Diciamo subito che il libro è lungo a tratti noioso e, in generale, strutturato male. Diciamo anche che in realtà, più che di oggetto narrativo non identificato, si tratta di lungo resoconto di taglio giornalistico che di narrativo ha davvero poco (e di certo non le parti migliori). Detto questo, il libro di Wu Ming 1 è un appassionato racconto, a tratti autobiografico, della resistenza in Val di Susa, che non nasconde mai di essere di parte e non per questo perde di credibilità.
Si può avere qualsiasi opinione sull'utilità del TAV per Lione ma ci si rende subito conto che l'enorme sforzo messo in campo dall'entità per reprimere le proteste, condizionare il dibattito pubblico e distorcere l'informazione non ha niente a che fare con l'interesse pubblico e, ancora meno, con la democrazia. Da leggere assolutamente.
Volevo farmi un'opinione ragionata sul TAV, quindi ho affrontato il libro (un bel mattone da 600+ pagine); conoscendo l'autore sapevo che era palesemente da una parte, ma sempre dato che lo conosco so che è molto documentato e preciso, quindi è un buon punto di partenza, quantomeno. E il parere me lo sono formato, e mi è venuto un nervoso incredibile, sembra un mix tra Romanzo Criminale e quegli sci-fi distopici, in cui lo Stato si comporta da schifo (alcuni stralci sono imbarazzanti) e i protagonisti sembrano accerchiati. Una lettura istruttiva, anche solo per ricordarsi che tante schifezze non sono relegate ad un passato più o meno remoto, ma che ci sono ancora oggi.
L'unico difetto, che ho riscontrato anche in altri lavori solisti di Wu Ming 1, è che è un po' ostico da leggere: non per la scrittura, ma perché c'è davvero tanta, forse troppa roba. Troppi personaggi, troppe storie, troppi avanti e indietro nel tempo per raccontare tutto, il che è bello ma un po' ti perdi via e ci sono momenti in cui devi fermarti un attimo e recuperare i fili. Magari un po' meno, e il libro sarebbe più fruibile e quindi più letto (io l'ho avuto lì per un po' di tempo prima di iniziarlo, ero intimidito dalla mole e dalla densità).
Il viaggio in effetti non è stato breve, ma di sicuro è stato utile.
La migliore cronistoria che ho letto sul movimento No TAV. Un buon modo per capire questo fenomeno politico e sociale, la sua importanza e le ragioni che lo hanno spinto e che ancora lo spingono. Ci si mette parecchio a leggerlo, non perché non scorra via, ma perché è denso di pensieri, storie e narrazioni.
Recensione completa su https://www.aforismidiunpazzo.org/radici/recensione-di-un-viaggio-che-non-promettiamo-breve-di-wu-ming-1.html
...ContinuaLa lotta al Treno Alta Velocità in Val di Susa raccontata con passione e partecipazione da uno dei componenti del collettivo di scrittori Wu Ming. Non è solo una cronaca puntuale dei vari passaggi della mobilitazione, ma anche una testimonianza dei legami umani che si sono creati e una ricerca delle radici storiche e sociologiche, che hanno fatto sì che non solo la lotta cominciasse, ma che si rafforzasse e ampliasse fino a diventare l'espressione di un'intera popolazione. Nonostante la persecuzione giudiziaria, la militarizzazione del territorio, il disprezzo da parte della classe politica e imprenditoriale.
Un viaggio che interessa non solo la Val di Susa, ma anche le miriadi di "grandi opere" che hanno deturpato il nostro paese e creato enormi buchi di bilancio, oltre che il terreno ideale per far prosperare la corruzione e l'infiltrazione mafiosa. E' un libro dichiaratamente di parte ma è la parte giusta quella che viene raccontata. La parte di chi rifiuta la cementificazione selvaggia, la deteurpazione del territorio, l'idea di uno sviluppo economico insostenibile, contro chi vede nel profitto l'unica ratio possibile, perché un altro mondo è possibile. Un mondo in cui le ferrovie vengono potenziate e non abbandonate, dove non conta la velocità ma l'efficienza e il risparmio, dove viaggiare in treno non sia un privilegio di pochi ma un diritto di tutto.
...ContinuaE' di parte, questo "oggetto narrativo non identificato"? Sì, certamente lo è. Ma ben vengano lavori come questo che, anche se chiaramente schierati, raccolgono dati e documenti che aiutano la comprensione di quell'universo nato in Val Susa quasi tent'anni fa e che si chiama "No Tav". Da quando se ne parla, ho sempre pensato che il TAV Torino Lione fosse un inutile, anzi dannoso, sperpero di risorse economiche e ambientali. Però facevo fatica a comprendere tutte le istanze che stavano alla base della lotta senza quartiere che i Valsusini stavano portando avanti. Anch'io vengo da una valle attraversata da ferrovia e autostrada, una valle di altissimo transito di persone e merci, dove si sta scavando proprio in questi anni il tunnel ferroviario di base: non mi sembra che gli abitanti della val d'Isarco si siano opposti più di tanto al tunnel o, per lo meno, l'opposizione non è emersa così rumorosamente. Forse perché per i pochi abitanti della Wipptal il problema più grande è effettivamente la congestione del traffico di camion che attanaglia costantemente l'autostrada del Brennero per cui il tunnel è, in fondo, benvenuto. Questo lavoro di Wu Ming 1 mi ha aperto gli occhi sui perché: perché qui, perché così. Ma mi ha aperto gli occhi anche su un modo bellissimo di intendere la comunità, il bene comune, il lavoro, l'armonia con l'ambiente. Tanti e contrastanti erano i sentimenti che affioravano durante la lettura: rabbia nei confronti di questura e forze dell'ordine, del loro senso di "stato" che difende i privati ai danni dei cittadini; ma anche partecipazione, gioia, sollievo. In me è sorta anche la domanda: come fare a diffondere il messaggio "no-tav", a farlo condividere. Perché i media sono schierati. In TV non si vedono mai esposte le ragioni no tav, solo qualche grillino, assolutamente incapace di uscire dalla logica degli slogan e degli hashtag. La Gruber invita le "madamine" di Torino, ma nessuno del movimento. Mi vengono i brividi quando sento che qualcuno vuole sottoporre la questione TAV a un referendum: ma su quale base la gente può decidere? Mi è capitato alcune volte di confrontarmi sul tema. Premetto che, per scelta non frequentavo "berlusconiani" così come adesso non frequento leghisti (ovviamente non è che posso evitarlo: nel caso, per come sono fatto, evito di parlare); tuttavia, anche tra le persone che frequento prevale il "buon senso": il treno è ecologico, abbiamo bisogno di infrastrutture, rischiamo di rimanere isolati, ecc. Manca proprio un altro approccio, un'informazione scevra dai condizionamenti di che vuole sempre decidere. Per cui grazie WM1, anche per aver messo questo lavoro a disposizione per il download gratuito: adesso mi informo su quali modi ci sono per un sostegno concreto.
...Continua