E' il secondo "giallo" di Ervas che leggo, e l'ho trovato più succoso del primo, c'era più storia, più intrecci (nonché più pagine, qualità che apprezzo sempre!). Anche se ho capito che la trama poliziesca è per l'autore solo un pretesto per lanciare messaggi e puntare il riflettore su temi di attualità che probabilmente gli sono cari. Se ne troverò un'altra copia in libreria, penso di regalarlo domani 26 marzo 2010 ad uno sconosciuto in occasione della Giornata LEGGERE LEGGERE LEGGERE!
Il punto forte di questo autore sono indubbiamente i dialoghi sul filo del paradossale che costituiscono i momenti migliori di Pinguini Arrosto. Purtroppo tali dialoghi, fulminanti di per loro, non possono da soli dare a un romanzo la forza di reggersi in piedi.
Come giallo, Pinguini Arrosto è farraginoso, pieno di personaggi e di dettagli, complicato da seguire, ma alla fine si risolve grazie a un'intuizione praticamente soprannaturale. Per non parlare dell'inattualità delle indagini: oggi la polizia scientifica impiegherebbe 10 minuti a dedurre che un cadavere è stato spostato dal luogo della morte, mentre i poliziotti di Ervas impiegano settimane.
Ma quel che è peggio, i personaggi, quando non sono impegnati in dialoghi surreali, si rivelano privi di spessore. Arrivati al termine del libro, non abbiamo idea di chi sia l'ispettore Stucky, del perché faccia il poliziotto, di quali siano i suoi sentimenti.
E vogliamo parlare della sottotrama dello spintonatore, che occupa una parte molto rilevante del romanzo e alla fine si conclude in nulla? La sensazione è che l'autore si diverta troppo con i suoi giochi di specchi, e non si preoccupi del lettore. Come avviene già col titolo, che è un riferimento all'incendio della De Longhi a Treviso. Chi lo sa, lo può cogliere e congratularsi con se stesso, ma è un gioco privo di vero senso.