo; Francesco ama Anna, sua moglie, che non lo può vedere.
La fonte di ogni disarmonia sembra essere il Cugino Edoardo, una specie di folletto, sempre a caccia di piaceri e di amore ma incapace di piaceri e di amore per cui sembra sentire solo per sottrazione e desiderare solo ciò che non ha: geloso, tirannico, crudele, volubile, bugiardo, ambiguo, infantile e candido. Il suo fascino è la fonte di ogni menzogna e sortilegio.
Edoardo ruba Rosaria a Francesco, forse geloso del sentimento dell’amico e fa sì che lui sposi invece la Cugina Anna, sostituendolo. Sia Anna che Francesco amano moltissimo Edoardo che, venerato da tutti, è impossibilitato ad amare altri che se stesso e forse invidia, a chi può, questa libertà di amare per cui scompagina e rovina gli amori altrui insinuandosi come un perfido folletto, una creatura ambigua e senza pace con cui è impossibile arrabbiarsi. Solo Rosaria lo riconosce per quello che è ma viene ugualmente sedotta dalla sua ricchezza (ma non dal suo fascino per cui il suo appare al lettore un peccato veniale). Il rapporto d’amore assoluto tra i due Cugini, così simili nell’aspetto, diventa una riscrittura del mito di Narciso in cui il Cugino diventa per Anna la propria Immagine riflessa e viceversa (significativo lo scambio dei vestiti). Nel rapporto d’amore tra i Cugini tutto c’è meno che l’Amore la cui parvenza è appunto il sortilegio. L’Amore, quello reale, starebbe nel rapporto con le persone vere: tra Anna e il marito, tra Anna e la figlia Elisa e tra Anna e Rosaria. La sua mancanza è anch’essa sortilegio: Anna stregata, riconosce l’amore di Francesco solo per un attimo e solo dopo la sua morte, nell’unico suo momento di lucidità, nella terribile scena delle ciabatte. Il romanzo dimostra, portando la dimostrazione fino alle estreme conseguenze, come l’Amore quando è un’idea e non si sporca diventando imperfetta realtà, resta un’irraggiungibile illusione. Perciò ha qualche connotazione infernale: come demoni sembrano i due Cugini eroi del romanzo: lui ambiguo, crudele, doppio, fascinoso, dispettoso come un eterno adolescente e lei altera, orgogliosa, arrogante, disposta al sacrificio come un’eterna vergine nella sua gelida purezza. L’Amore come idea, come Pensiero passa nel mondo portando illusione e rovina mentre la Carità negli umili panni della cortigiana Rosaria si veste di umanità e di compassione. E’ Rosaria la vera madre di Elisa, la narratrice. Bellissimo il finale in cui Elisa dice che a questo mondo ci sarà sempre un posto per l’innocenza e l’amicizia, fosse pure vestita con le umili spoglie di un gatto.
Iniziato per caso in un pomeriggio noioso, non sono più riuscita a lasciarlo, nonostante le sue quasi ottocento pagine. Tre le indiscusse protagoniste femminili di questo "romanzone": Cesira, Anna ed Elisa la narratrice; il tema centrale è l'amore, portato al limite dell'ossessione, ma vi è anche molta fierezza, desiderio di grandezza e di riscatto. Par di leggere un romanzo cavalleresco dell' 800, pur se scritto nel recente dopoguerra, con una scrittura vivida e impeccabile.
...Continua