Un abbraccio mancato a Pietro che mi ha tenuta sospesa su ogni parola e spazio tra di esse.
Divorato in ogni momento libero.
Un bambino, un padre violento in famiglia e fuori, lettere chiuse da consegnare ad un personaggio strano, curiosità, un'auto bianca che fa sognare, lucertole, collezione di code, un coltello a serramanico, un giardiniere buono, una mamma remissiva, una villa, domestici a profusione. Bel ritmo. Angosciante come lo sono certe situazioni.
...ContinuaCommento questo libro traendo spunto dal commento finale degli stesso Missiroli:
"(...) Seppi così che è una busta chiusa ha una storia da raccontare. Quella di Pietro, un bambino che si legava a un mio immaginario di certe letture degli ultimi mesi. Quella di Nino, probabilmente l'unica sostanza autobiografica dell'opera, presa direttamente dal ricordo di mio nonno. Quella di una Sicilia remota e controversa. (...)
Ero stato un lettore forte tardivo, avevo cominciato davvero a vent'anni, e uno che con le parole non aveva ancora fatto sul serio. Non avevo mai premeditato l'atto del romanzo, ma tornando a casa quel primo pomeriggio di gennaio, decisi che potevo farcela. Volevo fosse un libro teso e tenero, centrato sulla rivelazione dell'infanzia". (...)
Ebbene... con me ha centrato in pieno il suo obiettivo, ho trovato il libro teso e tenero, e leggendolo ho alternato momenti di ansia, di rabbia, di tenerezza, e ho guardato quel prezzo di vita con gli occhi di un bambino spaventato ma alla continua ricerca del bene nelle persone.
Da leggere..
E ovviamente grazie a chi me lo ha suggerito, Andrea e Lucia, grazie
Esordio letterario di Missiroli .
In questa opera prima e' già evidente lo stile originale con cui sviscera le tematiche che affronta in maniera mai banale.
Qui il protagonista e' un bambino, Pietro, il quale racconta dal suo punto di vista una storia delicata e crudele al tempo stesso.
Una storia di mafia ( mai nominata) nella Sicilia ( mai specificata) dei (presumibilmente) anni '80.
La mafia non ci viene mostrata nel modo in cui siamo solitamente abituati ma attraverso due padri di famiglia che hanno un segreto e i loro bambini che pian piano lo ricostruiscono.
La visuale dal basso di Pietro permette di filtrare gli avvenimenti e di interpretarli alla luce della sua ingenuità infantile e della sua buona fede.
Per questo la scoperta della verità avviene in maniera altalenante, falsata da bugie e da illusioni che ritardano la consapevolezza. Pietro fatica a capire il dramma che avviene attorno a lui. Dramma che, invece, per noi adulti e' quanto mai chiaro ed evidente.
Eppure si resta sconvolti quanto lui quando la verità si palesa nuda e cruda.
Una verità di violenza che si esplica anche all'interno del nucleo familiare portando alla caduta dell'immagine genitoriale.
Pietro e' costretto a crescere, ad aprire gli occhi e, soprattutto per il bene della persona a lui più cara, a decidere di agire per difenderla.
Parallelamente c'è il rapporto fortissimo di amicizia che lega Pietro ad un adulto, il giardiniere, complice dei suoi giochi e della condivisione del segreto di famiglia. Questi sarà il capro espiatorio che porterà il bambino a prendere coscienza della realtà che lo circonda e determinerà l'epilogo.
I libri devono avere i loro momenti. Probabilmente, questo non era il suo.
Metto mezza stellina, con la promessa di rileggerlo un giorno e con la speranza di capirci qualcosa.
Ps: avevo amato "Atti osceni in luogo privato", quindi tante aspettative e tanta delusione.