Non avevo mai letto nulla di Marcello Veneziani e questo libro è stato per me una vera sorpresa.
Viene analizzata la situazione meridionale attraverso un viaggio tra varie regioni, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria; in maniera molto ironica a volte e seria altre, viene fatto un quadro di un meridione che avrebbe le capacità per emergere, ma che purtroppo non ci riesce. Se alla fine ti rimangono i profumi, i colori, i nomi dei paesi, le usanze e i costumi, prendi però anche coscienza di tutti gli errori fatti, le infrastutture che mancano, i collegamenti ferroviari pressochè inesistenti. Il capitolo 9 "Fine corsa Eboli" e molto interessante perchè fa un quadro aperto a 360° su tutto quello che manca e che si potrebbe fare. Una frase mi ha molto colpito :"Nessun tg nazionale si fa al sud. Mezza Italia non è rappresentata nei media. Il Palazzo sta a Roma, la Borsa a Milano. La Rai è a Roma, Mediaset a Milano. Nessuna banca nazionale è al sud" a ben pensarci è vero.
Molto interessanti gli accanci con la storia e molto bello quello che dice di Roberto Saviano.
Veneziani indulge con insistenza ai suoi soliti giochi di parole, rincorre aforismi giocati in larga misura su assonanze, slogan, ironie linguistiche. Sul Sud tante cose risapute. Ma forse è solo questione di gusto personale. Perché l'ultimo capitolo, quello in cui viene raccontato il Sud intimo, quotidiano, autentico e commosso dell'infanzia, vale da solo tutto il libro. E lo riscatta.
Non so farne una recensione equilibrata. Veneziani scrive molto bene, anche se appesantito dal vezzo dei giochi con le parole che non riesce a smettere mai, più forte di lui. Uno o cinque giochi in un libro sono perle. Cento invece sono un campo minato. La storia del viaggio a sud ha la magia del sud ma non quella degli incontri promessi. E in più, le opinioni politiche così divergenti dalle mie lo rendono in altri punti da orticaria.
Il sud però resta calamita. Niente a che vedere però con le meraviglie di Matteo Collura.