Amitav Ghosh scrisse un saggio illuminante: La grande cecità, nel quale analizzava l'incapacità della letteratura di "vedere" le conseguenze del cambiamento climatico. C'è perfino una resistenza, afferma Ghosh, a occuparsene e la cultura è intimamente legata al capitalismo anche quando lo critica.
Dopo aver letto il libro e i pochi racconti che Gosh indica come legati all'ambiente, ne ho cercato altri e sono incappata, quasi per caso, in questo che appartiene a una serie che ha come protagonista un commissario di polizia. Le sue indagini quasi sempre riguardano la devastazione ambientale del Veneto (l'autore vive a Treviso) e i gialli (perché di gialli si tratta) hanno il merito di rispondere, in modo semplice e popolare, ma ben documentato, agli interrogativi di Ghosh, almeno in parte.
Qui nel Veneto ci sono 134 siti di rifiuti velenosi senza controllo alcuno e il problema (se non la tragedia) dei pfas è molto lungi dall'essere risolto.
Nel racconto di Ervas, il commissario indaga sul presunto furto nella villa di un imprenditore colto e anziano (per l'autore ci sono due tipi di imprenditoria: quella rapace e devastante, quella attenta all'ambiente e alle persone); nello stesso tempo, il commissario indaga sulle lettere minatorie ricevute dai frati della chiesa di San Francesco dove sono conservate le spoglie di due figli illustri: Pietro Alighieri e Francesca Petrarca. Indaga anche sull'apparizione di alcuni spaventapasseri insanguinati (sangue di pollo!) nei campi di grano. Tutto è collegato come in un giallo che si rispetti.
Ho avuto il piacere di ascoltare la presentazione di questi racconti fatta da Ervas e di conoscere una bella persona attenta ai problemi della mia regione quasi distrutta, cementata, inquinata e bellissima.
https://www.meloleggo.it/intervista-con-fulvio-ervas-la-giustizia-non-e-una-pallottola_2311/
La giustizia non è una pallottola è il ritorno di Fulvio Ervas a un romanzo con l’ispettore Stucky, come sempre per Marcos y Marcos. Siamo di consueto nella marca trevigiana, tra città e campagna, dove nella villa di un ricco imprenditore uccidono una guardia giurata. Lui, ricco eccentrico e colto, poco in linea con l’imprenditoria locale, si accusa dell’omicidio. Ma è stato veramente lui? E la bella ragazza nera chiamata dalla svizzera a suonare per l’uomo ogni sera Chopin, chi è? Veramente suona soltanto?
Tanti piccoli misteri s’infittiscono fin dalle prime appassionanti pagine del libro, come le misteriose lettere ai frati riguardo le tombe dei figli di Dante e Petrarca. Perché minacciano di portarli via dal cimitero di Treviso? C’è poi una storia macabra, quella di alcuni spaventapasseri ritrovati coperti di sangue nel campo di un contadino. Sangue di pollo, pare. Tutte cose apparentemente non collegate tra loro, che un ispettore Stucky in aspettativa riuscirà a unire solo alla fine, come in un buon giallo che si rispetti.
E, come in ogni buon giallo di Ervas che si rispetti, è la questione ambientale il vero punto centrale della vicenda. Salterà fuori l’assassinio di un giovane ribelle di una decina di anni prima, che aveva scoperto strani traffici nelle cave della zona. Questo aiuterà le indagini sul nuovo assassinio. Il Veneto dei ricchi imprenditori, non tutti colti come il protagonista di La giustizia non è una pallottola, ne esce ancora una volta passato al setaccio, tra questioni sociali irrisolte, corruzione, politica.
Di questo e altro ne ho parlato con l’autore in una lunga intervista ... [continua a leggere su www.MeLoLeggo.it]