Un McCarthy diverso dagli ultimi suoi libri (che sono una sorta di slasher psicologici), una versione disperata e ridondante di Caldwell (che già ottimista non era), meno teatrale e più basata sulla quotidianità, ma che in quella banale convenzione di riti personali e sociali costruisce una gabbia.
Lo apprezzo meno rispetto ai suoi lavori più recenti, ma si fa notare e, credo, ricordare.
Sottobosco suburbano negli USA anni '50. Sfangare la giornata e bersela la sera. Uno strano senso del rispetto, dell'amicizia, della fiducia. Atmosfere che stanno tra Steinbeck e Bukowski. Deliri ed incubi che sfiorano la poesia.
Cosa è cambiato in più di mezzo secolo dalle zattera sul Mississipi di Huckleberry Finn allo "schifo" del vecchio BUDDY SUTTRE sul TENNESSE? L'uomo ha prodotto tante leggi, i numeri che indicano la grandezza di un paese hanno assunto proporzioni inimmaginabili, sui fiumi i ponti si sono moltiplicati e una fredda festa di luci al neon ha invaso ogni città. Per il resto i NEGRI continuano a scappare e a nascondersi, gli uomini giusti hanno smesso di sperare e le avventure "on the river" e "on the road" si vivono ora con più pelo sullo stomaco e una strana alcoolica saggezza.
...Continua