Rara la grazia, la leggerezza, persino l'umorismo con cui l'autrice riesce a parlare di dolore, ossessioni, amori impossibili, perdita, morte. Non si può che leggerla con stupore e ammirazione, giocando a cercare dentro i suoi versi qualche pezzetto della propria vita.


PÈSS FRITT

L'è tütt el dì che sun chì a spettà la tua telefunada
stu chì me mövi no stu chì inciudada
a pensà ai robb de ditt
a tütti i drin fu 'n salt ma l'è la mamma
la zia 'l diavul la cügnada te set mai tì.
Inscì a pensà ai robb de ditt u passà la matina
'l dopomessdì la sera
e adèss che gh'è föra la lüna
adess ghe la fu pü e alura alura
salti su in pè sul tavulin
me mètti a fa mì fort fort drin drin
püssé fort driin cume 'na disperada
e pö disi pronto pronto e varda
te set propi tì che te me diset cume la va?
Ste me cüntet de bèll?
E alura tütt'a'n tratt
me desmententeghi tütt quèll che te vurevi dì
de tütt quei robb me ven in ment pü nient de nient
ma devi truvà sübit 'n quaicoss
sübit se no tì te diset bè ciau e te tachet sü
devi truvà 'n quaicoss sübit eccu te disi
ieri u cumprà di bei pèss d'un culurin azzürrit ciar
e gh'u tajà via 'l cu puarètt la cua
gh'u dervì la panscia poeu i u lavà ben ben
i u passà nella farina bianca e i u fà fritt puarètt
fritt.
Tì te diset ah sì, fritt?
e pö te diset pü nient de nient
e anca mi disi pü nient resti lì imbambulada
cume i pèss fritt, azzürrit.


POESIA ILLEGITTIMA

Quella sera che ho fatto l'amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po' mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia

Nov 5, 2015, 2:21 PM

Lettera dal balcone

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l'orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d'amore al sole
e carezzarti e baciarti un po' più di quello che tu voi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

Feb 28, 2011, 5:27 PM

A volte lo ripeto come un mantra, e forse lo è: sono una madre adottiva.
Quando ho incontrato la poesia di Vivian Lamarque ho sentito un’aria nuova, apparentemente scanzonata ma con un fondo di amarezza e forse di solitudine che mi ha ricordato alcuni pensieri che talvolta fanno le mie figlie.
Così sono andata a cercare pezzi di vita di questa donna fantastica, che sono riuscita a racimolare qua e là navigando in rete, ed ho scoperto.
Ho scoperto che lei non è francese ma italianissima, di Tesero vicino a Trento, che il cognome che utilizza per firmarsi è quello del marito e che lei, figlia illegittima di origini valdesi, è stata adottata da una famiglia milanese all’età di nove mesi.
Ecco, mi sono detta, la quadratura del cerchio…
Si, perché ci sono ferite e sofferenze che rimangono con te tutta la vita e non fa differenza che tu sia stata adottata da piccolissima o all’età di 10 e 11 anni come le mie figlie. La patente di sofferenza dell’adozione la porti con te e chi sa leggere, ne scorge i contorni.
A dieci anni Vivian Lamarque scopre di avere anche una madre biologica e inizia a scrivere le prime poesie.
Che meraviglioso modo di esorcizzare il dolore!
Ha detto: «Sono una “cercatrice” nata e lo sarò fino alla fine. Ho iniziato cercando madri, padri, fratelli, sorelle, consanguinei di ogni genere, ne ho inseguito senza pace le tracce, ho sacrificato gli anni centrali della mia vita in questa ossessiva ricerca. Li ho rintracciati quasi tutti, uno a uno. Sì, ho trovato i singoli, ma non l’insieme. È il mio arto mancante. Nonostante ora mi avvicini ai 70 e sia madre e nonna, continuo a sentire il mondo diviso per due, col resto di uno, io»
Le sue poesie, spesso brevi, sono sempre piene d’amore, sono versi a volte irriverenti, fanciulleschi, diretti come solo i bambini sanno essere.
C’è un cuore giovane che pulsa dentro questa donna occhialuta, dalla faccia simpatica, che ha fatto per lungo tempo l’insegnante, ha scritto libri per i più piccoli, ha vinto un mucchio di premi e dice un sacco di cose interessanti.
Sostiene che i poeti siano tutti quanti insopportabili e per questo occorre frequentarli poco e leggerli tanto!
Vorrebbe fosse obbligatorio «mettere fiori su tutti i balconi, edifici pubblici compresi», perché «anche i fiori, come la poesia, parlano a pochi. La maggioranza degli uomini non ne conosce la lingua, né è interessata a impararla, tantomeno si lascia coinvolgere dai loro argomenti».
Le sue poesie raccontano le piccole cose quotidiane; dice: «mi piace tanto, quasi come a un gatto, stare alla finestra (specie a quelle su strada) e anche ai finestrini del tram, molti dei miei pezzi sul Corriere sono nati così. I miei milanesi prediletti hanno ali piume zampette code radici foglie, seguono poi tutti gli altri, di tutte le età e di tutti i colori, anche quelli venuti da lontano con i loro negozietti in una mano».
E ancora: le poesie «come foglie possono cadere. Non tutte sono sempreverdi, alcune che credevi eterne sbiadiscono, rinsecchiscono, si fanno presto dimenticabili, oppure come frutti si fanno divorare dal tempo e poi quando le cerchi non ci sono più».
Adesso è tempo, per chi non la conosce, che parlino i suoi versi, ne ho scelto alcuni, quelli che amo di più sperando che vi inciampiate amandoli follemente.

Caro albero meraviglioso

che dal treno qualcuno

ti ha tirato un sacchetto

di plastica viola

che te lo tieni lì

stupito

sulla mano del ramo

come per dire

“cos’è questo fiore strano

speriamo che il vento

se lo porti lontano”.

Ci vediamo

al prossimo viaggio

ricorderò il numero

del filare, il tuo

indirizzo, ho contato

i chilometri dopo lo scalo-merci

arrivederci.

Vivian Lamarque

Code

Non mi dispiace fare le code,
c'è tempo per pensare,
per guardare dentro la borsa,
...dentro la tasca dell'auto,
tempo per programmare i giorni a venire
domani dopodomani,
per guardare negli occhi di quell'extra gentile
(che vetro scintillante mi ha fatto,
gli ho chiesto il sinistro domani il destro,
ogni giorno un pezzetto diverso)
tempo per guardare quel bel geranio al quarto piano,
sta bagnandolo una vecchina pulita, bellina,
tempo per leggere i titoli, il nome di una via,
tempo per cominciare questa poesia.

Vivian Lamarque

Era la sua baciatrice preferita.
Con lei si appartava un momento dal mondo poi vi ritornava.
Era felice la baciatrice?
Oh sì, e anche il signore baciato lo era,
e anche i baci, di essere dati, tutti i conti son tornati.

Vivian Lamarque

Ho disegnato una piccola casa di cemento
poi ho aperto la porta
e ti ho messo dentro
quando scenderà la notte e sentirai bussare
non sarà il vento
saranno le stelle a cento a cento.

Vivian Lamarque

Il signore del cuore

Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
... E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.

Vivian Lamarque

Lettera dal balcone

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l'orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d'amore al sole
e carezzarti e baciarti un po' di più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

VIVIAN LAMARQUE

Mar 23, 2015, 7:40 PM