Quest’anno ho scelto di intraprendere un viaggio che mi condurrà in un unico Paese, la Russia. Ho deciso, tuttavia, di inframmezzare il mio viaggio concedendomi degli extra che non hanno niente a che fare con quel Paese e una delle mie prime deviazioni è stata “Serotonina” di Michel Houellebecq.
Un non necessario affresco in self description trasudante egoismo, anaffettività, menefreghismo e scarsa empatia.
Sul finire del romanzo vi è un breve guizzo , uno spunto riflessivo che però non è sufficiente a giustificare l’agonia delle pagine precedenti in cui, un uomo depresso, ma non abbastanza a mio avviso, decide di chiamarsi fuori dalla propria vita insoddisfacente e…
Non mi è, ancora, mai capitato di assumere degli anti depressivi come succede, invece, al protagonista del romanzo, è evidente che se fosse stato questo l’intento dell’autore, quello di far vivere al lettore la propria opera in totale commistione con lo stato d’animo del suo ero e, quindi, con un’apatia regnante, allora Houellebecq avrebbe fatto centro.
Ad un certo punto ho pensato che il romanzo potesse trasformarsi in un giallone da antologia ma per onestà intellettuale, o scarsa attitudine, l’autore ha deciso di far perseguire al suo protagonista la via dell’inettitudine.
Ho letto qualche altra recensione del romanzo in cui si cercano col lumicino collegamenti con il sociale e le proteste, ad esempio, dei gilet gialli. Sinceramente mi sembrano delle interpretazioni forzate che puntano ad ammantare il libro di una profondità e di un significato che non posso riconoscergli.
A differenza di "Sottomissione", "Serotonina" è molto più incentrato sul personaggio che si è creato Houellebecq piuttosto che sul contesto. Divisivo, irritante, a volte stucchevolmente e insopportabilmente contrario ad ogni buon senso, il protagonista racconta del suo precipitare nella depressione e dell'abbandono di ogni desiderio.
Per provocare sconfina a volte nel porno ma non convince.
Un pò sopravvalutato...
Il libro nel quale Michel Houellebecq ha parlato più da vicino del mondo dell’arte è La carta e il territorio (2010), romanzo “giallo” il cui protagonista è l’artista Jed Martin. In Serotonina il discorso è ben lontano da questi argomenti, anche se le problematiche di fondo restano le medesime, alle quali il controverso scrittore francese è indissolubilmente legato – dovendo riassumerle in un’unica espressione: i mali del mondo capitalista globalizzato.
L’arte non è tuttavia assente neppure qui: il protagonista si rende conto della propria difficoltà (impossibilità?) di stare al mondo anche “grazie” alla mostra di tal Daikichi Amano (“esponeva immagini di ragazze nude ricoperte di bestie ripugnanti tipo anguille, polipi, scarafaggi, lombrichi…”) e il suo inesausto interesse per il sesso passa attraverso la citazione de La vita sessuale di Catherine M., scritto dalla fondatrice di Art Press Catherine Millet.
Troppo poco per considerarlo un romanzo che appartiene all’insieme di quelli attinenti il mondo dell’arte? Probabilmente sì, ma per leggere Houellebecq ogni scusa è buona.
https://www.artribune.com/editoria/2020/11/natale-libri-romanzi/4/
...ContinuaConsidero Michel Houellebecq lo scrittore che, attualmente, riesce a descrivere la realtà degradata e decadente che stiamo vivendo nella maniera più efficace e profonda nonostante qualche critico in crisi di ispirazione sostenga che siano generi come il noir e la fantascienza ad essere più attuali. Il suo saggio su H.P. Lovecraft rimane ancora oggi esemplare. I suoi libri sono un atto di accusa contro la società occidentale e la decadenza del mondo moderno. Ma i libri di Houellebecq sono anche profetici come ha dimostrato "Sottomissione", uscito in contemporanea con gli attentati islamici alla redazione di Charlie Hebdo e come fa anche il nuovo romanzo "Serotonina" che anticipa la protesta dei Gilet Jaunes. Qualcuno ritiene che Houellebecq abbia già dato il meglio di sè nei primi romanzi e, in particolare, nei 2 capolavori "Le particelle elementari" e "Estensione del dominio della lotta". Non sono d'accordo: ritengo lo scrittore francese uno dei grandi intellettuali della nostra epoca che è riuscito sempre ad aver qualcosa da dire. Questo "Serotonina" è stato criticato da un nome importante come Antonio Scurati su "La Stampa": secondo l'autore di "M" Houellebecq starebbe ripetendo se stesso. In realtà "Serotonina" è, a mio avviso, un capolavoro. Il protagonista - Flaurent - è un uomo in crisi con una relazione ormai stanca con una giovane ragazza giapponese di nome Yuzu. Una volta scoperto che la tradisce senza pudore facendo sesso anche con i cani Flaurent decide di lasciarla. Da questo momento in poi la sua vita entrerà in una spirale negativa che lo porterà alla depressione. In effetti è una tematica già da lui trattata in passato ma qui riesce forse ad essere ancora più convincente e persuasivo nel descrivere l'abiezione e il vuoto della vita nella realtà contemporanea. Flaurent si rivolge così a uno psichiatra che gli prescrive uno piscofarmaco. All'inizio sembra funzionare anche se ha l'effetto collaterale di rimuovere la sua libido. Vive così un'esistenza anodina, piatta e senza grandi scossoni che riesce però, almeno all'inizio, a sopportare. La mancanza di desiderio sessuale non sembra essere un grande problema Ripercorre poi - in vari flash back - alcuni suoi incontri significativi della sua esistenza come quello con il suo amico Aymeric e con un'altra ragazza con cui ha una relazione. Come spesso succede nei suoi romanzi, la tragedia è dietro l'angolo. Alla fine emerge lo spaccato di esistenze vuote e prive di senso: è un atto d'accusa con il librealismo e il capitalismo che governano le nostre vite. C'è però - mi duole dirlo - uno strafalcione imperdonabile in "Serotonina" e non riesco a capacitarmi come nessun editor se ne sia accorto. Quando descrive i gusti musicali del suo amico Aymeric FLaurent cita "Ummagumma" dei Pink Floyd definendolo "il disco della mucca". Quello, caro Houellebecq, è "Atom Heart Mother"! Non occore essere dei grandi esperti di musica per saperlo. Forse gli editor a cui sia ffida Houellebecq non hanno mai ascoltato i Pink Floyd! In ogni caso "Serotonina" conferma tutto il talento di uno dei grandi interpreti della crisi del nostro tempo.
...ContinuaSostanzialmente Houellebecq scrive sempre lo stesso libro e Serotonina si inserisce perfettamente nella sua parabola: ’uomo alpha contemporaneo, finanziariamente prospero, osserva il disfacimento del tessuto socio-economico francese ed europeo e prende atto che l’unica forma di felicità - l’accoppiamento con donne giovani, tenere, dolci, sottomesse e costantemente disponibili - è ormai una chimera: la donna post-68 è anaffettiva, psicanalizzata e frigida, incapace di donarsi ed esistere in funzione del maschio. (In questo senso le visioni fanta-politiche di “Sottomissione” non sono un racconto distopico per far paura ai francesi ma un vero e proprio sogno proibito…).
Il punto di vista collettivo stavolta è quello degli allevatori - come lo sono stati gli addetti al turismo di “piattaforma”, gli artisti di “la carta e il territorio”, gli accademici di “Sottomissione” (etc) - cioè dei soggetti produttivi semplicemente destinati a scomparire di fronte alla feroce concorrenza dei capitali esteri.
Sebbene qui si parli in particolare di depressione non ho trovato il racconto particolarmente deprimente: il protagonista è solo, triste ma lucido e mai disperato. Non è da lui, ma un finale positivo o con un briciolo di speranza a mio avviso ne avrebbe fatto un capolavoro.