Nell’episodio precedente l’azione si svolge nei giorni immediatamente vicini alla notte dei cristalli nel 1938, ora sono passati diversi anni, siamo nel 1947 a conflitto concluso, anche se la pace sembra persino peggiore della guerra.
Ecco come appare Berlino a Gunther: “Alla fine del 1947, Berlino appariva ancora come una colossale acropoli di mattoni caduti e di edifici in rovina: un immenso, inequivocabile monumento allo scempio della guerra e al potere di 75.000 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. La distruzione piovuta sulla capitale dell’ambizione hitleriana non aveva pari: una devastazione wagneriana con la chiusura del ciclo dell’anello, l’incendio finale di quel crepuscolo degli dei. In molte zone della città, una mappa stradale non sarebbe stata più utile di uno straccio per lavare i vetri. Le strade principali si snodavano come fiumi attorno a grandi cumuli di macerie.” e dove “continuavano a far saltare con la dinamite le rovine pericolanti.”
Le Germania sconfitta è stata divisa in quattro settori tra i paesi vincitori del conflitto e Gunther che ha ripreso l’attività di detective privato viene assoldato da un colonnello russo che vuole far scarcerare un suo informatore che è stato collega e commilitone di Gunther.
Ben presto Gunther si rende conto di essere capitato in una storia tra americani, sovietici ed ex nazisti dove nessuno è chi dice di essere. La guerra fredda è già iniziata, americani e russi si contendono Berlino con tutti i mezzi.
L’indagine porta Gunther a Vienna anch’essa una città fantasma suddivisa in zone dove la gente si vende e fa qualsiasi cosa per poter mangiare ed è la sede di maggior concentrazione di spie, ex nazisti sotto mentite spoglie, di morti resuscitati, il nostro detective scoprirà carta dopo carta e ogni volta che gli sembrerà di essere vicino alla soluzione si ritroverà a dover iniziare daccapo.
Le ultime pagine sono da cardiopalma.
E così la trilogia berlinese di Gunther si conclude, bravissimo P. Kerr!