Regalato a Thalita per l'iniziativa "Ti regalo un libro che non mi è piaciuto" (ottobre 2014)
Dopo David Lynch, Tim Burton è sicuramente il mio regista preferito. Ora posso dire di amarlo anche in veste di scrittore, che ha saputo trasportare la ''malinconia'' dei suoi film all'interno di un libro. I vari racconti racchiusi all'interno di esso (precisamente 23) sono tanto inquietanti quanto estremamente geniali, popolati da personaggi singolari, perlopiù bambini fragili rinchiusi nella gabbia della loro solitudine, sempre sul punto di essere annientati dalle azioni degli adulti.
...ContinuaRicordo quando fu pubblicato e il mito attorno a Burton che c'era in quel momento. Avrebbe potuto pubblicare anche gli scontrini fiscali delle sue cene in giro...
Ma qui non ci sono solo le storie, che... Quelle belle sono finite nei film. A parte quelle che superano le tre pagine. La cosa che salvo sono i disegni, fumetti di un immaginario altro, tetro e sognante. Brutto e bello. Fantastico e curioso. Qualcosa di queste immagini si vede anche nei suoi film. Ecco quel tratto caratteristico delle visioni di Tim Burton direi che va al di là del tempo.
Si tratta di una raccolta di brevi, a volte brevissime filastrocche, scritte e deliziosamente illustrate dallo stesso Burton.
Ciascuna ha come protagonista un assurdo personaggio, sempre troppo inquietante per essere definito "buffo".
In una galleria conturbante e delicata, simile a quelle che abbiamo imparato ad apprezzare nel cinema d'animazione dell'autore, ci vengono presentati la bambina voo-doo, quella dai molti occhi o quella che fissava. Oppure il bambino supermacchia, l'orrendo bambino pinguino o quello con gli spilli negli occhi.
Come nelle filastrocche e canzonette tradizionali per bambini (si pensi a "la formicuzza/dal grande dolore/prese uno spillino/ e se lo mise in cuore"), questi quadretti sono spesso crudeli e dolorosi, pur restando sempre lievissimi nel tocco.
Rispetto a quelle filastrocche e canzonette, questi quadretti presentano però un immaginario aggiornato (urbano, contemporaneo e ovviamente gotico), e una componente psicanalitica, tipica di ogni fiaba, spesso portata in superficie e resa esplicita, anche se solo per gioco. E' il caso ad esempio del papà che mangia il figlio-ostrica per recuperare il vigore sessuale.
Buona l'idea di lasciare briglia sciolta, nella traduzione, a Nico Orengo, la cui libertà arriva a volte fino alla riscrittura. Ottima però quella di pubblicare, in appendice, tutti i testi originali, francamente inarrivati nel loro cantilenare in modo fintamente naif.
...ContinuaE' difficile recensire questo libricino. Si tratta di brevi poesie che parlano di diversi personaggi, ognuna accompagnata da illustrazioni in cui è impossibile non riconoscere la mano di Tim. Sono poesie particolari, non apprezzabili da tutti. Ma Tim Burton è così: o lo odi o lo ami. Non penso sia una lettura imperdibile, anzi, mi ha un po' delusa. Trovo più che altro che possa essere un "must" da tenere nella libreria per chi, come me, è un grande fan dell'autore.
...Continua