...e' arrivato allora il momento di leggere questo libro in modo da avere ben chiaro quanto in realtà non ci sia mai limite al peggio, alla sofferenza, alla sfortuna, all'orrore dell'enorme inutilità della vita.
Certamente la scrittura è bella ed intensa ma il messaggio è terribile e buono solo per chi ha bisogno di tirarsi su vedendo che in realtà c'è chi ha vissuto molto peggio di lui.
Ovviamente sono in parte ironico ma in fondo perchè doversi far del male leggendo libri così? Perchè sono scritti bene? Perchè sono opere d'arte? Perchè in fondo la nostra anima è fortemente masochista?
Decidetelo voi...buona lettura!
Mi sono avvicinato a questo libro, che non conoscevo, dopo aver letto qualche recensione favorevole in giro su internet. Qualcuno lo ha menzionato come uno dei lavori letterari più significativi degli ultimi anni. Dato che spesso i siti e le pagine letterarie di internet mi hanno fatto conoscere ottimi libri, non ho avuto problemi a seguire il consiglio anche in questo caso. La mia scelta di non cercare inormazioni preventive sull’autore e sulla sua opera, cosa che faccio sempre quando mi accosto a un nome ancora per me sconosciuto per evitare influenze e pregiudizi, in effetti mi hanno indotto a una serie di equivoci di cui dirò più in basso.
Il primo dei tre libri non mi è dispiaciuto. Si tratta dello sguardo dall’esterno sulla vita infantile di due gemelli in un Paese non identificato che vive all’ombra di una guerra non identificata e di deportazioni ed eccidi non identificati a cui segue una dittatura non identificata instaurata da un Paese straniero non identificato. Tutto bene, mi ha stupito solo il fatto che un autore “attuale” - e per attuale avrei inteso giunto a maturità letteraria dopo il 2000 - scegliesse di parlare di un mondo e di storie vecchie di molti decenni, ormai esautorate dall’infinità di descrizioni di vicende e punti di vista in cui sono state raccontate, per di più in qualche modo “anonimizzandole”. Lo sguardo dei due bambini, peraltro, è buffo e surreale, mi hanno fatto pensare al romanzo di Gary “la vita davanti a sé” dove un bambino di intelligenza non comune cerca di decrittare il mondo che lo circonda e in qualche modo di adeguarsi ad esso. In questo caso non viene mai dato spazio al punto di vista e all’elaborazione psicologica dei due gemelli: semplicemente si dice quello che loro fanno, dal momento in cui vengono abbandonati dalla madre alla nonna - personaggio cattivissimo, sospettato di aver avvelenato il marito - a quello in cui, finita la guerra e cominciata la dittatura, un inganno mortale ai danni del padre ritornato dal nulla consente ad uno dei due di fuggire all’estero (in Occidente, anche se il libro non lo dice). E, tra approfittamenti, ricatti e inusitate generosità, gli eventi spesso rasentano il bizzarro e il grottesco, come quando, verso la fine della guerra, la madre torna per riprendersi i figli, con un’ulteriore figlia lattante in braccio, e mentre discute con la di loro nonna e di lei madre che non li vuole lasciare andar via (perché le servono per coltivare la campagna, mica per altro) viene uccisa, lei e la piccola, da una granata (simbolo del fulmine di Zeus che dall’Olimpo ridisegna il destino umano?) che lascia illesi tutto gli altri, e dopo alcuni anni i due bambini dissepelliscono gli scheletri, li lucidano, li riassemblano e li appendono nella loro camera, senza peraltro che il libro si degni minimamente di spiegare il senso di questa azione.
Fin qui, dicevo, tutto bene. Il problema comincia con il secondo libro, e si intensifica con il terzo. La narrazione, bizzarra ma lineare e coerente fino a questo punto, comincia a intorcinarsi in una quantità di storie parallele, che in qualche modo si ripercuotono anche su tutto quanto era stato raccontato nel primo: in sostanza, i fatti vengono “rivisti”, si accolgono diversi punti di vista, e poco per volta viene insinuato il sospetto che la narrazione non riporti a una sequenza di fatti bizzarra ma lineare, non sia nemmeno un’indagine sullo stesso fatto da diversi punti di vista (stile Pirandello o Kurosawa) ma sia fatta di memorie, ripensamenti, cancellazioni e riscritture, un po’ come nei quaderni-feticcio che i due bambini, poi diventati adulti, continuano a scrivere e riscrivere; in sostanza, al lettore non venga mai offerta un’autenticità definitiva. Nel terzo libro, il lettore scopre - o sospetta, dato che risposte definitive non vengono mai date - che non ci siano mai stati due gemelli, che molto di quanto raccontato siano fantasie di una sola persona che si è inventata un “alter ego” per sentirsi meno sola nella sua infanzia, oppure che un fratello fosse stato ucciso involontariamente dalla madre, che l’uomo grazie alla cui morte uno dei due fratelli - o l’unico - fugge dalla dittatura, non fosse il padre. In sostanza, poi, nelle ultime pagine - leggendo le quali, devo dire, mi sono addormentato varie volte, data l’ora, poiché volevo togliermi questo libro dalle mani il più presto possibile - prendono forma sentenze esaustive del tipo "La vita è di una inutilità totale, è nonsenso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l'immaginazione" (manco Houellebecq, e ce ne vuole!) oppure “Torno al cimitero tutti i giorni. Guardo la croce dove è scritto il nome di Claus, e penso che dovrei farla sostituire con un’altra che porti il nome di Lucas. Penso anche che presto saremo di nuovo tutti e quattro insieme. Morta Mamma, non mi rimarrà nessuna ragione per continuare. Il treno è una buona idea.” (Il fratello, o presunto tale, si era suicidato buttandosi sotto un treno).
Conclusa la lettura, e tirato un respiro di sollievo, sono andato subito a cercare notizie sull’autore. E ho scoperto che:
1) non è un autore, ma un’autrice;
2) non è propriamente un’autrice “contemporanea”, nel senso che intendevo io, dato che è nata nel 1935 ed è morta nel 2011; la Trilogia ha cominciato ad essere scritta nel 1986 e conclusa nel 1991;
3) il mondo di cui parla - il Paese prima in guerra, poi sotto dittatura, eccetera - non è un “luogo dello spirito” come pensavo ma, nonostante la totale mancanza di rifierimenti a luoghi e persone precisi, è solidamente ancorato alla realtà biografica dell’autrice: ungherese, fuggita in Occidente con i genitori all’epoca dell’insurrezione del 1956, riparando in Svizzera, visse un totale sradicamento culturale e linguistico, costringendosi a studiare e scrivere in una lingua che non amava (il francese) e arrivando a dire “Due anni di galera in Urss erano probabilmente meglio di cinque anni di fabbrica in Svizzera” (chissà come furono contenti gli svizzeri. E andarsene, tipo, a Parigi? Tanti altri hanno fatto così, compreso l’armeno Romain Gary. Lei invece ha passato tutta la vita a Neuchatel). Fonte: https://thevision.com/cultura/agota-kristof/
Insomma, un libro che avrei potuto tranquillamente evitare, anche solo per sfuggire gli afflati depressivi che veicola. Poi magari lei non era così, le foto che ci sono in giro, per quello che può valere, paiono descrivere una persona serena e sorridente, non una “nientista” secondo la definizione di Nancy Huston nel libro “contro i maestri dello sconforto” (perfetto nelle intenzioni, pessimo nello svolgimento, come ho scritto nella sua recensione).
Comunque ciao, non credo che avrò più niente a che fare con quest’autrice.
Trilogia della città di k - Agota kristof
Libro letto in 3 giorni, praticamente divorato ...come non Mi accadeva da tempo!
È un romanzo crudo, violento, triste dove realtà e finzione si intrecciano inesorabilmente e quando pensi di aver afferrato il senso e la verità ... tutto si stravolge.
Una lettura tutt'altro che facile ma che vale la pena leggere. Un capolavoro uNico che ti entra nelle ossa sin dalla prima riga e graffia le emozioNi travolgendole.
Quale dramma nasconde una menzogna, l'invenzione di un'altra vita, di un presente e di un passato allo stesso tempo pieno e privo?
Libro incredibile, avventuroso e durissimo.
Lo sfondo è quello della guerra e poi del mondo sovietico e questo ambiente contribuisce a delineare la durezza e la tragicità della vita dei protagonisti. I drammi vissuti portano ad una disumanizzazione dei protagonisti.
Oltre a queste cose c'è anche una componente di fantasia e imprevedibilità che rende il libro assolutamente da leggere.