Evviva

il LIBRONE della Pimpa regalatoci dalla nonna!

Feb 23, 2013, 3:28 PM
La Pimpa e la relazione saggitale con il presente, ovvero La poesia

La poesia sembra, fra tutte le prese di parola, quella più consapevole del peso storico che ogni singola parola ha; infatti si manifesta spesso come una fuga dal presente: nell’etimologia, nel registro alto, nel desueto. Il peccato capitale in poesia è l'uso distratto della parola, l'uso appiattito sul significato corrente. Perché il suo compito sembrerebbe al contrario quello di porgere ogni parola con tutti i suoi significati, tutti i suoi possibili usi. Ogni parola in poesia dovrebbe perciò essere presente con la sua famiglia, tutta la sua cartella clinica. In poesia ogni parola è chiamata a testimoniare. Persino nella brutta poesia, solo che in quest’ultima cerca disperatamente di fare bella figura, di darsi importanza. Nella poesia la parola è presente in modo integrale, e proprio per questo è storica. Credo che tale accumulo di storicità sulla parola possa essere espresso come inattualità della parola. Oppure - mi sembra di averlo letto in Foucault - come una relazione saggitale nei confronti del presente.

E’ impossibile trovare un solo millimetro quadro della Pimpa che non sia in rapporto saggitale con il proprio tempo. Un simile risultato, se è già eccellente poniamo nella poesia di Celan, diventa assolutamente sbalorditivo in un’opera rivolta a dei bambini. Eppure la Pimpa - senza farne parola - tiene conto di Chernobyl, della svolta testuale, della termodinamica, di tutto questo presente rizomatico dove ormai oltre sei miliardi di perversi formicolano scompostamente.

E’ pazzesco che ogni opera poetica non diventi incomprensibile dopo una settimana, sensibile come è al mutamento incessante delle cose. Come è possibile che «fango» significhi la stessa cosa prima e dopo un'alluvione? Eppure al poeta chiediamo di usare la parola fango sapendo che è il materiale dei giochi dei bambini e insieme la loro tomba, se non hanno fatto in tempo a rifugiarsi. Lui conosce un modo di usare la parola sensibile a tutte le tempeste magnetiche che le fanno cambiare continuamente di segno, ma senza smagnetizzarla, come invece dobbiamo fare noi tutti i giorni, attutendo il mondo per non farci troppo male quando ci sbattiamo contro.

La Pimpa non nasconde nulla ai suoi piccolissimi lettori. Lo fa con il colore, con i tagli della pagina, con la sofisticata semplicità delle sue storie elementari e sagge. Nell’allegria obbligatoria dell’illustrazione per i piccoli, la Pimpa ha introdotto lo sconsolato e tuttavia coraggioso presentimento del mondo come esso è. Per questo la Pimpa a volte comunica una malinconia assoluta (cioè non legata ad alcun fatto della storiella raccontata). Una malinconia tellurica, primitiva, che riesce a non contraddire la festosità delle vicende in cui si trova coinvolta la cagnetta a pois.

La Pimpa è talmente carica di storia che la buca da parte a parte. Come tutte le opere di questo tipo, non è più possibile datarla e non invecchierà mai.

Aug 11, 2010, 1:30 PM

La Pimpa è stata la mia Infanzia.
La leggevo da sola, da bimba piuttosto precoce che ero. Ho imparato a leggere con la Pimpa.
Le raccolte, i cartoni animati, le videocassette.
Mi ricordo che la divoravo e mi divertivo a disegnarla, questa cagnolina a pois rossi bordati di giallo.
E' stata la mia prima istruzione.
Alla Pimpa devo tutto. Sogni e pillole di saggezza.

Apr 4, 2008, 7:12 PM