Pubblicato nel 1999 ‘Monsone’ riprende la saga della famiglia Courteney dalla seconda generazione, considerando sir Francis come capostipite.
Il figlio Henry, noto come Hal, è padre di quattro figli avuti da tre donne diverse ed è questo il germe narrativo che attraversa l’intero romanzo all’insegna del filo conduttore dei ‘fratelli coltelli’.
Una profonda rivalità divide il primogenito William dai fratelli minori, dove questi ultimi, subendo le conseguenze dei diritti ereditari di primogenitura, si proteggono a vicenda opponendo una salda complicità contro il fratello maggiore.
Ma l’adolescenza è un’età complessa e delicata. Le prime cotte, le personalità in formazione, le attitudini differenti finiscono con il dividere anche i fratelli minori, che peraltro vengono brutalmente divisi anche dalle avventure che la fantasia di Smith ha in serbo per loro.
L’autore non convince in più occasioni, innanzitutto perché i suoi personaggi per vie diverse sono tutti destinati a trasformarsi immancabilmente in protagonisti di primo piano che fanno la storia: un po’ come se nella stessa famiglia potessero nascere contemporaneamente Churchill, Stalin ed Eisenhower.
Poi lo stesso Hal Courteney, che dopo aver mostrato un acume brillante in diverse circostanze avverse, risulta decisamente patetico quando si mostra incapace di accettare che il figlio Guy non ha né la voglia né i talenti per diventare anch’egli un lupo di mare come il padre ed il nonno prima di lui.
Ma quello che conquista senza dubbi è lo spirito avventuroso per cui Smith è conosciuto come maestro indiscusso: l’oceano, l’Africa, le isole e i paesaggi fanno quasi sentire il loro profumo di natura incontaminata.
Le pagine scorrono veloci con quello stile inconfondibile e tremendamente essenziale che non lascia spazio alla dimensione introspettiva, se non limitatamente all’istinto e alle pulsioni umane più ancestrali.
La traduzione di Lidia Perria lo asseconda senza ombra di dubbio.
Smith si mostra ancora una volta sensibile al tema dello scontro religioso-culturale tra cristianesimo ed islam riprendendo questo conflitto nella sua narrazione, mentre tutti i personaggi minori finiscono separati nel suo manicheismo senza compromessi.
La trama e l’avventura la fanno da padrone ancora una volta su tutto il resto, lasciandoci in bocca il sapore del mare e del vento, oltre alla voglia di proseguire la saga.
Sentivo la mancanza di avventure stile piratesco e sono andata a rispolverare "vecchi" autori. Mi si passi l'aggettivo senza offesa. Ben scritto, con personaggi fortemente caratterizzati e trama credibile. Mi ha portato lontano, proprio come volevo.
...ContinuaCon questo romanzo di oltre 800 pagine Wilbur conferma la sua maestria nel genere avventura.
Il ciclo dei Courteney rimane una delle sue migliori saghe e la sua descrizione dell’Africa è una delle più affascinanti. Il seguito di “Uccelli da preda” è un mix di azione,avventura, amore con continui volpi di scena. Veramente godibile!!!
Romanzo molto avvincente! Come succede spesso Wilbur Smith ci porta in luoghi lontani ricchi di avventura. Monsone narra le vicende di una famiglia della nobiltà inglese e in particolare quelle di due dei tre figli. Personaggi e luoghi sono descritti a meraviglia e la lettura è più che piacevole.
...Continua