non imperdibile, per quanto storia curiosa. sono altri i libri di Moresco da leggere assolutamente.
Avevo acquistato questo libro alla sua uscita, nel 2005, dopo averne letto una bella recensione. Poi era stato ingoiato dalla libreria ed era scomparso tra le pile dei libri in lettura. È rispuntato fuori, inaspettatamente, in questi giorni. L'ho letto in fretta e con gran piacere. Prendendo spunto dal fascicolo del Casellario politico centrale dedicato allo zio Demostene, Antonio Moresco rimesta nella storia della sua famiglia, ricostruendone vite e percorsi. Una storia comune a quella di molte famiglie vissute nella prima metà del Novecento, fatta di miseria e di dolore. Questo racconto rappresenta forse anche l'occasione in cui l'Autore fa i conti con il proprio passato, cercando di riannodare fili spezzati. Ritrovando una traccia genetica alla sua inquietudine. E il non detto pesa molto più di ciò che è raccontato.
...ContinuaAntonio Moresco prende spunto da una foto, qualche documento, alcune lettere e cerca di ricostruire la storia ( che si intreccia con la Storia) della propria famiglia e dell' umanità che ad essa si è intrecciata. Storie dolenti di un' Italia povera, tra le due guerre,e del lento svilupparsi di destini con poco in comune per spirito ed idee, ma tutti legati alle medesime radici. E ognuno di noi è il risultato del proprio passato e della propria famiglia. Talvolta ascoltare chi ci ha preceduto, ci fa scoprire storie più drammatiche o avventurose o incredibili dei romanzi che tanto ci piacciono;-)
...Continuaun esempio. un esempio di racconto famigliare, intenso e affascinante come può affascinare il vero, il quotidiano e spesso disastroso procedere 'normale' di tutte le nostre vite, affascinante onesto e di classe come si conviene a un libro di Antonio Moresco.
Uno scritto atto a svelare e rivelare la discendenza di una vita randagia, di illusioni vissute fino al midollo e altrettanto profondamente perdute. Tutti noi ne abbiamo uno, nel nostro albero genealogico, che è venuto prima ma che ci legano addosso come primo in qualcosa che ora noi, nel presente, in parte, rappresentiamo.
Prima di Moresco c'è stato zio Demostene.
"Mio padre era molto contento, il giorno che sono venuto al mondo. Quando l'ha saputo si è messo a gridare 'è nato! è nato! è un maschio! è un meccanico!'. Perchè forse sperava di riprendere attraverso di me il filo della sua vita e dei suoi sogni spezzati dalla guerra e da tutto il resto. Mia sorella mi ha detto di non averlo mai visto così allegro in vita sua. (...) Le sue aspettative sono state deluse. Sono diventato anch'io 'come lo zio Demostene', di lì a un po'. E poi, come se non bastasse, sono stato preso da altri stupidi sogni alfabetici e geroglifici, sono diventato uno stupido scrittore randagio."
...ContinuaÈ un libro straordinario, commovente, intenso fino all'ultima pagina. Non saprei dire quale sia l'opera che mi ha colpito di più fra quelle che ha scritto Antonio Moresco, ma se dicessi "Zio Demostene" penso che non sarebbe un'esagerazione.