Dapprincipio si crede di poter sopportare soltanto una certa dose e poi di essere liberi. Poi ci si accorge che si può sopportare qualunque cosa, si può davvero e poi non importa neanche. Perchè d'improvviso può essere come se non fosse mai stato, mai accaduto.
...ContinuaLe prime 60 pagine circa – un ampio preambolo di frasi e concetti che (apparentemente) non si chiudono – mi hanno sfiancato al punto da essere fortemente tentato di mollare il romanzo. Un Faulkner, dico io!
Poi è arrivata la scena prima dell'Atto primo, con la sua teatralità, in cui gli spazi stretti vengono riempiti con botta e risposta tra i (pochi) personaggi, tenuti sul palcoscenico da un Faulkner che, cucendone i pensieri a mo' di regista, ne scarnifica magistralmente le azioni. Una sceneggiatura in piena regola, grazie alla quale l'alternanza di preamboli — sì, ce ne sono altri due, meno 'legnosi' del primo, più epici, ma che a esso si ricongiungono e anzi lo valorizzano, andando a chiudere con notevole creatività letteraria il percorso di civilizzazione pionieristica Americana — e il dramma di una madre si fondono in un dipinto immaginifico, e al tempo stesso estremamente reale, delle molteplici sfaccettature di Giustizia, senso di responsabilità e redenzione, imbevute di quell'impronta stilistica assolutamente magmatica che l'autore ha il dono di avere tra le sue dita.
Un altro centro per William!
...ContinuaFaulkner è così grande, io così piccolo.
Una tragedia - Faulkner aveva un grande senso per la tradizione classica ed era riuscito a dare una vita nuova, nel confuso Novecento, al senso dell'epico e al senso del tragico.
La questione attorno a cui ruota la storia, scritta nella forma teatrale - anche se seguito naturale del romanzo 'Santuario' - è: è possibile compiere del male per evitare un altro male? E' lecito, soprattutto?
La risposta alla prima domanda è sì. Mentre alla seconda, la risposta è no: chi ha fatto del male per scongiurare dell'altro male è destinata a pagare, proprio come un'eroina greca.
Stretta tra due fuochi, ne sceglie uno, sapendo che, comunque, dovrà pagarne il prezzo.
Questo è un libro troppo complesso per liquidarlo con delle stelline. è un'opera lessicalmente difficile, complicata, iperstrutturata. Richiede sforzo e concentrazione. I due piani narrativi si intrecciano apparentemente senza toccarsi, non fosse altro per quella prigione che rappresenta il punto di contatto delle due storie. Ma la perdizione, il destino, la lotta, l'ineluttabile domani rappresentano forse il vero leit motiv delle due narrazioni, di una terra e di una donna. Vorrei leggerla nella versione originale, senza nulla togliere alla traduzione della Pivano.
...Continua