Biografia di Raffaello Sanzio scritta nel 2006 dallo storico e restauratore Antonio Forcellino come secondo volume di una serie di tre per Laterza che comprende anche le biografie di Michelangelo Buonarroti (2005) e Leonardo da Vinci (2016) a comporre un grande affresco del Rinascimento italiano maturo. "Affresco" è la parola giusta non solo perché si parla appunto di arte e di artisti che hanno lasciato su muro alcune fra le loro opere più famose, ma soprattutto perché le biografie di Forcellino non si limitano a ripercorrere le vite degli artisti, ma allargano i temi trattati fino a descrivere ampiamente il contesto culturale, storico e sociale in cui si muovevano. Questo è particolarmente vero per la biografia di Raffaello, un artista che ha avuto una vita estremamente tranquilla, quasi noiosa, fatta solo ed esclusivamente di successi sempre più grandiosi in qualunque campo possibile immaginabile, l'uomo più felice di tutti i tempi, un prescelto, un dio in terra. In effetti mettendo insieme tutte le informazioni puramente biografiche del libro probabilmente non si riempirebbero nemmeno dieci paginette: tutto il resto del volume è un dettagliatissimo e interessantissimo excursus nel mondo in cui è vissuto Raffaello. La chiave narrativa che sceglie Forcellino è quella dell'amore, sia sentimentale sia carnale: la tesi da lui sostenuta è che Raffaello ha avuto una carriera lavorativa al top perché ha potuto vivere al top in una società come quella rinascimentale italiana immensamente più aperta in fatto di amore rispetto a quella attuale. Ecco quindi che Forcellino non risparmia dettagli nel raccontare divertimenti come feste orgiastiche, cene con finale a sorpresa, terme promiscue e quant'altro, ma al contempo è anche attentissimo a raccontare il profondo percorso intellettuale di Raffaello, il suo lavoro e le sue opere: fra le molte belle pagine, quelle dedicate alla Madonna della seggiola sono davvero memorabili. Il bilanciamento armonico perfetto fra doveri e piaceri: ecco il segreto di una vita felice.
...ContinuaBellissimo.
Forcellino sa affabulare anche quando parla di mestiche e pigmenti.
Della vita di Raffaello non si sa molto in realtà, quindi il libro è un racconto corale che descrive le atmosfere del tempo, fa digressioni che toccano vari aspetti della cultura rinascimentale e le figure che hanno reso quella l'età dell'oro. Una lettura molto piacevole (credo) anche per i non addetti
Speravo finalmente in un lavoro che, seppur romanzato, portasse acqua al mulino di un libro che facesse dell’arte una chiave di volta del racconto. Purtroppo, Forcellino, sicuramente mi si dice grande conoscitore dell’arte in genere e cultore del periodo gravitante intorno al 1500, non riesce a fornire una prosa scorrevole, un ritmo accattivante. Insomma, il libro si legge, è foriero di molte notizie, e di sicuro è analiticamente preparato sulla genesi e sul testo stesso dell’opera raffaelliana. Ma se questo doveva essere un’opera divulgativa, con l’intenzione di aprire anche agli ignoranti come me le porte del mistero del grande urbinate, devo dire che ha fallito sicuramente il compito. Probabilmente, chi già sa di Raffaello, della sua vita e delle sue opere, riesce a seguire meglio di quanto abbia fatto io il percorso personale ed artistico del pittore. Anche perché, idealmente, il libro si colloca mediano nella trilogia dedicata ai tre grandi che svoltarono quel quindicesimo centenario. Preceduto da “Michelangelo. Una vita inquieta” e chiuso da “Leonardo. Genio senza pace”. Ricordo ai meno attenti, che Leonardo (anzi Leonardo di ser Piero da Vinci) nasce nel 1452 e muore nel 1519, e Michelangelo (Michelangelo di Ludovico Buonarroti) nasce nel 1475 e muore nel 1564. Raffaello Santi (nome poi storpiato in Sanzio, data l’abitudine del pittore di firmare le sue opere alla latina come “Sancti”) nasce in Urbino il 28 marzo 1483 (Venerdì Santo) e muore a Roma il 6 aprile 1520 (altro Venerdì Santo). Già in questa concordanza, l’autore avrebbe potuto trarre elementi di risonanza e di incroci cabalistici. Ma ciò non avviene, come non avviene un disvelamento di quanto le sue opere siano spesso state commissionate da donne e signore in genere. Che Raffaello era notoriamente un bel giovane, e sicuramente dedito a coltivare buoni ed intimi rapporti con l’altro sesso. Contrariamente a Leonardo, che si dice preferisse i giovani (e come si sa “non sono note relazioni di Leonardo con donne, non si sposò mai, non ebbe figli”) o a Michelangelo, che rimase austero per tutta la vita, sostenendo che le fatiche amorose, in ogni senso, lo privavano della forza di affrontare la sua arte (alcuni dicono tra l’altro che fosse affetto dalla sindrome di Asperger). Ma qui, sebbene passino e si vedano gli altri due grandi, ci si deve dedicare a Raffaello. Tuttavia, io, dal testo, non sono riuscito a seguirne bene né i movimenti, né le motivazioni. La madre muore che lui ha due anni, e non la ricorda. Il padre quando lui ne ha undici, e quindi si, il padre, pittore affermato, qualcosa gli ha di sciuro tramandato, ma non ha certo potuto avere gli influssi attribuitigli. Certo, rimane nella bottega paterna (cioè messa su dal padre) sino ai 16 anni, e lì apprende i rudimenti dell’arte che poi dispiegherà in maniera potente. Ed è probabile che molto ci fosse di un “dono” suo personale, anche quando passa a bottega dal Perugino. Conscio delle sue capacità, ha anche un altro elemento positivo. È capace di metterle a frutto, di sfruttare tutte le occasioni, e di sbaragliare sul campo i suoi avversari. Quando sa della presenza di Leonardo e Michelangelo a Firenze, nel 1504, abbandona le Marche e l’Umbria e lì si presenta per capire i grandi, e sfruttare le sue capacità. Ovviamente, con una lettera di presentazione firmata da una donna, Giovanna da Montefeltro. Lo stesso avverrà 4 anni dopo, che, capendo ormai il centro dell’arte gravitasse su Roma, sempre con i buoni uffici di Giovanna, e della di lei famiglia (che sposò un Della Rovere), lì si trasferisce, ottenendo, in virtù ovviamente delle sue capacità, prima una parte poi l’intera gestione delle “Stanze Vaticane” devote alla celebrazione del Papa Giulio II. Nella grande arena romana avrà modo poi di dispiegare tutta la sua arte, financo intervenendo, dopo il Bramante, nella Basilica di San Pietro. Non intendo addentrarmi oltre in questa disamina, sia perché meriterebbe la capacità almeno di mio cugino Alessandro per farvi capire quanto sia avvenuto in Vaticano, sia perché vorrei tornare a Forcellino. Terminando con il notare come la morte del trentasettenne pittore, secondo le fonti note, avvenne in seguito ad un sovraccarico di gesta amorose che lo avevano talmente prostrato da lasciarlo senza forze, anche perché la forte febbre venne curata da ingenti salassi che ho il sospetto ne accelerarono la fine. Dicevo Forcellino riesce, questo bisogna senza dubbio ammetterlo, a costellare la narrazione non lineare che ho cercato brevemente di riassumere, con la descrizione delle opere che hanno punteggiato tutti i momenti della vita di Raffaello. E poiché Forcellino è di sicuro un acuto conoscitore del periodo, riesce a descrivere queste opere con l’occhio acuto del critico. Ma sono tante, a me si confondevano l’una via l’altra, non riuscendo a tenere il conto delle Madonne, delle Pale, e poi anche dei palazzi e delle ville. Troppi dati generano rumore, questo mi disse un mio mentore informatico. Qui il rumore copre quella che sicuramente è stata una vita felice, piena di successi, piena di affermazioni, piena di donne. Una vita piena. Ma Forcellino non riesce mai a farmi capire se sia stata anche una vita appagante per Raffaello. Era questo che voleva? Era questa la gloria, la fama, cui ambiva? Come erano i suoi “giorni felici”? Mi è mancata questa parte della vita di Raffaello, lasciandomi alla fine più curioso che soddisfatto.
...ContinuaForcellino si conferma un grande studioso, ma noto che in questo caso - per quanto il testo resti validissimo - la materia spinge l'autore ad una deviazione rispetto ai suoi canoni soliti. Mentre trattando di artisti dalla vita più travagliata Forcellino dà il meglio di sé, esplorandone con cura la biografia, la linearità del percorso di Raffaello lo costringe invece ad addentrasi in lunghe e forse un po' tediose analisi delle opere. Il libro rimane comunque meraviglioso, Raffaello ci viene presentato non solo come artista straordinario, ma anche come persona generosa, per niente invidioso del successo altrui, anzi sincero ammiratore in primis di Michelangelo, a cui guardò per la realizzazione di molti suoi capolavori (uno per tutti, "L'incendio di Borgo"). Consigliatissimo.
...ContinuaUn libro che racconta la vita di uno dei personaggi più illustri della storia dell'arte italiana.L'autore ci porta dentro la vita di Raffaello attraverso la sua infanzia,le sue tragedie familiari,i suoi amori,la sua crescita artistica e la sua visione della vita.Libro consigliato agli amanti dell'arte.Non è romanzato,è come leggere un documentario sulla vita dell'artista.Peccato che l'autore a volte sia ripetitivo e riprende più volte argomenti che sembra non riesca mai ad esaurire.Le immagini,a mio parere,dovevano essere inserite sparse per il libro a seconda di cosa il paragrafo parlava,sono invece distribuite in modo molto disordinato e questo porta a dover girare e rigirare le pagine più volte,un pò scomodo a mio parere.Tre stelline,non per l'argomento ma per il modo in cui è stato scritto.
...Continua