Ho scoperto che ci si può commuovere e piangere anche leggendo un libro. Bellissimo!!!
Un romanzo splendido e atroce, che ho impiegato molto a leggere perché ogni tanto avevo bisogno di una pausa per riprendere fiato.
Per l'intera durata del libro sono stata in dubbio tra l'abbandonarlo (perché leggere di certe sevizie mi ha sconvolto) e il desiderio di sapere come sarebbe andata finire.
Sono contenta che non mi abbiano mai obbligata a leggerlo durante la scuola, perché sarei rimasta ancora più impressionata e probabilmente l'avrei relegato tra i libri "brutti e cattivi" di cui non voglio più sentir parlare.
Leggendolo adesso, invece, ho potuto affrontarlo prendendomi tutto il tempo di cui avevo bisogno.
L'opera è presentata come di genere storico, e in alcune parti sembra essere tale, ma complessivamente a me non è sembrata esserlo.
La ricostruzione della vita nella Roma imperiale al tempo di Nerone è veramente affascinante per quanto è dettagliata, intensa e viva in tutti i suoi particolari. Non mancano certi stereotipi errati, ma il romanzo risale a fine ottocento, e pertanto sono comprensibili.
Se fosse per la sola ricostruzione storica, il libro avrebbe da me il massimo dei voti.
Purtroppo l'accuratezza storica viene utilizzata come uno strumento per sottolineare la dissolutezza, il vizio, la mancanza di morale e la decadenza dei costumi dell'età romana tutta, senza distinzioni, con unico fine quello di esaltare i valori del cristianesimo.
Non un libro storico quindi, ma un libro sui primi decenni del cristianesimo a Roma, sulla sua diffusione e sulla prima persecuzione. A rendere non storico il volume è il modo in cui l'autore presenta questo contesto: il suo punto di vista è quello di un cristiano credente, e quindi il cristianesimo diventa l'unica religione, cristo il vero figlio di Dio, la morale cristiana l'unica in grado di garantire la vita eterna e l'accesso al regno dei cieli, e non in senso metaforico. E ancora, se tutte queste opinioni fossero state espresse attraverso i personaggi del romanzo, sarebbe stato tutto lecito e l'opera godibilissima. Purtroppo è l'autore stesso a inserirsi nella narrazione con commenti tesi a certificare l'indiscutibile bontà dei temi cristiani contro il secolare impero del male rappresentato fa Roma. Tutto questo rende la lettura a tratti parecchio fastidiosa, soprattutto per un lettore contemporaneo, che a fine libro si vede prospettare la fine di Roma e l'avvento del millenario e benigno potere di San Pietro. Concetto che storicamente non regge.
In questo contesto si inserisce la trama del romanzo, una storia d'amore o cui protagonisti vengono quasi completamente offuscati da due personaggi: Nerone con la sua follia, e Petronio.
Il primo personaggio negativo, indubbiamente un cliché, ma pienamente comprensibile. Il secondo positivo, forse il più profondo di tutto il romanzo. Tuttavia essendo e rimanendo un pagano, su di lui cade il giudizio dell'autore: il suo amore non è quello vero, la sua vita è vana, priva di valore. Proprio per questo contrasto, risulta il personaggio migliore.
Un volume su cui ho giudizio dibattuto, forse figlio del suo tempo, in cui il giudizio negativo sulla romanità tutta dato dal romanticismo è ancora dominante.
Romanzo interessante, ambientato in un periodo storico accattivante. Mi è piaciuto!