Fra tutte le serie ideate da Alan Moore per l'etichetta ABC, Top 10 è fuor d'ogni dubbio quella che prediligo.
Non avrà l'esoterismo compiaciuto di Promethea, né il genuino gusto per la citazione e l'omaggio verso la narrativa d'avventura di Tom Strong o nei confronti di quella pulp di Greyshirt, ma ritengo che sia una delle punte massime del talento espresso dal geniale scrittore di Northampton.
Non è solo questione degli infiniti ammiccamenti rivolti a noi tossici di super-tizi in calzamaglia di lunga data, che permettono di godere doppiamente alla vista delle tavole incredibilmente ricche di particolari dell'eccellente Gene Ha. Non è solo perché Moore dimostra di saper padroneggiare alla perfezione i meccanismi della narrativa seriale, mettendo in scena le vicende di un dipartimento di polizia formato da adoratori del diavolo, cani parlanti, robot con sentimenti incredibilmente umani ed ex-sideckicks, tutti dotati di una profondità che nemmeno le migliori serie televisive poliziesche riescono ad eguagliare.
Il fatto è che Moore, in queste pagine, riesce a narrare con una naturalezza ed una sensibilità davvero fuori dal comune.
Si ha l'impressione che riesca a cogliere la sostanza dell'amore - sia esso totalmente ortodosso come quello tra una coppia di individui sposati, atipico come quello tra un cane ed una mignotta, totalmente iconoclasta e con connotazione vicina alla pedofilia come quello tra un super-tizio ed il suo ex-sideckick - nella sua natura più vera.
Si ha l'impressione che riesca a scrivere, senza quel compiacimento insito nel dire "mo' ve faccio piagnere", di qualcosa di estremamente comune come un incidente stradale attribuendogli una connotazione di grandeur cosmica ed esistenzialista che cazzo sì, arrivi alla fine di quell'episodio con un groppo alla gola.
Consigliato a tutti, non vedenti compresi, dovrebbero farne pure una versione in braille.
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