Un po' estremo, ma è Tolstoj. Non è che si possa star lì tanto a spaccare il capello con un genio.
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Un classico della letteratura russa, che sembra sempre siano mattoni pesanti e invece, come questo, raccontano storie che ti sanno coinvolgere. Un treno nella notte, dei passeggeri che non si conoscono, si fa conversazione…normale, sembra quasi banale… finché uno non parte con la sua tragedia personale e la storia sarà la colonna sonora sino alla fine del viaggio. A tratti davvero appassionante.
Quello che, di primo acchito potrebbe sembrare un racconto sulla gelosia e sui difficili rapporti matrimoniali ( come è noto, Tolstoj non ebbe un matrimonio felice), si rivela, a un'attenta rilettura, una storia basata sul potere della musica. Capisco bene il punto di vista dell'autore, io che sono oltremodo sensibile alle armonie, che non riesco a consumare musica, ma solo ad ascoltarla attentamente e che odio i brani e le canzoni di sottofondo nei locali pubblici. La musica è l'arte delle arti, forse la prima grandiosa espressione della creatività umana. La musica è potente, sommuove nell'animo sentimenti sopiti, può calmare o eccitare. Come tutta la vera arte, è pericolosa.
...ContinuaIo ho sempre adorato i classici russi, sono una di quelle scelte rifugio quando non so cosa leggere.
Ma questo rifugio era sporco, maltenuto e pieno di spifferi.
La bravura di chi scrive non si discute, insomma: Tolstoj.
Però la trama è un concentrato di angoscie, possessività, gelosia, di convinzioni degradanti per la donna, di una visione angosciante delle relazioni, dei sentimenti della società, di un'idea dell'uomo come bestia, da contenere, costringere, imbrigliare.
Sarebbe anche intrigante come esercizio psicologico ed emotivo, se non fosse che l'autore stesso ribadisce quando questi siano i suoi pensieri e le sue chiare opinioni.
E' stata una lettura coinvolgente ma è stato come vedere un caro amico degradarsi o scoprire qualcosa di molto scabroso sul suo conto; sono stata allo stesso tempo colpita dalla maestria e disgustata dal personaggio.
In questo Tolstoj non si smentisce i suoi personaggi hanno molto più di sole 3 dimensioni.
Siamo di fronte ad un romanzo breve o ad un lungo racconto. Si può dividere in due parti, entrambe deliranti.
Un lungo viaggio in treno, come succede spesso in Russia in quella zarista come in quella sovietica e come in quest'altra post sovietica; le distanze enormi fanno succedere quello che succede in questo scritto.
Un uomo affetto da logorrea nervosa e pericolosa narra al suo sfortunato e inerme interlocutore i fatti della sua vite coniugale ed il dramma di cui è stato artefice, promotore e vittima.
La prima parte è noiosetta anzichenò; c'è la sua vita di scapolo alla ricerca di una moglie (come si usava un tempo, il suo tempo) e poi nella seconda parte si scatena la gelosia e la lettura si fa più intrigante ed interessante.
I pretesti per un geloso incallito non mancano e se dovessero mancare la fantasia è molto d'aiuto.
Il finale non poteva essere diverso, la morte della moglie per mano del marito, il processo ed infine l'assoluzione. Assoluzione!!! Si perché a quel tempo e nella Russia zarista l'adulterio e la vendetta dell'uomo erano considerati non punibili dalla legge (come accadeva in Italia non molti anni fa con il cosiddetto "Delitto d'onore"). Tutto il mondo è paese e tutti i paesi costituiscono il mondo.
Il libro mi è piaciuto a metà, quello che mi ha lasciato perplesso più di tutto è la postfazione dell'autore in cui parla del cristianesimo e della bontà dell'essere casti e non debosciati, dell'utilità d'una vita ascetica e volta al Cristo ecc. ecc. ecc. e qui mi fermo.