Di cosa tratta questo ponderoso volume (687 grammi sulla bilancia di cucina), è presto detto: una raccolta, in unico mazzo, di articoli di critica letteraria già pubblicati in sedi diverse. Un testo prestigioso data l'autrice, e prezioso per il lettore che può approfondire la conoscenza di libri e scrittori della grande letteratura: un godimento intellettuale intenso, per lo stile e per i contenuti. Uno sguardo all'indice spiluccando: Montaigne, Defoe, George Eliot, Conrad e moltissimi altri per un totale di circa 530 pagine. Una possibilità, che placa l'ansia indotta dalla mole, è quella di saltabellare (cit. L.Malerba) fra i saggi scegliendo quello che ispira al momento.
Suddividerò la recensione in tanti sottoinsiemi per i saggi che mi hanno maggiormente interessato.
Qualche considerazione sul saggio-prologo che dà il titolo al volume.
Spesso commentando recensioni altrui o chiacchierando di libri con amici, mi è capitato di discutere sulla spinosa quaestio, insolubile, del valore di un libro. Un argomento che si irradia in numerosi sottoinsiemi: dal gusto personale, sul quale è noto che non est disputandum, alle classifiche, ai cosiddetti canoni, alla Bloom per intenderci, ai premi letterari, ai libri da leggere assolutamente, a quelli che dovrebbero essere letti nelle scuole.
Per quanto riguarda noi lettori comuni, il problema non dovrebbe porsi, almeno stando a quel dice la Woolf citando Samuel Johnson.
Il lettore comune si differenzia dal critico e dallo studioso. [...]Legge per piacere personale, non per impartire delle lezioni o per correggere le opinioni altrui.
Aggiungo però, per averlo constatato più volte, che l'ipocrita lettore mio simile e fratello (Baudelaire) non ama il dissenso, se si discute di un libro che ama, lo prende come un’offesa personale e il più delle volte offende il dissenziente accusandolo di spocchia. L’opinione del lettore che hanno i due illustri non è molto lusinghiera, ha una cultura minore e la natura non è stata generosa nel dispensargli talenti. [...] è guidato soprattutto dall'istinto [...] precipitoso, impreciso e superficiale, [...] le sue mancanze in veste di critico sono troppo ovvie per essere evidenziate, pesca qua e là quel che lo conferma nelle sue convinzioni. In altri termini, secondo i due celebri autori, capisce poco, ma è soddisfatto delle sue opinioni perché le ha constatate, o ha creduto di farlo, in quel che ha letto. Non sarei così maligna, ma forse ciò spiegherebbe l’allergia alle opinioni contrarie manifestata da tanti lettori comuni. La cosa più saggia sarebbe non discutere con loro. Devo confessare che a me piace discutere, e la discussione ha senso con chi la pensa diversamente perché permette di confrontarsi con punti di vista diversi. Ma data l’esperienza, e qualche insulto, sono diventata più prudente.