Il romanzo, i testi inediti che potei leggere, sul finire del mese di gennaio, così furono denominati, in cui approdai, come un treno impantanato in una stazione innevata, furono alquanto semplici, immersivi e curiosi. Re di un’ora, con il ritratto di un pittore famosissimo, celebre per i suoi dipinti impressionisti, mi invitarono a compiere un viaggio di cui l’anno scorso effettivamente volli affrontare nuovamente, a distanza di qualche anno, con una immersione totale e completa della produzione némirovskyana. In effetti, così è stato, ma due o tre romanzi furono esuli di questa improvvisa immersione, in quanto le festività natalizie e la fine dell’anno mi discostarono da certi propositi, per qualche tempo. Eppure, questo testo, sconosciuto perchè non ne ero informata, prevedeva un testo inedito del David Golder, costola della storia di un uomo che esistette veramente, di cui l’autrice dipinge un quadro veritiero ed esaustivo, ripone una critica nei riguardi di quella razza levantina, quella cioè dei spregiudicati, degli astuti e dei saggi, la cui anima era corrotta dagli affari, da qualunque forma ignobile di lealtà, redarguendo qualunque intento maligno o crudele.
La Némirovsky però non credo fosse abituata a tutto questo; la Russia dei primi anni 30 fu protagonista di atti o gesti razziali, violenze e soprusi a cui a tenerne conto i primi furono gli ebrei, gruppi di anime il cui fato era stato emesso da una congrega, da una razza superiore, che mettesse in evidenza ogni vizio. Dibattendosi in profondi stati di follia o deliquio, rovesciando ogni gerarchia, faccendieri di un tipo di esistenza che conosce rapide ricchezze e regni grandissimi ma fragili. Uomini che possiedono un certo tipo di maestosità ma effimera, pronti a sparire senza lasciare traccia a un carattere unico, vagabondo. Sorvolando ogni luogo, accampandosi e poi sparendo senza lasciare alcuna traccia, imprescindibile ad ogni territorio nemico, vagando alla deriva come anime vacue e inconsistenti. Forse perché desiderosi di attenzioni, di cure, di scovare un certo tipo di esistenza più sicura e stabile.
Eppure quella del concetto di ambizione è qualcosa che sin da sempre genera fascino, ammaliamento, spinge ad alzare la testa e ad incassare qualunque colpo o effetto. Governa o popola la cittadella di uomini facoltosi e potenti, ricchi e orgogliosi, infami e spregiudicati, combattendo qualunque tipo di situazione che avrebbe implicato l’assunzione di diversi impegni e doveri da rispettare. Lavorare con dedizione, libertà e serenità, senza alcun coinvolgimento alle implicazioni dei rapporti umani, evitando il più possibile di essere vincolato da regole e rifuggendo ogni dinamica base per cui seguivano certi uomini, pur di raggiungere i loro scopi?
Per sfuggire alla monotonia generale che solitamente sorge da questo tipo di letture, nell’ultima settimana di gennaio, ho concluso la lettura di un romanzo costola della poetica nèmirovsakiana in cui è evidente un certo talento a piccole dosi. La Némirovsky si astiene dall’esprimere opinioni personali, evitando di apparire in primo piano, rendendosi più trasparente del solito. Fin da piccola si era ritrovata nella situazione tale per la quale dovette sopravvivere facendo affidamente esclusivamente sulle proprie forze, senza dipendere da nessuno. Ma nel 1933 gli obiettivi erano alquanto differenti, e per non trascinarsi via, bisognava nascondersi nell’ombra aggrappandosi a qualunque cosa.
Si può dire che in questo romanzo, altri tasselli che compongono il puzzle produttivo e letterario dell’autrice, le cose ai suoi figli di carta non sono andate propriamente bene. Sempre in preda ad attacchi violenti di responsabilità superflue o importanti. Hanno rinunciato alla carriera, ad un futuro prospero, che garantisse una discreta autonomia, trovato anime che li amassero e rispettassero con dovere e giudizio.
Lettura in cui è stato difficile non poter vivere senza alcuna particolare preoccupazione, con un carosello di relazioni basate esclusivamente sull’amore, sia fisico sia morale. Ma il cui mondo è un eco bellissima e indimenticabile, soffocato e prigioniero di una realtà opprimente e stabilizzante, che prepotentemente mi hanno trascinata in progetti che mi hanno scosso e coinvolto sul piano personale.

Feb 15, 2025, 4:33 PM