Con l'avvicinarsi dell'anniversario del terribile attentato che troncò le vite di Carlo Alberto dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, dedico questo spazio alle mie impressioni circa la rilettura (dopo diversi anni) del libro “Carlo Alberto dalla Chiesa – Un papà con gli alamari”, scritto da Simona dalla Chiesa con il contributo dei fratelli Rita e Nando. La terzogenita del Generale, Simona, parte dalla bellissima lettera che il padre scrisse ai tre figli poco prima di morire, mentre l’aereo lo portava da Roma a Palermo, città nella quale avrebbe ricoperto la carica di Prefetto per combattere la mafia in nome di quello Stato che però esitava a fargli avere quei poteri che dalla Chiesa aveva invece avuto quando aveva sconfitto il terrorismo, nei terribili anni di Piombo che avevano sconvolto l’Italia. L’ex Generale, in quella lettera, invitava i suoi figli a volersi sempre bene e a rimanere uniti, ricordando loro il proprio affetto e il grande amore che lo stesso provava ancora per la loro madre, Dora Fabbo, scomparsa a cinquant’anni, portata via da un infarto improvviso causato dalle troppe preoccupazioni nel vedere il marito in pericolo costante di vita per il gravoso impegno che non aveva esitato a caricarsi sulle spalle. Da quella lettera, piena di affetto, Simona ripercorre la vita di suo padre e soprattutto ne ricorda i momenti più privati, quelli che solo i figli hanno potuto vivere insieme a lui. Gli scherzi, i piccoli regali inaspettati, il rispetto, ma soprattutto il supporto costante nonostante le assenze che il suo durissimo lavoro gli imponevano. Anche dai contributi di Rita e Nando, fratelli di Simona, la figura del Generale emerge con i suoi tratti di unicità: un uomo “buono”, come lo aveva definito persino un terrorista che poi il Generale aveva convinto a collaborare, aprendo la strada al pentitismo. Non solo buono, però, anche giusto, leale, fedele ai propri valori, e con tanta voglia di amare. Un uomo davvero d’altri tempi, tempi che però lo condannarono ad una fine tragica, insieme alla seconda moglie – giovanissima – che, seppur cosciente del pericolo, non aveva esitato ad accompagnarlo nella difficile Palermo, condividendo con lui tutto, anche la morte. Un bellissimo “album dei ricordi”, da leggere per ricordare e ammirare un Uomo che ha costruito il nostro Paese e che non si è mai tirato indietro davanti alle difficoltà.
Dopo una veloce lettura di "Delitto imperfetto" di Nando Dalla Chiesa, in cui il figlio del generale analizza i retroscena dell'attentato che costò la vita al padre, alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta, volevo leggere qualcosa che mi facesse capire com'era il Generale Dalla Chiesa in famiglia, nel privato. E questo libro, scritto dai suoi tre figli, è davvero riuscito a portarmi nei ricordi di una vita difficile ma intensa, tra impegno, sacrificio, dedizione ai propri doveri verso lo Stato e verso la famiglia, ma anche momenti felici e spensierati tra scherzi, musica, sorprese, piccoli ma significativi gesti che rendono la già splendente figura del Generale ancora più degna di essere ammirata. Avrei davvero voluto conoscerlo, la sua storia mi ha commossa profondamente, soprattutto con questa lettura emozionante, di un libro purtroppo poco diffuso.
Un racconto amorevole e appassionato della figura di Carlo Alberto dalla Chiesa uomo indimenticabile, Generale e Prefetto ucciso a Palermo dalla mafia il 3 Settembre del 1982 fatto da Simona dalla Chiesa insieme ai fratelli Rita e Nando.
Per continuare a fare memoria di chi si è sacrificato per un bene più alto, sapendo bene quello che faceva e a cosa andasse incontro.