Buon prosieguo del ciclo dei Ballantyne, questo libro è scritto con lo stile di Smith che più mi piace, ma soprattutto racconta la parte dell'Africa che più mi piace: le popolazioni indigene. Non c'è niente da fare, la cosa che più mi cattura nei libri di Smith non è tanto la trama quanto la descrizione dei paesaggi, delle scene di caccia, delle tradizioni e della cultura delle popolazioni africane, dai piccoli boscimani di "La spiaggia infuocata" alle usanze matabele di questo libro. La contrapposizione tra bianchi e neri, tra i conquistatori e coloro che vengono oppressi ed ingannati, direi addirittura traditi, è molto ben riuscita ed intrigante, e lascia un po' l'amaro in bocca alla fine della lettura.
Ma, c'è un ma. Il motivo per cui non do 5 stelle è questo: la caratterizzazione dei personaggi femminili. In Smith, non so bene perché, le donne ricadono sotto tutti gli stereotipi di "donnine": facili, civettuole, sempre bisognose d'aiuto da parte dell'uomo, senza un minimo di nerbo e di capacità di sbrigarsi da sole le proprie faccende. Per quanto cerchi di convincermi che è solo un tentativo di caratterizzare al meglio il periodo storico, è purtroppo una cosa che ho ritrovato in altri libri dell'autore ambientati in epoche più vicine. Comunque, cerco di non farmi scoraggiare troppo da Cathy, Louise e Salina.
Ma poi c'è lei: Robyn Ballantyne. Un personaggio insopportabile, davvero. L'aria da "maschiaccio", il passato in cui si è finta un uomo pur di coronare il suo sogno di diventare un medico, sembrano già abbastanza "esagerati". Ma non basta: lei è la classica tipa che "predica bene e razzola male", ma in questo molto, molto male. A parole è la donna più intelligente, coraggiosa, sensibile che ci sia nel libro; e poi che fa? Va a letto con l'uomo che dice di odiare non appena questi le porta la notizia della morte del marito. Ok, un momento di debolezza, si riprenderà: no, va avanti per altri mesi fino a rimanere incinta e chiedergli di sposarla. Il tutto urlandogli contro il suo disprezzo, solo per farci l'amore di nuovo 30 secondi dopo. La parola che mi viene in mente è una sola e non la scriverò qui.
Si salvano invece le donne della controparte, le "nere", che anzi mi piacciono molto: Juba e Tanase. Fiere e indomite.
...Continuammm, non mi ha convinto.
arrivata al secondo libro del ciclo dei Ballantynes, posso dire che in quanto a interesse, personaggi e trama, non è nemmeno paragonabile a quello dei Courteneys.
sarà che due libri sono pochi per affezionarsi ai personaggi, sarà che ho letto questo libro in maniera un po' frammentaria, fatto sta che, pur trovando comunque divertente e scorrevole la lettura, non mi ha appassionato come gli altri dei Courteneys (anche i primi del ciclo).
non male, ma non eccezionale...anche se adesso parto subito con il terzo!
Parte un po' lentamente, diciamo che le prime 300 pagine potrebbero essere scritte in 20. Poi pero' inizia una storia stupenda sulla prima guerra matabele. Ancora una volta, una storia a me sconosciuta, che sto via via scoprendo con W. Alcuni aspetti sono molto simili alla saga dei Courteney d'Africa.
...ContinuaSecondo capitolo della saga dei Ballantyne, incentrato su Zouga e i due figli Ralph e Jordan. L'ho trovato nettamente superiore al primo libro. Lettura davvero coinvolgente, senza i rallentamenti nella trama che ho trovato nel primo libro. Mi sto innamorando dell'Africa e riesco con soddisfazione a dare le 5 stelline che non me la sono sentita pripprio di dare al primo capitolo. Ora parto subito in sequenza con il terzo capitolo "Anche gli angeli piangono e spero vivamente che riesca a mantenersi allo stesso livello!
...Continua