Il mio rapporto con questo libro è stato complicato. L'ho comprato 3 anni fa e poi l'ho annusato più volte, ma non ho mai avuto il coraggio di iniziarlo. La mole, una certa aura che lo circonda, il fatto che De Lillo sia un autore adorato dai miei adorati DFW e Franzen. Insomma, alla fine prima delle vacanze di Natale, complice il fatto che le avremmo passate a casa per il covid, ho deciso di affrontarlo. E ho scoperto di averlo sottovalutato: altro che le vacanze di Natale! La lettura è complicata, con continui salti temporali in avanti e all'indietro, il libro intero è estremamente postmoderno nell'intrecciarsi delle trame e dei personaggi. Ciò detto, emergi da questa fatica davvero soddisfatto: non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un capolavoro. Alcuni brani sono incredibili nella loro bellezza, nella scrittura che è al contempo scorrevole e curatissima, attenta, precisa. Di cosa parla questo libro? Impossibile dirlo: dell'ossessione americana per la bomba, di spazzatura, di diseguaglianza sociale, di baseball, di arte, di amore. Insomma, parla della vita. E leggendolo capisci perché l'ammirazione di Franzen e Wallace. Capisci quanto entrambi debbano a De Lillo, e ti viene una grande voglia di affrontare un altro suo libro. Pur sapendo che leggere questo cospicuo tomo ha rappresentato un vero e proprio lavoro, che si è affiancato a quello "ufficiale" e che mi ha tenuto compagnia per ben tre mesi.
...ContinuaTroppe pagine anche se mi è piaciuta la scelta organizzativa.
Nel 1996 esce Infinite Jest e nel 1997 Underworld.
Credo che entrambi siano capolavori, i romanzi (grandi romanzi americani, si è soliti dire, soprattutto come etichetta del secondo, ma questo è irrilevante) che chiudono il Novecento letterario.
Underworld è più antico, perché è in fondo un romanzo storico, la guerra fredda lo sottende dalla prima all'ultima pagina.
L'atomica, che sembra costantemente brillare nel sottosuolo del pianeta, è un incubo che attraverso le 900 pagine del romanzo, facendo da contrappunto alla violenza individuale che sembra vivere di vita propria, dissociata dall'innocenza dei personaggi, prigionieri della desolazione abituale dell'underground notturna che svela i grandi condomini del Bronx, che racconta le storie vissute da Nick e Matt Shye, da Klara Sax, Edgar Hoover (direttore dell'FBI) lungo l'inesauribile, geniale, filo rosso tracciato dalla palla da baseball che decise il grande match tra Giants e Dodgers a NYC nel 1951.
La palla, che passando di mano in mano, racconta la storia dell'America ossessionata dalle proprie colpe, e tuttavia - è questo il tratto che mi ha colpito in questo magnifico romanzo - così ingenua e innocente quando il nostro occhio abbandona la visione globale storica, per penetrare nelle case, nelle abitudini, nei discorsi (straordinari, DeLillo è un mago del dialogo) degli innumerevoli personaggi che mettono in scena la loro esistenza.
Non c'è quasi morte in questa enorme, immortale Bibbia americana, ed è un aspetto, un altro, che mi ha colpito. Sembra che la catastrofe, la morte sia appannaggio di questo nuovo secolo, il XXI, e che il XX.la seconda metà del XX, sia stato l'ossessione profetica di un'apocalisse di là da venire.
Poi ovviamente, romanzo postmoderno, ecc. ecc., ma davvero entusiasmante: è il caso in cui la letteratura sublima l'infinitamente piccolo, il mediocre, il dettaglio trascurabile, il volatile, trasformandolo in poesia assoluta.
Celo, manca. Celo, manca. Alla fine di quell’intensa e meravigliosa avventura esistenziale che è la lettura di Underworld viene voglia di ripensare all'insieme dei personaggi incontrati nelle sue quasi 900 pagine per capire se davvero sono stati dipanati tutti i fili o è stato perso qualcuno o qualcosa per strada (e ovviamente non è successo, se non, forse, per il Texas Highway Killer, che non torna se non per un fugace ricordo di Nick, ma qui scendiamo nella sensibilità, anzi, proprio nel gusto personale).
Architettura maestosa, quella del più grande romanzo di De Lillo, autore che non si può ammirare davvero e nemmeno dire di conoscere se non ci si accosta a quest’opera monstre, perché De Lillo non è (solo) quello freddo di Cosmopolis o L’uomo che cade, né quello affine nei temi di Rumore Bianco (il cui pre-finale un po’ forzato mi ha sempre lasciato perplesso). Ecco, proprio Rumore Bianco è paradossalmente meno coeso di questo capolavoro del post-modernismo che corre avanti e indietro nel tempo, riannodando storie e percorsi e sempre tenendo al centro una palla da baseball ma anche il pericolo nucleare, l’invasione della spazzatura, l’aggressività dei video e messaggi pubblicitari, l’invadenza della televisione, il flusso ininterrotto delle informazioni sulle reti telematiche (tutti temi che, se prendete la definizione di post-moderno della Treccani, ma credo di qualunque enciclopedia, ci rientrano perfettamente).
E alla fine, le mille considerazioni che si potrebbero fare impallidiscono di fronte a quella che per prima s’impone: quale enorme padronanza tecnica e maestria si vede nella "gestione" di un’opera del genere! Un'opera in cui anche i fronzoli (quelle impagabili storie secondarie che molti editor avrebbero eliminato, a partire dalle struggenti descrizioni delle giornate di Bronzini o della stessa Klara Sax) sono sostanza. La sostanza del nostro tempo.
Una delusione enorme. Ho letto il 75% del libro sperando di capire dove andasse a parare, e il restante 20% (il primo 5% di ingresso nel libro non conta) a scorrere nervosamente le pagine dicendomi che non era possibile fosse tutto lì... Ok, gli Stati Uniti: il baseball e i rifiuti; il nucleare, tra mito, paura e scarti; l'arte che prende lo scarto e lo rende opera. Tutto torna. Bravo. E poi? Ben scritto, non c'è dubbio, ma ripete lo stesso concetto in tutte le salse per 1000 pagine, senza un'emozione, uno stimolo di curiosità su un pugno di personaggi scollegati, ma poi, naturalmente, magicamente collegati, antipatici e interessanti solo per il loro ruolo in questa macchina perfettamente oliata e funzionante che è il libro. Ma un libro non può essere solo un esercizio, per quanto perfettamente svolto...
...Continua