Un libro superficiale e a mio parere poco scientifico.
Non ho letto "la scimmia nuda" ma da un autore così conosciuto mi aspettavo molto di più. Questo libro è una raccolta di informazioni curiose e interessanti, ma messe insieme a teorie scientifiche secondo me assolutamente discutibili.
Qualche esempio. Il libro descrive in ogni capitolo una parte del corpo femminile, dai capelli ai piedi, spiegando le ragioni evolutive delle differenze fra uomo e donna, condite da qualche aneddoto e curiosità etnografiche. Più di una volta l'autore introduce una cosiddetta teoria scientifica che vorrebbe l'uomo derivante da forme acquatiche, il che spiegherebbe l'assenza di pelo, la presenza dell'imene (tipico dei mammiferi marini), e secondo alcuni anche la stazione eretta. Avendo studiato l'evoluzione dell'uomo posso dire che questa teoria ha un peso scientifico praticamente nullo nei libri di testo, nelle lezioni a livello universitario, negli articoli scientifici. Naturalmente nessuno vieta di citare questa teoria, ma parlarne per due o tre volte in un libro divulgativo mi sembra quantomeno azzardato, l'assenza di una critica puntuale può dare l'impressione che questa ipotesi abbia più peso negli ambienti scientifici di quanto non sia vero.
Poi un'altra cosa che mi ha dato parecchio fastidio è la tendenza a ridurre le differenze fisiche fra maschi e femmine alla presunta differenziazione dei ruoli durante la preistoria. L'uomo è più alto, ha più muscoli, corre più veloce, ha il naso fatto in maniera diversa perché tutto ciò era importante per la sua vita da cacciatore. La donna invece è più bassa, ha meno massa muscolare eccetera perché faceva la raccoglitrice, e a lei queste caratteristiche non servivano.
Vorrei far notare all'illustre scrittore che il dimorfismo sessuale è presente sia nei primati a noi più prossimi (gorilla e scimpanzé) sia nei nostri antenati di svariati milioni di anni fa (australopiteci e parantropi, o comunque li si voglia chiamare), che molto probabilmente non cacciavano, al massimo si limitavano a rubare le carcasse di animali appena uccisi ai predatori e agli sciacalli. Teorie scientifiche accreditate, inoltre, mettono in relazione la differenza di dimensione fra i sessi fra i primati con la struttura sociale, più che con le strategie di ricerca del cibo.
Poi parliamo delle Veneri. Le Veneri sono statuine femminili risalenti al Paleolitico superiore e alle epoche successive. Quelle paleolitiche soprattutto sono caratterizzate da fianchi seno e ventre particolarmente pronunciati, e testa e piedi normalmente solo abbozzati. Secondo l'autore del libro questo dimostra che le donne paleolitiche, così come le donne ottentotte e boscimane, soffrivano di steatopigia, un accumulo esagerato di grassi sui glutei. Secondo la stessa logica allora avrebbero dovuto essere prive di braccia, di piedi e con teste minuscole e senza capelli (in molti casi, non tutti).
Un'ultima riflessione, assolutamente soggettiva. L'autore parla dei caratteri femminili spiegando i motivi evolutivi per cui risultano più attraenti. Ad esempio dice che la donna mantiene più caratteristiche infantili rispetto all'uomo, e questo stimola l'istinto di protezione maschile e la rende più attraente. Ecco, io da brava donna mediterranea, morbida ma alta, con piedi e mani grandi eccetera mi sento un po' una schifezza a leggere che le caratteristiche più femminili (insomma, quelle della donna "evolutivamente perfetta") sono capelli biondi, carnagione chiara, mani e piedi piccoli, altezza ridotta. Persino il mio ombelico è sbagliato, dovrei averlo verticale invece che orizzontale.
E a pensarci bene mi sembra anche un punto di vista un po' sessista.
Un libro superficiale, poco scientifico e irritante. Una stellina solo per gli aneddoti curiosi.
ne parlo in modo più approfondito sul mio blog: http://paleomichilibri.blogspot.com/2011/01/lanimale-donna-di-desmond-morris.html