Chissà perché le storie che parlano di mare mi attraggono, cercano proprio me, io che del mare ho paura, io che non prendo nemmeno le onde, anche quelle più piccole dentro cui i bimbi si lanciano gridando di gioia. Il mare mi chiama, sempre.
Il protagonista di questa stortia assurda, pazzesca - triste - è un uomo violento, razzista e sessista che torna da sua madre, in Sicilia, per portarne il corpo in fondo al mare, come le ha chiesto lei ancora in vita.
Quel che succede nel mentre - e dopo - è quanto di più rocambolesco si possa immaginare.
Diventa creatura marina - è mare anche lui? È nato da lí? La madre era davvero una sirena?
Alla fine resta una bambina, quella che il nostro terribile avvocato prova a salvare, in mezzo al mare. Ce la farà?
“Eppure vorrei trascinarti dentro per mano al mio dolore, darti una spinta, buttarti giù da quella cazzo di poltrona dove ti sei seduto comodo a leggere questo libro del cazzo.
Vorrei farti affondare nella colpa, come stanno affondando queste persone nel mare, nel mare dove sono cresciuto, dove sono diventato vivo, nel mare che è l’anima del mondo e che è diventato una fossa comune, ossa gettate in pasto ai gattucci e ai merluzzi senza la dignità di una preghiera e di un nome”.