Ho letto tutti e tre i romanzi di Charlotte Bronte e questo è quello che mi è piaciuto di meno.. Il primo da lei scritto e pubblicato postumo dal marito.. L'ho trovato più noioso e meno avvincente di Villette (molti spunti per la trama sono stati presi da questo libro) e del meraviglioso Jane Eyre.

Jun 30, 2020, 10:24 AM
Croce e delizia

Non riesco a spiegare bene cosa mi succeda quando leggo un libro scritto da Charlotte. È come quando bevo una fumante tazza di cioccolata calda d'inverno davanti ad un caminetto con un bel fuoco allegro e scoppiettante, oppure quando mangio un bel gelato in una di quelle giornate afose per cercare di combattere l’arsura estiva, cioè una cosa che fa bene allo spirito e al corpo.
Forse perché è una delle poche autrici che riescono a farmi immergere e coinvolgere totalmente nel romanzo, a trasmettermi e a farmi sentire quello che sente la/il protagonista. Una scrittrice straordinaria cui bastano pochi tratti, un paio di righe per creare atmosfere e caratteri indimenticabili.
Sono stata talmente contenta quando sono venuta a sapere che (finalmente) era uscita la ristampa di questo libro, dopo averlo cercato invano in lungo e in largo, come ogni titolo della bibliografia della Brontë.
Tutti più o meno sanno (chi ha letto almeno un libro di Charlotte Brontë) le peripezie che questo romanzo ha affrontato nel corso del tempo. È l'opera prima della scrittrice inglese, rifiutato dall'editore e più volte proposto nel corso degli anni dalla stessa autrice che non ha mai potuto vederlo pubblicato se non dopo la sua morte.
La trama è molto semplice: il protagonista è William Crimsworth, orfano di entrambi i genitori, che dopo aver terminato gli studi, dopo aver rifiutato l'aiuto dei parenti materni, decide di diventare commerciante e di raggiungere il fratello maggiore, ora affermato imprenditore che non vedeva da qualche tempo, nel paese dove vive e lavora. Qui conosce la vera natura del fratello, un uomo prepotente, dispotico e irascibile. Dopo alcuni mesi, stufo della sudditanza nei confronti del fratello, grazie alla raccomandazione dell'unico amico Hudsen, conosciuto nel frattempo in questa cittadina, decide di andare via e trovare un lavoro in Belgio. Qui diviene insegnante d'inglese in una scuola maschile e, in seguito, in una femminile, la cui direttrice è Zoraide Reuter, donna falsa e manipolatrice, ma anche seducente e incantatrice.
Qui conosce Frances, una ragazza senza mezzi, che segue da esterna il corso d'inglese e che da allieva diventa insegnante...
Nonostante la trama semplice, un protagonista un po' antipatico (diciamo che non sprizza simpatia da tutti i pori), ottuso e narcisista, il romanzo è molto carino.
Il romanzo è, secondo il mio modesto parere, il punto fermo di tutta la narrazione brontiana, da cui si dipanano i romanzi Shirley e Villette. È un esempio di finissima tecnica narrativa, di un lessico superbo presente in tutte le pagine. Il libro affronta in maniera realistica (forse troppo per quei tempi) temi importanti come lo scontro di classe, la relazione amorosa tra allieva e insegnate (che poteva suscitare scandalo nella società vittoriana), contiene non poche tematiche femministe e altri temi cari alla narratrice, quali: il valore del lavoro, l'integrità morale, l'amore, la parità nel matrimonio, la religione e le differenze sociali.
Il professore è, in realtà, un gioco di specchi, dove Charlotte è sia il protagonista maschile sia la co-protagonista femminile, Frances, alter ego dell'autrice. Questo gioco può rendere la storia d'amore poco coinvolgente per il lettore e dispiace dirlo, ma nonostante la notevole capacità rappresentativa della psiche e dell’immaginario maschile, la Brontë non è un "uomo" molto convincente.
I personaggi, tra cui il protagonista, sono un po' tutti insipidi tranne Hudsen, vero deux ex-machina del romanzo, amico e nemico del protagonista, che appare poco ma quando compare troviamo pagine di travolgente vitalità; anche Frances, è un altro bel personaggio, di cui ci viene mostrata l'evoluzione. Può dare l’apparenza di essere un po' scialba, ma è comunque una donna di carattere, sostenuta da una forte volontà di apprendere e migliorare se stessa, con umiltà e consapevolezza di sé e del proprio potenziale; una self made woman capace di rialzarsi dopo ogni caduta affermando sempre la propria indipendenza.
Il libro è di aspirazione autobiografica ed è sicuramente inferiore al conosciutissimo Jane Eyre perché meno appassionante, avvincente e manca quella malinconia presente nei romanzi successivi, però merita di essere letto nonostante tutti i fastidiosissimi e odiosissimi pregiudizi presenti nel testo nei confronti dei cattolici, i belgi, i francesi, i fiamminghi, insomma verso tutti quelli che non sono inglesi e protestanti. Questi pregiudizi, per gran parte razzisti, rendono, in certi tratti, la lettura pesante e smorzano la bellezza del romanzo.
Croce e delizia dell'autrice, il romanzo, merita di essere letto per conoscere una Charlotte la cui scrittura (non dico acerba perché non lo è anzi...) non è ancora influenzata dai tanti lutti che avverranno negli anni successivi.


Ci sono impulsi che possiamo controllare, ma ce ne sono altri che controllano noi, perché ci raggiungono con un balzo da tigre e diventano nostri prima ancora che lì abbiamo visti. Ma forse questi impulsi sono di rado del tutto cattivi; forse la ragione, con un procedimento tanto breve quanto silenzioso, un procedimento che è già finito prima ancora di essere percepito, si è accertata alla bontà dell’azione che l’istinto sta meditando e si sente giustificata a restare passiva mentre l’azione stessa viene eseguita.

Nov 20, 2012, 5:29 PM

"Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno,
et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
da' belle pagine che legata m'ànno;"
Non ho parole mie per esprime il senso di soddisfazione che la lettura di questo romanzo mi ha donato. Di che mi meraviglio, parliamo ancora una volta della geniale genìa Bronte! Avvincente, ben strutturato, da rileggere assolutamente!

Feb 16, 2008, 2:11 PM