Un pugno allo stomaco.
Questo romanzo di Michele Lancione intreccia le storie di un piccolo gruppo di senza fissa dimora mostrando come si scivola facilmente in quella vita e come poi i tentativi di tirarsene fuori tirino sempre un po' più in basso, come quando in acqua ci si lascia prendere dal panico e si annaspa per andare sempre più giù.
L'autore illustra i meccanismi della vita di strada e le incongruenze amministrative e assistenziali che, cercando di sostenere l'individuo (talvolta in modo miope e acritico) ottengono l'effetto contrario e lo spingono verso il basso.
A me è piaciuto moltissimo, anche se è un libro che disturba parecchio.
Sul sito dell'autore sono presenti i commenti dei senza fissa dimora alla lettura del libro, secondo me completano bene l'opera perciò, se vi va, potete trovarli qui:
http://www.michelelancione.eu/downloads/?did=20
Un romanzo-reportage sul mondo dei senzatetto.
I limiti maggiori: una certa ingenuità stilistica, una scrittura un pò "acerba", personaggi e situazioni un po' stereotipati.
D'altra parte non manca di una certa forza espressiva, capace di illuminare un mondo in cui si coaugulano degrado, rinuncia, disperazione, fallimento, rassegnazione e, purtroppo, anche assuefazione ai riti di un assistenzialismo talvolta miope. Il valore intrinseco del romanzo sta nel generoso e non facile spostamento del punto di vista, nel dar voce allo smottamento dell'anima e del corpo, al disperato aggrapparsi ad una "normalità" che va facendosi inesorabilmente distante e altra.