Straordinario racconto dello scrittore tedesco di Il vaso di Pandora, non ha eguali per l'incredibile scrittura che lo caratterizza, bellissima e suggestiva e per l'argomento altamente erotico ma anche politico che lo contraddistingue. Non c'è nulla che possa essere paragonato e la difficoltà di commentarlo è dovuto anche alla complessità. Per chi ama le sfide.
...ContinuaWedekind usando come forma narrativa la trascrizione di un manoscritto da lui avuto da una vecchia signora, Helene Engel, prima della sua morte, immerge il lettore in una storia delicata, misteriosa e soprattutto onirica.
Una storia che narra di un parco delizioso ed immenso, nettamente separato da tutto il resto del mondo, dove all'interno di ville sono alloggiate delle fanciulle a cui è destinata un'educazione che esalta le espressioni più delicate del comportamento e del vivere. A loro è insegnata la danza, la musica, il canto, la lettura in un contesto ambientale di grande ordine e bellezza formale. Unico limite è il divieto di ogni possibile contatto con il mondo al di là della recinzione del parco. Tutto questo per formarle alla totale loro adeguatezza a quel mondo che non possono conoscere, ma che le introietterà alla fine dei lunghi anni di tirocinio nel parco, integrandole nei bisogni della società.
In realtà questa fiaba è soprattutto una grande metafora sul concetto di merce, di sua riproducibilità e sue possibilità di scambio. Per Wedeking, che ben conosceva i dettati del materialismo storico, le merci, in questa storia, non erano altro che la reificazione delle bambine che vivevano nel parco e il parco nulla di più dell'impresa capitalistica. Impresa che produce merci per soddisfare i bisogni ma che nello stesso tempo nega al produttore del bene (operaio/bambina) il perchè e per che cosa debba accettare questa condizione che finisce con alienarlo dalla stesso bene prodotto. Il lettore potrebbe considerare questa storia inattuale ma, forse, dovrebbe anche porsi il problema di come poter rappresentare oggi una "coscienza di classe" in un mondo di globale alienazione.
"Le fanciulle del parco non appartengono a una famiglia, men che mai a se stesse. Come i bambini 'esposti' della mitologia, sono promesse a una missione : non però eroica, di esseri unici. Al contrario, la loro educazione le affinerà alla permutazione senza fine, all'intercambiabile, cioè all'equivalenza - alla grande pratica occidentale della sostituzione, del distacco, dell'arbitrio. Diventeranno esseri algebrici ed erotici. Le fanciulle del parco sono una proprietà sociale, che la società sacrifica a se stessa" (dalla postfazione di Roberto Calasso, PP. 100-101)
...ContinuaLa scrittura di Wedekind in questo testo è estremamente rarefatta. Al termine della lettura ero incerta su cosa significasse quello che avevo appena finito di leggere. Poi ho ricordato le prime pagine e del sottotitolo che postumo (rispetto alla finzione letteraria) è stato attribuito: "L'educazione fisica delle fanciulle". Ecco credo che il centro sia proprio in quel "fisica" opposta a "spirituale". Un'educazione che non ha nessun interesse per la cultura (nè liberale, né mercantile, né lettere, né numeri), ma solo per il corpo (danzante, suonante, deambulante). Un corpo pronto per prostituirsi? Forse. Ma in senso lato ogni vendita è una prostituzione, quindi ogni formazione culturale in vista di un ritorno economico. La felicità, invece, nel periodo della formazione, che traspare nelle pagine del libro, non mi sembra siano una costante dei modelli educativi.
In conclusione la scrittura rarefatta ha messo in circolo nella mia mente pensieri pieni, sulla società e le sue istituzioni educative.
Troppo criptico per i miei gusti.