Non amo scrivere su un libro che non mi è piaciuto, preferisco dimenticarlo. Ma questo è un libro che inganna, si annunciava veramente accattivante, bella la veste tipografica, bello il titolo, gli autori latino americani annunciavano fascino. Raccontare il mare è molto speciale e molti scrittori non vi hanno rinunciato, Melville, Conrad, Poe, Hemingway e tantissimi altri, e altrettanti non vi rinunciano. Raccontare il mare è, però, tanto affascinante quanto pericoloso, si rischia facilmente di perdersi nella fantasia oppure di essere banali. Il mare è sfida, solitudine, sa essere crudo e avvolgente, pauroso e rassicurante. Simbolo di libertà per alcuni, incubo e costrizione per altri. Il mare, nella letteratura è tutto e il contrario di tutto. Queste sono le ragioni per cui non è facile essere originali e saper dire qualcosa di nuovo e straordinario.
Amare le storie di mare è amare un valore assoluto, rimanere affascinati da una storia di guerra sul mare non vuol dire amare la guerra, quello che ti incanta è avere come sfondo il mare, il mare liquido amniotico, contenitore che omogeneizza, amalgama, catalizza e fa esplodere la vita. Ci sono gli uomini e c'è il mare, sempre presente sulla scena, qualunque cosa accada non riesci a dimenticarlo, il mare c'è e la sua presenza è talmente forte da assumere il ruolo di protagonista in ogni racconto. Il mare raccoglie storie crude e difficili ma anche amore infinito e profondità di sentimenti e riflessioni. L'uomo che si trova di fronte al mare sa di essere a tu per tu con la vita e con la morte. Il mare ti porta a fare i conti con te stesso, tirare le somme senza inganni né alibi. Quando ci si accinge a raccontare il mare occorre rispetto.
In questo libro le aspettative vengono deluse, le storie risultano spesso banali e vuote, tutto quello che ti aspetti è assente, dimenticato ancora prima di essere annunciato.
L'unico racconto degno di nota è l'ultimo, quello di Sepulveda, un paio di spunti sono veramente belli, ne citerò uno che mi ha colpito:
<un indio che non aveva mai visto scrivere si avvicina all'uomo intento a tracciare dei segni sulla carta e gli domanda cosa stia facendo,
"Vuoi sapere cosa faccio? Scrivo, Martin, scrivo....scrivere significa mettere giù lettere, che formano parole, e con le parole posso raccontare tutto quello che ho visto"
- L'uomo legge il brano che ha appena scritto all'indio e il dialogo riprende,
"Cos'altro può scrivere?"
"Quello che voglio. Tutto"
"Anche i sogni?"
"Anche i sogni se sono casti...."
- Ecco perché erano forti gli spagnoli, si era detto allora Martin Alonso Luna (l'indio). Potevano salvare i sogni dalla muffa dell'oblio e farvi ritorno una, cento, tutte le volte che desideravano.
"Voglio scrivere"
(e l'uomo) ...gli aveva confidato tutti i segreti nascosti fra i confini della a e della zeta....>
Cos'altro dire di questo libro, se avete abbastanza soldi per pagare un bel racconto di una decina di pagine compratelo, altrimenti vi sono cose più interessanti a cui rivolgere l'attenzione.