Si parla, in questo libro, di immigrazione. Di quella immigrazione che, a detta della Banca d’Italia (in un rapporto del 2009 sulle economie regionali) non toglie lavoro agli italiani, ma avrebbe offerto, al contrario, una possibilità in più agli italiani maggiormente istruiti e alle donne, che, non dovendosi occupare della casa o delle cura dei propri familiari, hanno potuto riprendere a lavorare o hanno potuto iniziare a farlo. Immigrati che accettano di essere retribuiti molto meno degli italiani e che si fanno imprenditori; che producono ricchezza e che hanno tamponato in questo modo l’ondata recessiva. E tuttavia, nella regione Lombardia, come altrove, la politica sembra non volersi rendere conto della complessità del fenomeno, della sua difficile governabilità e, soprattutto, cerca di evitare con molta attenzione di affrontare il tema dell’integrazione e dell’accoglienza. Il discorso pubblico sulla immigrazione è stato affidato, in questi anni, alle urla scomposte di imprenditori dell’odio, i quali hanno fatto da megafono al mal di pancia comune (che pure esiste). Ma non hanno saputo offrire soluzioni praticabili. Non può essere una soluzione, infatti, ostacolare i cosiddetti “stranieri” all’accesso alle graduatorie per la casa popolare, alla possibilità di potersi abbonare ai trasporti pubblici, all’apertura di “phone center” o di “kebab”. Non può essere una soluzione il proliferare delle ordinanze creative di sindaci altrettanto creativi che hanno l’unico scopo di erigere barriere all’inserimento di neo-italiani. La cosa straordinariamente stravagante è che in Lombardia proprio coloro che ostentano ad ogni occasione un cattolicesimo muscolare, invocato quale solida e solitaria radice identitaria, si trovano, in tema di immigrazione, su posizioni decisamente opposte a quelle espresse dalla loro Chiesa. Né si ricordano pubbliche espressioni di solidarietà da parte del cattolicissimo e ventennale Presidente della Regione Lombardia nei confronti del vescovo di Milano, il cardinale Tettamanzi, continuamente fatto bersaglio di azioni e parole violente e volgari da parte di quelle frange politiche che hanno costruito il loro successo sulla politica della paura. Ma fortunatamente la regione Lombardia non è solo la classe politica che momentaneamente la governa. Civati (con la collaborazione di Lucia Parrino) accoglie in appendice una significativa rosa di buone pratiche finalizzate all’inclusione e al dialogo. Nate dal basso, fuori e dentro le istituzioni. Resta comunque il fatto che sul tema dell’immigrazione la politica si è fatta specchio e amplificatore delle «voci delle osterie della Bassa padana». Parola di Beppe Pisanu, Ministro dell’Interno del precedente governo Berlusconi, rilasciate al Aldo Cazzullo sul «Corriere della Sera» del 2 febbraio 2009.
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