Non so, stavolta leggere un giallo della Christie invece che rilassarmi mi ha un po' frustrato.
Me lo sono spiegata col fatto che fin dall'inizio era evidente – direi troppo evidente – dove bisognasse volgere l'attenzione, su chi ci si dovesse concentrare, insomma quale fosse il personaggio losco della vicenda (che non equivale a dire che fosse chiaro tutto il resto, nello specifico movente e dinamica dei delitti), e in virtù di questo i consueti tentativi dell'autrice di buttare fumo negli occhi al lettore mi sono parsi un po' goffi, o se non altro molto meno sottili del solito.
“Se morisse mio marito” sembra una partita a carte scoperte, non ci si può sbagliare. Continuando la lettura le carte viste sembrano scomparse e la certezza della conoscenza si affievolisce e capiamo di essere caduti nel bluff della Christie. Finiamo intrappolati in un gioco di specchi dove nulla è come sembra e tutto può cambiare fino all'ultima riga.
Assolutamente consigliato se amanti della scrittrice e dei libri gialli.
In epigrafe questo romanzo – uno dei primi di Agatha Christie – potrebbe recare la seguente frase: “tu mio amato, non solo bella, ma vedova mi vuoi”.
Jane Wilkinson, affascinante ed egocentrica attrice, decide di aggiungere al successo artistico quello sociale, sposando il duca di Merton e divorziando dal suo attuale marito, lord Edgware. Quando quest'ultimo viene assassinato, le schegge del sospetto ricadono non solo sulla moglie, ma anche sulle altre persone che avevano fondati motivi per odiare la vittima.
Hercule Poirot, assistito dal fedele capitano Hastings, è chiamato a svelare ciò e chi si nasconde dietro il delitto.
E, come di consueto, facendo lavorare le sue “celluline grigie” e formulando incessantemente delle ipotesi, il che “è come provare dei vestiti. Va bene questo? No, è stretto di spalle. E quest'altro? Be', va meglio ma è un po' corto. E quest'altro è troppo largo. E così via, fino a trovare quello giusto... la verità!”
E sono appunto i ragionamenti di Poirot, le sue domande, i suoi commenti, che conferiscono ritmo, sostanza e continuo interesse alla narrazione e ciò anche se il lettore comprendesse sin dalla prima pagina l'identità dell'assassino.
Bel libro. SI DIVORA!
Credo sia stato il mio primo Christe in assoluto, quando avevo 14 anni o giù di lì. Non ricordavo nulla - se non la gaffe tra Paride e Parigi (nella mia edizione di allora spiegata in nota!) - ma allora mi aveva entusiasmato. La Christie continua ad essere per me una delle più grandi gialliste mai esistite, ma questa storia, devo invece dire, mi sembra un po' ... far fetched!!!
...ContinuaIl più bel Poirot letto fin ora. Più ne legge più ne leggerei. Delitto strano, storia bella intrigata.