Da adolescente ho vissuto in maniera profonda la sindrome del brutto anatroccolo, mi vedevo bruttina e abbastanza insignificante. Credo succeda a tutte (e in parte a tutti) in quell'età, ma il fatto che la sensazione mi abbia accompagnato a lungo mi ha dato una serenità inaspettata: se qualcuno mi frequentava lo faceva perché gli interessava quello che avevo da dire e non l'effetto donna trofeo/bionda fa barca.
Questo per dire che ho avuto la fortuna di poter studiare quello che mi piaceva, senza nessuno che mi dicesse che non era da femmina, e di trovare un lavoro in cui mi sento gratificata e ascoltata (sarà anche perché il mio settore è a netta predominanza femminile?).
Quando dico che ho avuto fortuna è perché è davvero così e, come ci mostra il libro di Corinna De Cesare, tanti sono gli stereotipi che accompagnano soprattutto le donne nella loro vita.
Il libro è formato da capitoletti brevissimi, raccolti per tematiche (sentimenti, lavoro, sorellanza..) che aiutano a chiarire quali siano gli ostacoli che ogni donna incontra nella vita di tutti i giorni: gli approcci indesiderati (la me quindicenne ricorda ancora il vecchietto sull'autobus che mi spinse a scendere in anticipo), il senso di paura tornando a casa la sera o la difficoltà di rendersi credibili in ambienti strettamente maschili e chi più ne ha più ne metta. Per molte e molti è un retaggio culturale difficile da sradicare e i libri come quello di De Cesare aiutano a mettere a fuoco i tanti fronti su cui intervenire per migliorare non solo la posizione femminile ma anche quella delle minoranze lgbtqi+.
De Cesare cura una raccolta di voci, il libro nasce dall'esperienza del blog "The period", e proprio la pluralità è la sua arma vincente: non stanca, non è banale e amplia gli orizzonti.
Una lettura che consiglio a tutte e tutti.