Molto ben scritto, ha proprietà di linguaggio senza pedanteria e buona capacità evocativa.
La trama è coinvolgente, ben costruita ed i personaggi risultano credibili e ben delineati.
Ero alla ricerca di un fantasy diverso, forse ho trovato un estimatore di Shakespeare (ha un'inclinazione per la tragedia che avvince anche se alla fine muoiono tutti...o così parrebbe) che ha coronato la mia ricerca.
Le pagine scorrono via trascinando il lettore nei gorghi della assurda complessità delle emozioni, delle aspirazioni, dei complotti, della follia; sullo sfondo di una guerra logorante e senza fine.
Proprio un bell'esordio! Procedo con i seguiti.
Le vite di tre fratelli, Mordraud, Dunwich e Gwern, si intrecciano con le trame, le battaglie e gli intrighi che caratterizzano la decennale guerra tra Cambira e Eldain.
Da una parte l’Impero con le sue Lance e i suoi Cantori dell’Arcana, dall’altra Eldain con i suoi ribelli disposti a tutti pur di resistere all’avanzata della macchina imperiale.
La sfondo è quello piuttosto classico di un medieval- fantasy che, personalmente, mi piace sempre molto.
Ho apprezzato moltissimo l’idea di sviluppare un sistema magico basato sul controllo del Flusso mediante l’uso del Canto e delle Risonanze.
Ben fatte anche le caratterizzazioni dei personaggi che, cosa insolita, mi son piaciuti quasi tutti (soprattutto il quartetto Mordraud, Adramant, Dunwich, Asaeld). Personaggi contorti, ingarbugliati, con dei forti chiaro scuri che li rendono vividi e interessanti.
Un libro fatto di sentimenti forti, di odio e dolore, di un destino che sembra portarti inevitabilmente dove vuole lui, della forza degli uomini che provano a costruirsi da soli. Un libro che ti attanaglia le viscere con le sue emozioni forti, che ti lascia senza fiato e che ti fa battere il cuore all’unisono con quello dei protagonisti.
Per il mio gusto personale avrei dato qualcosa in meno, e spiegherò più avanti il perché; ma Mordraud è oggettivamente un romanzo che prende una buona idea di base e ci costruisce sopra con cura, fatto ancora più notevole se lo paragoniamo alla media dei suoi colleghi autopubblicati.
La cosa più notevole in questo romanzo è un sistema magico che si basa sul canto, un'idea sviluppata bene e in modo non banale fin nei suoi dettagli. Anche l'ambientazione, pur non essendo di per sé molto originale, è curata e risulta perciò verosimile e vivida. Il ritmo complessivo della lettura risente di una prima parte lenta e a tratti confusionaria, in cui tramite flashback si pongono le basi di quelli che saranno i caratteri dei protagonisti partendo addirittura dalla storia d'amore dei genitori e indugiando IMO più del necessario nel periodo della loro infanzia; una volta che la trama finalmente decolla, però, la lettura diventa molto più spedita.
Per quel che riguarda i personaggi, un merito di Scalini è sicuramente l'impegno che mette nello sfaccettarli in modo che non ci sia un "cattivo" o un "buono", ma semplicemente diverse persone con ambizioni diverse e vissuti diversi che li pongono giocoforza in conflitto gli uni contro gli altri; il personaggio che mi è piaciuto di più è quello di Dunwich, spesso ambiguo e per questo particolarmente accattivante, mentre la nota dolente del romanzo è IMO proprio il protagonista, Mordraud.
Trovo che con lui Scalini non sia riuscito a fare il buon lavoro che ha fatto con Dunwich, forse proprio perché si tratta del protagonista, nel lasciargli quella piccola libertà di manovra che rende un personaggio una "persona": mentre Dunwich nel bene e nel male sceglie di diventare quello che è, e mostra dei tratti caratteriali anche conflittuali tra loro che lo rendono così umano, ho avuto invece la sensazione che Mordraud fosse infilato a forza in un percorso di cinismo e dolore, una strada per lui obbligata e che per questo in un certo senso gli toglie profondità. La storia, compresi diversi personaggi secondari, sembra costruita appositamente per far soffrire Mordraud quanto più possibile, per costringerlo a diventare quello che è - ovvero un personaggio definito da pochissimi tratti caratteriali che si rafforzano l'un l'altro, l'angst sopra tutti. Mi ha ricordato per molti versi Guts di Berserk, un altro personaggio che mi sta antipatico a pelle per tutta la faccenda del "tormentato dalla sorte e perciò meritevole della compassione/ammirazione del lettore".
Strettamente connesso a questo problema c'è anche quello delle donne nel frigorifero. Le donne in Mordraud, quando ci sono (e sono in forte minoranza rispetto agli uomini), sembrano avere l'unico scopo di far procedere gli archi narrativi degli uomini in scena: così la madre dei tre protagonisti, che dopo aver dato alla luce i tre fratelli serve come vittima del padre e come casus belli tra lui e Mordraud, sorte che la condurrà in conclusione alla tomba; così la ragazza di cui Dunwich si infatua, che (se non vado errata) diventa un focolare di rivalità tra lui e il suo nemico prima di venire accantonata dalle scene; così Deanna, a mio parere la meglio sviluppata delle tre ma comunque un personaggio il cui ruolo nella storia è fortemente influenzato dall'essere la "moglie di", il desiderio proibito che si mette in mezzo nei rapporti tra due uomini, un personaggio che - manco a dirlo - una volta esaurita la sua utilità tira anche lei il calzino. Ed è un peccato che Scalini abbia voluto mettere la storia sostanzialmente nelle mani degli uomini, perché come ho spiegato sopra secondo me le capacità per creare dei personaggi solidi e interessanti le ha.
Complessivamente bello e di facile lettura. Belle le caratterizzazioni e sorprendenti i colpi di scena, purtroppo sono tanti gli "interventi" dello scrittore che guidano i passi dei nostri protagonisti che sembrano su binari. A dispetto di ciò, sono molto curioso di leggere il prossimo libro.
...ContinuaAutore esordiente, autopubblicato, libro senza editing. Sembra il trailer di una tragedia, uno di quei disastri annunciati che ti fanno alzare gli occhi al cielo chiedendoti dove andremo a finire.
A fine lettura, direi che finiremmo in un posto non tanto male.
E se non escono i seguiti perchè la gente non l'ha letto... non mi sorprenderei, perchè la mia fiducia nel buon gusto è molto labile.
Mi è piaciuto: c'è azione, guerra, violenza, introspezione psicologica, intrighi politici, personaggi interessanti, un sistema magico fichissimo, misteri e un'ambientazione complessa. È una di quelle storie dove ti affezioni ai personaggi al punto che vorresti vederli risolvere le loro dispute seduti ad un tavolo, e al diavolo se è anticlimatico: almeno non si fa male nessuno.
È uno di quei libri che ti prende a tradimento: cominci cauto, continui perplesso, ti compiaci che hai davvero tra le mani un bel libro... e poi, nonostante fossi felice in primo luogo per l'ambientazione cattiva e dark, inizia a sperare che lo sia un po' meno. Che finisca a fiorellini e arcobaleni.
Signor Scalini, lei è riuscito a portare a galla la mia vena sanguinaria e la mia vena sentimentale contemporaneamente.
Ma andiamo avanti. Non è che non ci siano difetti: il libro non è stato editato e si sente. Ci sono errori (tipo un 'quel insulso' e un 'non gli sembrava una buona idea' pensato da una donna) che in genere mi fanno salire la bile, ma qui mi hanno fatto pensare 'un editor avrebbe fatto comodo', e il ritmo della prima parte non mi è piaciuto.
Mi spiego: ci viene presentato un gruppo di personaggi. Scopriamo i loro nomi, vediamo la loro vita, ci danno dettagli su loro stessi e sul loro mondo.
Bene, penso, la storia la vivo con loro. Invece no: dopo essere stata sulla scena abbastanza a lungo da sentirmi a mio agio e interessata, si parte col flashback.
Benissimo. Non è un problema: non è certo la prima volta che c'è una cosa simile.
Ma c'è un ma: il 'secondo inizio' è molto prima. Così prima che siamo a come si sono conosciuti i genitori dei protagonisti, Varno ed Eglade.
La storia è un classico: fanno parte di due popoli che si odiano, lui umano e lei aelian (più o meno un'elfa). Lui viene ferito gravemente, lei lo cura. Si innamorano, come da copione, e come da copione fuggono insieme. Il non indifferente dettaglio è che vediamo la storia sorpassare il lieto fine e divenire tragedia: le differenze tra le due razze pesano su Varno, che vede il tempo passare su di sé ma non sulla moglie. Lui invecchia, lei no. Lei è più bella di lui, lei è più intelligente di lui. In qualunque ambito, lei è migliore di lui.
Le cose peggiorano con la nascita dei figli: bambini strani, che crescono lentamente e più intelligenti dei coetanei. E Varno si sente sempre più escluso in una famiglia che non comprende, sul confine tra due mondi, uno che preclude l'altro.
Se Dunwich, il primogenito, abbandona la casa abbastanza presto per poter studiare nel regno di Cambria, al secondogenito Mordraud spetta proteggere la madre e il fratellino Gwern da un padre sempre più violento.
È una storia drammatica, triste, crudele, che getta le basi per l'evoluzione psicologica dei personaggi, per le scelte che faranno.
Quindi dove sta il problema?
Il problema è che è lunga: anche Varno ed Eglade non sono la storia e quando arrivi all'infanzia dei tre fratelli tu, lettore, sei al terzo inizio e stai cominciando a chiederti dove diavolo stiamo andando a parare perchè non si arriva mai.
Ho quasi esultato quando Mordraud ha dato fuoco alla vecchia casa perchè almeno si schiodavano da lì.
Vedo la concatenazione degli eventi (la violenza di Varno spiega i problemi di Mordraud; i problemi nel matrimonio spiegano la caduta nell'abisso di Varno; come si sono incontrati Varno ed Eglade spiega perchè si sono sposati in primo luogo... dove tagli, senza appiattire uno dei personaggi?), ma resta al limite dell'esasperante.
Tra l'altro all'inizio ho fatto una confusione pazzesca perchè siamo in un mondo in guerra: il regno di Cambria da un lato e i ribelli di Eldain dall'altro, per cui quando all'inizio mi sono trovata di fronte ad un scaramuccia tra gli umani e gli aelian non riuscivo a capire di che cosa si stesse parlando (spoiler: prima c'erano gli aelian, poi è successo un casino che nessuno ricorda e gli uomini hanno 'ereditato' la terra; gli aelian se la sono legata al dito - ammazzano ogni umano che incrociano - mentre gli umani non hanno memoria di questi eventi). Ero convinta che la guerra fosse tra aelian e umani.
Ma adesso basta parlare dei difetti e passiamo ai lato positivi.
Non dico niente della trama, fidatevi che è interessante. Da un certo punto di vista è una saga familiare, in cui i rapporti che legano i tre fratelli si intersecano con la situazione politica del mondo in cui vivono: messi su fronti opposti, la guerra è un modo per dare sfogo al risentimento che covano, l'opportunità di regolare i conti. Se parteggiare per uno degli schieramenti è fin troppo facile (tutti tendiamo a tifare per gli eroici ribelli) è meno facile parteggiare per la vendetta personale di Mordraud. Capirlo è facile, immedesimarsi non tanto, sapendo che Dunwich non ha colpa per le violenze subite dalla famiglia mentre non c'era.
Questo non è un difetto ma la conseguenza di avere personaggi sfaccettati ed approfonditi su entrambi gli schieramenti: non ci sono un bene ed un male definiti, niente è bianco o nero. Anche se non mi piace Cambria in linea generale, ci sono personaggi buoni - o 'semplicemente' interessanti - che vivono e combattono lì. Ci sono personaggi terziari, o di sfondo, così delineati da coglierti di sorpresa quando capisci che non diventeranno membri fissi del cast, e che danno la netta impressione di essere a vivere un'altra storia, non destinati a svanire nel momento in cui non sono più in scena.
Poi vabbè, ci sono anche quelli che detesti con tutta l'anima (ciao, Deanna) pur capendo perchè sono come sono e fanno ciò che fanno...
Il sistema magico è interessantissimo: qui le magie si fanno tramite canzoni, e i cori possono essere delle vere e proprie armi di distruzione di massa. La cosa può sembrare stupida, ma nel libro funziona molto bene (in più mi ha ricordato Tales of the Abyss, e apprezzo qualsiasi cosa mi ricordi Tales of the Abyss) e fa capire perche i maghi non sono dio: non è facile tirare fuori una canzone perfetta nel mezzo di una battaglia, figurarsi farlo fare ad una decina di persone contemporaneamente - e se ne ammazzano una l'incantesimo non solo fallisce, ma ti esplode in faccia. Questi limiti sensati e precisi rendono la magia ancora più interessante perchè scopri come i personaggi si organizzano per aggirarli, rendono equilibrato lo scontro. E dopo aver letto decine sistemi magici che non stanno né in cielo né in terra pur di rendere il protagonista il miglior Gary Stu (o la miglior Mary Sue) del mondo, trovarne uno con regole che non si infrangono è rilassante... e più divertente di quelli dove la magia è un deus ex machina che ti chiedi perchè non la usano sempre.
In più c'è anche tutta la storia del Flusso, e di come si manifesti in modo anomalo in Mordraud e Gwern, da scoprire nel secondo libro.
Non posso dire nulla sulle battaglie: non so se siano realistiche o meno, e non sono portata alla strategia (nei videogiochi la mia tattica base è "avanti a testa bassa, e statisticamente prima o poi toccherà a me vincere"), però mi hanno coinvolta e non mi sono sembrare idiozie.
In definitiva: leggetelo. Ci sono dei personaggi notevoli, una bella storia, una bella ambientazione, un bel sistema magico. Un paio di svolte prevedibili, ma niente che pregiudichi la lettura.
...Continua