Era da tempo che non venivo catturata così tanto da un romanzo. Sarà che Silvia Avallone ha giusto un anno in meno di me, e quindi mi sono ritrovata al 100% in tutto il suo percorso di crescita, accompagnata da quella tecnologia esordiente con i modem a 56k ("Papà, riaggancia il telefono che mi sto connettendo a Internet!"), i cellulari preistorici, i social network che non sarebbero arrivati prima del fatidico 2008... Per non dimenticare lo sfondo della vita di provincia, dove tutti conoscono tutti, si gira in motorino con l'aria di libertà, si paga con le lire, la vittoria ai Mondiali del 2006 sarebbe arrivata di lì a poco...
Elisa e Bea, la loro amicizia nata per caso, piena di ripicche e sotterfugi, più o meno celati, da una parte e dall'altra. Opposte all'ennesima potenza, che alle volte ti fermi a chiederti "ma come fanno ad essere amiche?". Dal classico all'Università, per un anno, e poi 13 anni senza parlarsi, senza vedersi, due vite che viaggiano su due binari paralleli ma che poi, forse, prima o poi si incontreranno di nuovo...
Davvero meraviglioso.
- "Per un momento guardo Valentino e penso: Sei il figlio di un sogno. Di un quindicenne e una quattordicenne che avevano immaginato mille volte d'incontrare l'anima gemella in biblioteca, e poi era accaduto. E anche se dopo la realtà si è rivelata non all'altezza, pero non si può lasciare mai, un sogno. Dovevi nascere per forza".
- "How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost soulds
Swimming in a fish bowl,
Year after year,
Running over the same old ground.
What have we found?
The same old fears,
Wish you were here".
Non so se posso essere obiettivo.
La Avallone rientra ormai da tempo, a pieno titolo, tra le mie scrittrici preferite.
Personaggi di provincia, i tuoi vicini di casa, tuo zio, tua sorella, nella loro completezza, nei loro pregi e nelle loro grosse mancanze.
Nella mia personale classifica delle storie che mi ha raccontato, questo libro rimane dietro ad altri.
È la storia di un'amicizia femminile e io fatico ad entrare, non riesco, o forse semplicemente, non posso cucirmela addosso.
Un ottimo romanzo per noi che abbiamo visto nascere internet e farsi largo tra di noi.
In questo momento capisco che sto per fare discriminazioni di genere, ma è la mia recensione.. quindi un ottimo romanzo, che può dare ancora di più se sei stata ragazza in quel periodo!
Storie che procedono nel parallelismo. Coppie distanti nei luoghi e nei pensieri, amiche diverse nel fisico e nei sogni, città di provincia che segnano passaggi. Storie di! un'Italia in cui ancora immedesimarsi. A me è piaciuto!
Due adolescenti, Elisa e Beatrice, frequentano la stessa scuola. Sono così diverse che nessuno vorrebbe scommettere sulla loro amicizia. Elisa, una famiglia disastrata ed una serie di abbandoni alle spalle, è minuta, bruttina, infagottata in maglioni extralarge e jeans ereditati dal fratello maggiore. In lei però c’è un grande amore per i libri, per la letteratura e la poesia che l’aiutano a comprendere il mondo e se stessa dandole al contempo una via di fuga da una realtà tutt’altro che benigna. Beatrice, ricca e bellissima, ha una vita apparentemente perfetta: una famiglia unita, una bella casa, grandi possibilità economiche Due personalità agli antipodi, ma che per quel gioco perverso per cui gli opposti si attraggono, si legano in un’amicizia che pare indissolubile. Per tutti gli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza Bea e Eli formano un connubio indivisibile nonostante i loro sogni siano molto diversi. Legati all’immagine e all’apparenza quelli di Bea che cerca di muovere i primi passi in un web ancora agli albori, più profondi e intimi quelli di Eli che sogna un futuro da scrittrice. La vita, il caso, ma anche i frutti di due personalità così opposte segneranno i destini delle due ragazze che si separeranno in malo modo nel corso del primo anno di Università. Una sofferenza devastante per Eli che scrive in prima persona di quell’amicizia così speciale, vitale, unica ma, per certi versi, anche tossica. La scrittura della loro storia e della loro rottura diventa per Elisa un atto catartico, ma allo stesso tempo una dolorosa dichiarazione d’amore e di amicizia per ciò che non è potuto essere.
La scrittura di Silvia Avallone è come sempre semplice, spontanea, lineare, ma tutt’altro che sciatta e soprattutto è capace ancora una volta di perforare il cuore, di evocare emozioni e di commuovere. Sa scaraventarti come pochi nei ricordi di un’adolescenza ormai lontana, perché Eli e Bea sono tutte noi. In esse e nei loro sogni tutte noi possiamo identificarci, ora in una ora nell’altra. Insieme a loro ci si ritrova a scorrazzare con i motorini, a soffrire per i primi amori, a palpitare per un’interrogazione, a ripensare ad un’amicizia che a quel tempo sembrava per sempre e che invece si è dissolta lasciando un sapore dolce amaro come il rammarico per una amica persa e mai più ritrovata.
I personaggi sono delineati in modo forse troppo netto, troppo contrapposto: la secchione e la superficiale, la bruttina e la bellissima, i libri e i social network, l’essere e l’apparire. In realtà tutto il romanzo gioca sulla contrapposizione tra la realtà e la sua rappresentazione, tra ciò che è vero e ciò che appare, tra ciò che si vive e ciò che gli altri, soprattutto attraverso i social network, sanno (o vogliamo che sappiano) di noi. Tra menzogna e sortilegio, come recita il titolo del libro guida di Elisa che è anche il suo amuleto portafortuna. Un dissidio, quello tra essenza e ed immagine, che è apparentemente inconciliabile, ma che trova uno spiraglio di intesa alla fine del romanzo.
Un bel romanzo da una giovane scrittrice che riserva sempre belle sorprese.
Romanzo molto piatto e poco intrigante. Silvia, potevi fare meglio!