Secondo capitolo di questa trilogia islandese con protagonista il commissario Kornelius.
Già nel primo libro avevo notato che traspariva più un ambiente/stile americano piuttosto che nord europeo, confermato nuovamente in questo secondo libro.
Troviamo cadaveri che spariscono, un cecchino, molti personaggi con la memoria un po' labile, un gruppo teatrale, storie inverosimili e chi più ne ha ne metta. Mi è sembrato un gran minestrone. Il tutto farcito da protagonisti decisamente sopra le righe.
Qui in commissario Kornelius non appare per nulla simpatico, anzi, sembra un don giovanni che passa da un letto all'altro. I due polizziotti di sostegno sono due macchiette che alla storia non tolgono e non aggiungono nulla, e le donne se la passano proprio male. Pendono dalle labbra di Kornelius che le usa e nessuna prende una posizione seria. Devo dire un po' una delusione.
Unico lato positivo, e qui non do il merito all'autore ma al traduttore, la scrittura è talmente fluida che in realtà lo inizi e ti ritrovi alla fine da tanto avvolgente.
Se non fosse una trilogia (di cui ovviamente leggerò anche il terzo quando uscirà) vi direi di non iniziarlo nemmeno....
Interessante l’intreccio ma... che personaggi stereotipati e poco credibili! Da due che anche fra loro si chiamano coi soprannomi di Comesè e Spinoza, due macchiette tipo i carabinieri delle fiction tv; al protagonista Kornelius, un superuomo con super problemi (ma l’uomo ragno è più simpatico) e una vita privata in cui le ha passate tutte. E per fortuna che l’autore ci risparmia il rapporto coi nonni o un cane licantropo....
Alle donne, tutte in gamba ma che vuoi.... tutte cadute per lui...
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Miiiiiiiii