Sarà perché, come si dice spesso, è “il più francese degli artisti italiani”: fatto sta che, sin dal 1968, Giuseppe Penone ha prodotto una mole importante di statement e riflessioni scritte, che però assai spesso assumono una forma poetica o di poesia in prosa. Non sono cioè dichiarazioni argomentate, “spiegazioni” del proprio lavoro, piuttosto accompagnamenti lirici che permettono di meglio comprendere la costellazione semantica del suo operato. Uno scambio sinergico fra parole e materiali – in fondo, fra immagini. Breve esempio: “Respirare è la scultura automatica, involontaria, che più ci avvicina all’osmosi con le cose” (1977). Il volume è stato pubblicato in occasione del progetto Idee di pietra, allestimento di quattro opere dell’artista di Garessio alle Terme di Caracalla a Roma. Per amore di cronaca: contrariamente a quanto si legge nella presentazione, questa non è la prima volta che vengono pubblicati gli Scritti di Penone. Lo aveva già fatto Gianfranco Maraniello nel 2009 quando, da direttore del MAMbo, aveva organizzato una sua mostra personale nel museo bolognese. Naturalmente il volume qui in oggetto estende l’arco temporale degli scritti, permettendo di aggiornarlo con i testi dell’ultima dozzina di anni.
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