"La rabbia di chi non ha nei confronti di chi ha non è mai una cosa piacevole, e la vostra razza è per tradizione sospettosa e refrattaria al diverso."
1946, base militare di White Sands, notte fonda. Nel bel mezzo dell'area test atterra un'astronave aliena. Ne scende un tipo strano, non il classico extraterrestre dei film di fantascienza, con tanto di tuta spaziale blu-argento, ma quello che sembra “un incrocio tra uno dei tre moschettieri e un fenomeno da circo”. Niente di spaventoso, anzi un piccolino alto sì e no un metro e sessanta, con una calzamaglia verde ed una camicia di pizzo arancione, che sembra più impaurito dei ragazzi dell'esercito che hanno assistito all'atterraggio. Con un nome impronunciabile, sostituito presto da tutti con il più semplice Dottor Tachyon, l'alieno mette in guardia da un pericolo imminente. Dal pianeta Takis, dal quale proviene, un virus alieno creato originariamente come arma batteriologica viaggia all'interno di una sfera che lui cerca di rintracciare prima che contamini la Terra e avvenga l'irreparabile...
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...ContinuaInteressante l'idea del romanzo a mosaico, con racconti indipendenti tra loro, scritti da autori diversi, ma che riprendono alcuni personaggi e una trama di fondo coerente. La vicenda è più coinvolgente all'inizio che alla fine, quando i racconti sono più slegati, e in effetti il libro poteva essere più corto (tanto, racconto più o racconto meno, la vicenda va avanti per un'altra decina di volumi).
Il libro originale è del 1986, e non c'è da stupirsi se ora alcune sue idee risultano "già sentite": mi viene da pensare che alcune serie televisive, tipo "4400" e poi "Heroes", abbiano allegramente saccheggiato da qua.
Poi, si può discutere se questa sia fantascienza ucronica o semplice fantasy. Nonostante un tentativo finale di dare una giustificazione scientifica al tutto, i superpoteri che vengono presentati sono un po' troppo da fumetto.
...ContinuaSono stato attratto dall'idea iniziale, non so perché, ma la immaginavo più enfatizzata, soprattutto per quello che riguarda le carte da gioco, magari a causa di un mio immaginario eccessivamente contaminato da influenze manga.
Invece il virus Wild Card è giusto un pretesto per avere un mondo di mostri e supereroi, un mondo dal fiato terribilmente corto.
Martin spiega che, in parte, il progetto è figlio delle sue sessioni di gioco di ruolo con amici scrittori e questo è già un indizio della scarsa riuscita dell'opera. Rendere partite di ruolo in racconto o romanzo è qualcosa che hanno provato tanti, con scarsi risultati, perché il gioco di ruolo è divertente di per sé, scriverne lo rende sciapo.
Wild cards dà l'impressione, da una parte, di cercare la struttura della serie TV moderna, introducendo personaggi, montando intrecci, muovendosi con cautela, dall'altra di riscrivere e rielaborare il mondo dei supereroi come i comic ce li hanno sempre mostrati.
Peccato che il media di riferimento qui sia il racconto e degli altri due mondi prende il peggio.
Il ritmo da serie TV non ci sta proprio. I racconti in sé sono noiosi e anticlimatici, una volta esaurita l'idea della wildcard di turno non c'è sviluppo che tenga incollato il lettore, l'intreccio è banale.
Il mondo dei comic è usato riciclando solo cose che i comic hanno già detto. L'emarginazione, la caccia all'uomo, la rivoluzione. Anche la commistione con la storia è già abusata, tanto più che la storia non cambia, rispetto alla nostra, per l'effetto dei virus e alla fine gli eventi scorrono come da noi, solo con la partecipazione di assi e joker.
Insomma, proprio della roba senza idee, dalle firme che coinvolge non si direbbe.
...Continuaun libro difficile da valutare visto che è una raccolta di racconti assemblata a romanzo con alcuni personaggi ricorrenti, nel complesso l'ho trovato molto gradevole, visto che è scritto da molti autori ho trovato azzeccato il fatto di essere diviso in racconti, se fosse stato un romanzo sarebbe potuto risultare un po' disomogeneo..
...Continua