Qui invece facciamo un salto di lato. Nel 7° episodio dei Courtney, c’è un incontro tra loro ed i Ballantyne, l’altra serie maggiore del nostro. Allora, prima di proseguire con la serie maggiore, ho preferito allineare le due serie, cominciano quindi con questo che è il 1° episodio della serie minore, ambientato intorno al 1860, e che ci porta ai primi insediamenti dei bianchi nella futura Rhodesia. Che poi si separò in Rhodesia del Nord, ora Zambia, e Rhodesia del Sud, ora Zimbabwe. Dico futura, che Cecil Rhodes, da cui il territorio prese il nome, colonizzò la regione solo nel 1888, e qui siamo una ventina di anni prima. Il tentativo di Smith qui è di risalire alle origini della sua terra natale, imbastendo una storia che, pur ricalcando i suoi classici temi, tenta di dare un’ascendente aulico o significativo ai personaggi. I personaggi centrali, infatti, sono due fratelli, anzi fratello e sorella: Zouga e Robin Ballantyne. Figli dello starno personaggio che traspare dalle loro memorie, Fuller, e di Helen Muffat. Helen, a sua volta, sarebbe figlia di Robert Muffat, personaggio realmente esistito in quelle zone, noto come esploratore e predicatore, ma soprattutto perché una delle sue figlie, Mary, andrà in sposa al famoso dottor David Livingstone (“Doctor Livingstone, I suppose!”, e non dico altro, che i cultori sanno già tutto, ed i neofiti andranno a spulciare Wikipedia per aggiornarsi). Ma se la parte nonno – Mary è reale, il resto è la fiction di Smith. Che al solito si incammina lungo i suoi soliti binari narrativi: viaggio dall’Inghilterra dei fratelli Ballantyne alla ricerca del padre scomparso, viaggio imprudentemente intrapreso sulla nave di tal Mungo St. John in odore di essersi arricchito come negriero. Abbordaggio da parte della marina inglese capitanata da Clinton Codrington, integerrimo marinaio che da anni cerca di stroncare la tratta dei negri tra l’Africa e l’America. Mungo è affascinante, ma subdolo. Robin ne è presa e respinta, innamorata e vuole redimerlo. Clinton, invece, è innamorato di lei e vuole coinvolgerla nella sua lotta anti-schiavista. Ma alla fine, arrivati a Cape Town, i fratelli partono verso l’interno con una discreta messe di guerrieri, portatori ed altro. Mentre Mungo continua i suoi traffici, più o meno loschi, ed il capitano Codrington prosegue la sua opera di bonifica nell’Oceano Indiano tra il Mozambico e Madagascar. Qui si apre una lunga parentesi sulla vita della colonna capitanata da Zouga, dalle sue cacce agli elefanti, dove Smith, con maestria, anche se a me non piace né da piacere, descrive le cacce, l’uccisione dei pachidermi per procurarsi l’avorio delle zanne. Ben presto Zouga entra in conflitto con la sorella, che avrebbe un approccio più umanitario (non a caso è figlia di un missionario ed educata nelle dottrine cristiane). I due troveranno anche il padre, ormai ridotto una larva umana. Ma Robin, che è laureata in medicina, si ferma per curarlo, assisterlo, ed essere presente alla sua morte (che avviene il 17 ottobre 1860, ed è importante ricordare la data), Zouga continua le sue scorribande. Perché vuole arrivare alle terre dell’oro e dei diamanti. Ma per far questo deve entrare nel territorio dell’impero di Monomotapa, grande condottiero africano del 1400 (circa). Dopo tutta una serie di avventure e di lotte, che lascio a voi il piacere di leggere, Zouga entra finalmente in contatto con l’attuale imperatore locale, Mzilikazi. Anche questo è un personaggio storico, secondo Livingstone il più grande capo Zulu, dopo Shaka. Il rapporto tra Zouga e Mzilikazi si rivela subito di alto livello, che in quelle terre passò lasciando segni positivi nonno Robert Muffat. Ma Robin intanto si era staccata con una parte della carovana, aveva trovata la traccia delle scorribande negriere, ma gli arabi (che erano i conduttori sulla terra della tratta) la scovano e la imprigionano. Vogliono venderla schiava, ma a questo punto rispunta fuori Mungo che la salva a sua volta, pur rinchiudendola nella sua nave senza possibilità di uscita o di fuga. Robin riesce comunque a far pervenire una richiesta d’aiuto a Clinton, che lascia tutto e tutti (tanto che finirà radiato dalla marina) per andare a salvarla. Tra l’altro, la richiesta di Robin viene verso pagina 120-130 e Clinton lo ritroviamo in suo aiuto circa 200 pagine dopo. Che fatica seguirti, caro Smith. Alla fine dei giochi troviamo l’inizio della futura lotta tra Robin e Zouga. Robin decide di sposare Clinton, e di rimanere in Africa come dottoressa e missionaria. Zouga, ricco di avorio e di oro, farà un breve ritorno in Inghilterra, prima di intraprendere la colonizzazione del territorio (cosa che credo vedremo nei prossimi volumi). Due ultime considerazioni: nello scoprire il territorio di Monomotapa, Zouga trafuga una statua in pietra ollare di un falco, dando inizio all’avverarsi della profezia di uno stregone locale, dove la scomparsa della statua darà inizio alla decadenza del territorio dei “karanga” (una tribù del ramo zulu, che ora consiste nell’85% dell’attuale popolazione dello Zimbabwe). L’altra è relativa alla data della morte di Fuller Ballantyne. Che ci fa collocare tutta la storia intorno all’anno 1860. Nelle acque intorno all’attuale Sudafrica, erano gli anni dei grandi attriti tra le flotte americane e quelle delle varie Compagnie delle Indie, sia inglesi che olandesi. Lotta esemplificata dalla guerra tra Mungo e Clinton. Lotta che appunto avrà la sua svolta proprio nel 1860, anno in cui il presidente Lincoln si pronuncia per l’abolizione della schiavitù. Pronunciamento che scatenerà la guerra civile americana, ma che, soprattutto, toglierà la copertura degli Stati Uniti alle attività dei negrieri alla Mungo. Un libro altalenante nella scrittura, che risente del fatto che per tutti gli anni Settanta Smith cerca la fortuna scrivendo romanzi d’avventura senza un filone preciso, e che, avendo deciso invece che il seriale gli dà più gloria (o più soldi), riprende lo schema abituale delle sue storie: famiglie che entrano nei territori africani (per mare o per terra) e che sono dilaniate al loro interno. Gemelli nel caso dei Courtney, fratello e sorella qui tra i Ballantyne. Vedremo come prosegue, anche se sono sempre meno convinto.
...ContinuaHo letto moltissimi romanzi di Wilbur, è uno dei miei autori preferiti e amo profondamente la saga dei Courtney. Sean Courtney è da sempre uno dei miei personaggi preferiti tra le centinaia di romanzi che ho letto nella mia vita.
Ma questo primo capitolo della saga dei Ballantyne l'ho trovato di una noia mortale.
Per la prima volta ho fatto fatica a terminare un suo romanzo. Di solito quando mi imbarco in una nuova avventura con Wilbur, non riesco a staccarmi dalle sue parole, dai suoi personaggi, voglio sapere cosa succede, come andrà a finire.
Ma in questo caso non ho apprezzato nessuno dei due fratelli Ballantyne. Personaggi opachi e senza spessore, se confrontati con Centaine o Sean Courtney, o con tutti i personaggi di Monsone.
Peccato.
Più 3 stelline e mezzo che 4.
1860. Robyn e Zouga Ballantyne partono per l'Africa alla ricerca del padre missionario scomparso da tempo. In realtà, l'intenzione vera di Zouga è la caccia agli elefanti e la ricerca della città perduta di Monomotapa mentre la sorella, fervente credente in Dio, è contro il commercio di schiavi e prova a combatterla. Dopo il lungo viaggio via mare, prima, a loro insaputa, su una nave che commercia schiavi, guidata da Mungo St John, poi accompagnati da una nave dell'ammiraglia inglese, capitanata da Clinton Codrington, arrivano in Africa. La ricerca sarà durissima e ben presto il disaccordo tra i fratelli li porterà a prendere ognuno la propria strada. Diviso in tre "momenti", mare - terra - mare, l'ambientazione marittima prevale sulla terrestre: inseguimenti, scontri a colpi di cannone, coltelli e parole, ravvivano meglio queste due fasi del racconto rispetto alla lunga marcia cui Smith costringe i suoi personaggi anche se, pure in questa parte, non manca l'adrenalina della caccia e le varie teorie che al tempo permettevano a queste carovane di avventurieri di sopravvivere in questa terra così ostile. Da perfetto narratore, Smith regalerà il finale a Mungo St John e Clinton Codrington, per un'epica battaglia navale.
Noioso...3 stelline perchè alcuni lo trovano carino ma dato che non è il mio genere non posso giudicare obbiettivamente.
"Quando vola il falco" è il romanzo che apre il "Ciclo dei Ballantyne".
Si tratta di un romanzo di pura avventura, di esplorazione e di indagine famigliare. Niente di più, niente di meno. Bello.
La saga formata dai sequel "Stirpe di uomini", "Gli angeli piangono" e "La notte del leopardo" ha fondamentalmente come oggetto lo sfruttamento minerario del Sudafrica e le lotte territoriali tra i possidenti bianchi appena giunti e gli indigeni che da secoli prima di loro calpestavano quelle terre.
Voto al libro: 4/5
Voto alla saga: 3/5
[Nota: L'autentica dote che Wilbur Smith possiede è quella della narrazione fluente. Leggere un suo romanzo procura piacere, assorbe, fa volare il tempo. Sui contenuti si può discutere, ma la fama di maestro dell'avventura è meritata.]