Ricordate Seymour nel film Ghost World? Beh, Clowes e Zwigoff per quel personaggio si sono ispirati proprio a lui, Robert Crumb, che infatti è ossessionato da quello che oggi definiamo folk prebellico, ma che lui preferirebbe chiamare ‘la buona musica d’una volta’. Il volume raccoglie varie storie sul tema pubblicate in diverse riviste tra il ‘67 e il ’96. La disomogeneità deriva, oltre che da ragioni cronologiche, anche dal fatto che si passa da storie perfettamente compiute a meri divertissement e lo stile del disegno va dal più curato al semplice abbozzo. Comunque, al netto di ciò e di alcune ingenuità dell’autore (la musica di una volta più sincera dell’attuale? Chi lo dice? Esiste una ‘sincerità’? Oppure anche i bluesmen erano maledettamente scaltri? Il prewar meglio della musica -sottolineiamo- mainstream anni ’80, c’erano dubbi!?!) e che gli perdoniamo in virtù della sua ossessione, il libro è un acquisto decisamente consigliato. Molti episodi sono stupendi e si meritano pienamente 5 stelle, quelli ‘storici’ magari andrebbero affiancati alla lettura di qualche saggio sull’argomento (ad es. il passaggio dalle cantanti bianche a quelle di colore, Alan Lomax ecc.). Nella postfazione, Crumb commenta le singole storie.
Ps.: per chi fosse interessato, Zwigoff nel ‘94 ha girato anche un documentario monografico, intitolato appunto ‘Crumb’ (non chiedetemi com’è, non sono ancora riuscita a trovarlo!).
Una raccolta tematica di storie dedicate al blues e alle radici della musica americana realizzate da uno dei più noti e autorevoli autori di graphic novel internazionali. Dal delta del Mississippi alle orchestre jazz degli anni Trenta, dal profondo sud degli Stati Uniti con la sua musica nera intrisa di malinconia e di ritmo ai miti che hanno costruito la storia del rock. Uno stile che dalla ricostruzione storica si spinge fino a un’inaspettata ironia passando attraverso episodi di paranoia. C’è la storia triste di Patton, uno degli inventori del blues, un uomo che arrivava direttamente dai campi di cotone e che, sfruttato dall’industria discografica, finì per morire alle soglie del riconoscimento artistico. Oppure quella di un piccolo manager perseguitato da una maledizione vudù. Squarci sulla vita nelle piantagioni e sull’importanza di una chitarra e di una voce con cui raccontare la propria vita ma anche la parodia di vecchie e nuove canzoni, come il successo degli anni Sessanta My Guy o Purple Haze di Jimi Hendrix.