Di sedici racconti: 3 più no che sì, 4 mmm, 5 sì, e 4 sì, sì!
In generale, direi che questa antologia sia meno interessante della precedente, anche se le sono grata per la scoperta di Paul Collins, A.M. Homes, Jonathan Ames, Judy Budnitz e Kerrie Kvashay-Boyle (di cui mai ricorderò il nome, e per questo lo scrivo qui).
Servono a questo, no, le raccolte di racconti di autori vari? A farci scoprire qualcuno di interessante.
Nel 2004 minimum fax aveva già pubblicato una raccolta del meglio dei racconti usciti su McSweeney's, la creatura letteraria di Dave Eggers. Quell'antologia non era particolarmente memorabile, ed è passata pressoché dimenticata nella mia coda di lettura (certo, c'era Vollmann che non era affatto male, ma nel complesso era troppo programmaticamente provocatoria per essere anche bella). Questo secondo volume risulta invece decisamente più articolato, piacevole e interessante.
I racconti contenuto in Non vogliamo male a nessuno si possono dividere in due tipi (facciamo tre, dai): quelli che raccontano il malessere di qualche trentenne americano più o meno in carriera e quelli che tirano troppo la corda dell'improbabilità stilistica. E poi ci sono tutti gli altri. I racconti che rientrano nelle prime due categorie - per fortuna sono pochi - sono per lo più dimenticabili, concentrati come sono nell'ispezione accurata dell'ombelico dei rispettivi autori. Negli altri ci sono invece storie sorprendenti, curiose, importanti.
Tra tutti segnalo Appunti da un bunker lungo la Highway 8, di Gabe Hudson, un racconto in diretta dalla prima guerra del golfo; Una corda a tre capi, di Nathaniel Minton, una storia di disavventure familiari nel deserto, con trigonometria; Santa Chola, di Kerrie Kvashay-Boyle che narra come meglio non si potrebbe del crescere diversi, in Occidente.
La scelta di un racconto migliore è davvero difficile, vista la qualità letteraria dell'antologia che nel complesso s'è rivelata un'ottima lettura.
http://iguanajo.blogspot.com/2012/01/letture-non-vogliamo-male-nessuno-una.html
...Continuastavo pensando all'unione delle due lettere AV. io ce l'ho un po' con AV (sì, certo anche nel senso di Alta Velocita', ma non è questa la sede) perchè mi ha un po' stancato.
che questi Autori Vari sono veramente vari, ma avari di continuum. mi spiego: le raccolte di racconti di Autori Vari sono notoriamente una cosa da altalena. ci sono momenti in cui stai per spiccare il volo e in quei momenti preghi che le catene a cui le mani si reggono si stacchino dai bulloni delle viti solo per volare un po' e chissenefrega se poi ti fai male. l'importante è il volo, no?
e poi ci sono le soste, quando le spinte finiscono e le dita fanno male e il vento si è alzato ed è ora di fare da mangiare e nel giro di mezzora l'autunno ha preparato la coperta per l'inverno e pure la camomilla. il problema è che a me le soste, quelle soste piacciono, perchè non sei più tu a dare movimento al cielo, ma è lui a riappropriarsi del suo motore naturale.
ma non sempre quelle soste nei racconti di Autori Vari sono degne di nota. passano e basta. è un po' come se il cielo si facesse i fatti suoi o si mettesse il cappotto di nebbia e dicesse "pensaci tu a disegnarmi e a darmi la fantasia" e tu non c'hai tutta sta voglia di fare il lavoro per lui.
ecco.
questa raccolta è così. piena di soste con la nebbia. con le goccioline che si depositano sulle braccia scoperte a metà e che ti fanno il solletico che è da quando avevi 3 giorni che non sopporti.
ma non è quello il vero problema. il vero problema è che le catene dell'altalena sono arrugginite e le viti non fanno il gioco che dovrebbero fare. e invece di andare su su su vai solo su. e ok il cielo è bello dondolante anche quando vai su e basta e non su su su.
però però però.
e ti viene da pensare che meno male che c'è la Homes, ma un altro racconto crudo in sto periodo, non ce la fai. bello anzi molto bello ma "no grazie".
e la Budnitz la vorresti ancora sposare anche solo per fissarla mentre scrive al computer (quando si dice fare stalking legittimati da un contratto:))
e Brockmeier è proprio una bella scoperta, che lì hai pure avuto la sensazione che nelle catene dell'altalena un buon uomo abbia passato una mano d'olio ed è la stessa cosa che hai pensato con Ames.
ma la ruggine ha un odore che l'olio non copre e ti manca di vedere le cose da lassù lassù lassù.
e insomma McSweeney's rimane una fucina da seguire, Eggers rimane il coglione di sempre e 2.5/3 stelline rimane il voto da dare a una raccolta comunque pregevole quando non ci sono molti cavalli da tiro o meglio quando quei pochi cavalli da tiro nella loro corsa non ti regalano l'idea di quanto sia sublime anche solo guardarli correre.
...ContinuaSorpresa: un'antologia perfettamente miscelata, variopinta e variegata, piena di sorprese. Non tutti i racconti sono ottimi (in quello di Lethem personalmente non ci ho capito un cazzo, ma sicuramente lettori più arguti di me ridacchieranno), e forse nessuno è davvero eccelso, ma tutti incuriosiscono e interessano, e molti spingono a voler leggere di più dei loro autori (Bissell! Gold! Collins!). Il che non è mica poco.
Caso rarissimo di antologia che è anche meglio della somma delle sue parti. Ne voglio ancora.
http://www.mcsweeneys.net/
Questa raccolta ci ricorda, tra alti e bassi ma sempre brillantemente, come si possa fare letteratura sperimentando (e rischiando) e al tempo stesso essere leggibili e godibili senza ombra di snobismo.