taccuini di guerra e un contorno di commenti per comprendere meglio i fatti.
Gran bel lavoro degli autori che riescono a coniugare gli scritti di Grossman con la sua esperienza di vita come giornalista al seguito dell'Armata Rossa.
Resoconti di guerra da uno dei fronti più caldi e al contempo più gelidi della ww2, il fronte russo. Una lettura indispensabile anche per conoscere un punto di vista che gli storici non possono trasmetterci, quello di chi sta vivendo in prima persona l'evolversi di un conflitto e ne trae delle argomentazioni che possono sembrare strane e originali per chi le ha solo studiate sui libri. La descrizione degli stati d'animo dei combattenti e dei civili, per esempio, i tanti, piccoli e sconosciuti atti di eroismo e di vigliaccheria, le magalomanie dei comandanti, i sacrifici inumani dei civili. E accanto alle storie, la Storia. La battaglia di Stalingrado, per esempio, che riteniamo giustamente la svolta della campagna di Russia, scopriamo che invece non era stata vissuta così dai protagonisti che ancora temevano una controffensiva tedesca che in effetti ci fu anche se con effetti minimi. E poi le pagine terribili e angoscianti sulla scoperta dei lager a Treblinka. Qui anche la freddezza scientifica dell'osservatore cede, e accanto alla cronaca sembrano comparire le lacrime e la rabbia di un ebreo che vede coi suoi occhi lo sterminio della sua etnia. Insomma un libro da non perdersi e ringrazio Giorgio per avermelo regalato ;-)
...ContinuaUn libro assolutamente da leggere, imperdibile
Con l'aggravante di non esserci finito solo col pensiero.
Se sorvoliamo col pensiero i tremila e più anni di storia occidentale, si fa fatica a trovare un mondo più simile a quello infernale del fronte orientale nella Seconda Guerra mondiale: milioni di vittime innocenti (soldati ma anche donne, bambini, anziani, malati) gettate nell' immenso calderone succubi del più assoluto arbitrio del caso.
E probabilmente non esiste modo di percepire quale sia stata la tragedia per intensità e dimensioni se non attraverso gli occhi di un poeta. E chi meglio di Vassili Grossman, Ebreo Ucraino e sensibile uomo di lettere, vittima designata della follia razzista di Adolf Hitler ma anche del razionale incubo staliniano, può raccontare meglio cosa è stata questa guerra? Questo è il valore di "Uno scrittore in guerra", il libro che raccoglie gli appunti, le impressioni, ma anche l'arte frutto della pena di un poeta al fronte, in qualità di inviato del giornale dell'armata rossa.
Va da sè che un documento che ha dovuto resistere a dieci lustri di censura sovietica per arrivare fino a noi non potrà mai essere preso alla lettera, ma dovrà essere studiato atraverso la consapevolezzza del tempo e dei vincoli del mondo sovietico dal quale è nato e del quale nonostante tutto l'autore era fiero di far parte. Da questo punto di vista è preziosissimo il contributo di Anthony Beevor (storico militare di fama mondiale e profondissimo conoscitore della Russia e del fronte orientale) e di Ljuba Vinogradova, che hanno selezionato, ordinato ed assemblato gli appunti di Grossman, intervallandoli con preziose introduzioni esplicative riguardo agli avvenimenti storici.
Ne emerge una immagine dell' Unione sovietica e dell'uomo sovietco diversa e non usuale per il lettore occidentale. Un uomo che sembra esere parzialmente consapevole delle sanguinose storture del regime ma le vive come necessarie per l'avvento del comunismo in nome del quale ogni violenza stalinista cesserà di esistere in quanto non più necessaria; sopportazione resa peraltro meno dolorosa dalla naturale affinità del popolo russo con la morte, dalla attitudine di questo incredibile popolo a costruirsi una vita nello sforzo e nella sofferenza. Secondo Grossman sarà questa la principale chiave di lettura della vittoria dell'URSS nella grande guerra patriottica.
Ma a fianco dell'uomo comunista rimane l'uomo russo. Grossman era ebreo ed ucraino, e quindi avrebbe dovuto sentirsi due volte lontano da quel mondo: è vero il contrario. Nessuno storico e nessun romanziere occidentale (da Emmanuel Carrere a Tiziano Terzani) ha mai voluto concedere all'Unione Sovietica quel ruolo di unificatore nazionale e culturale che invece dalle pagine di Grossman ed Erenburg emerge con violenza (e non stiamo certo parlando di scrittori di regime): le città sovietiche da Kiev a Leningrado, da Minsk a Mosca, sono bel lontane da essere quegli incubi grigi e squadrati che tutti abbiamo immente, ma centri di grande cultura che sfuggono comunque all'indottrinamento staliniano e nelle quali riescono a convivere decine di etnie diverse.
A quale Unione sovietica dobbiamo dunque credere? A quella delle deportazioni di massa dei tatari e dell' Holodomor, od a quella dei soldati della terza armata della guardia che, appartenenti a più di dodici etnie diverse, si dispongono fianco a fianco per fronteggiare e sopravvivere ad un nemico anche più terribile? Non esiste una risposta facile a questa dicotomia, ma davanti al racconto di Grossoman perlomeno occorre dubitare che forse l'idea che la letteratura occidentale ci lascia dell' Unione Sovietica sia troppo semplicistica, e il panslavismo sovietico abbia avuto negli anni anche un elemento unificatore (come testimoniano peraltro le terribili guerre divampate in Jugoslavia e nell'asia centrale alla caduta del blocco dell' Est).
Se "Uno scrittore in guerra" vuole essere prima di tutto un resoconto del fronte orientale nella seconda guerra mondiale vissuto in prima persona, tuttavia le pagine che colpicono di più sono quelle scritte dall'autore davanti all'atroce e spaventoso spettacolo del campo di sterminio di Treblinka. E qui la penna del poeta si affianca a quella dello scrittore, mentre l'ebreo si affianca al sovietico per scrivere un atto d'accusa di incredibile potenza, che a mio parere si dovrebbe far leggere in tutte le scuole.
Per chi già si interessa di quello che è stato e di quello che può insegnare il Fronte Orientale, "Uno scrittore in guerra" offre un punto di vista di alto livello dall'interno e da parte di una delle categorie più a rischio in quel conflitto. Per chi su quell'immenso calderone di sangue intende leggere un solo libro, sarebbe un gran bene che sia questo.
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