Un libro che, attraverso tante piccole storie, racconta la Storia del nostro paese, con uno stile che però mai è didascalico. Accade forse proprio per il ricorso a formule narrative come quella del diario e dell'intervista che sono scelte per ricavare di che narrare, e che permettono di ottenere in una forma molto vera ed empatica, nonostante le durezze e gli spigoli di queste altre vite.
Quello che però mi ha colpito di più è il fatto che l'autore sembra servirsi di queste stesse storie per guardare con più lucidità al proprio passato, analizzarlo, analizzarli. Rivelando un'insospettabile affinità nelle nostre esistenze che sembrano sempre così distanti tra di loro, e che più spesso di quel che pensiamo condividono pesi e pensieri.
e questo risvolto arrende alla lettura ancora più emozionante e capace di arricchire chi sceglie questo libro.
Il libro di Paolo Di Stefano è composto da 17 storie, di circa 15/20 pagine ciascuna. Sono il resoconto di interviste, letture di diari (Pieve di Santo Stefano), cronache giornalistiche, drammi familiari, che Di Stefano rinarra con umanità e precisione documentata. Ne risulta un’Italia inesplicabile, con tutte le sue bellezze e bruttezze. Ad esempio, fra le vicende narrate, c’è quella di Emanuele Scieri, morto nell’agosto del 1999 nella caserma dei paracadutisti Gamerra di Pisa. Caduto da una torre di esercitazione, di notte. Una vicenda in cui l’unico non responsabile della caduta sembra essere stato proprio lui Emanuele. Eppure è stato archiviato come suicidio. Il caso è stato riaperto ultimamente, ma orami anche il padre di Emanuele è morto. Solita triste desolante vicenda. Di Stefano è molto bravo nel narrare storie di marginale dimenticanza, importanti per ricostruire un vero profilo della nostra cara Italia; quella che esiste dietro le storture e che necessita di memoria continuamente ravvivata.
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