Gli Anni di Piombo raccontati come mai prima
Non avevo mai sentito parlare di Giuseppe Taliercio prima di leggere questo romanzo. Incuriosito ho fatto delle ricerche e la sua vicenda è stata affrontata marginalmente rispetto ad altre degli Anni di Piombo. Invece in questo libro, pagina dopo pagina, si capisce che gigantesca figura sia stata: 47 giorni di prigionia, incatenato a una brandina, alla fine dei suoi giorni lasciato in uno stato di inedia e poi ucciso con 17 colpi di pistola. E intorno a lui il coro delle Brigate Rosse, ragazzi e ragazze alle prese con un crimine più grande di loro e dell'ideologia disumana che li ha resi a loro volta prigionieri. È un romanzo avvolgente, straziante, emozionante e sapiente. Da leggere e ricordare!
Divorato!
Ho comprato questo libro convinto da un altro anobiano: che dire? È una storia incredibile proprio perché avvenuta realmente: quella di Giuseppe Taliercio, rapito per 47 giorni e poi ucciso dalle Brigate Rosse e uscito dalla memoria collettiva. Già questo basterebbe per meritare una lettura. In più questo romanzo è scritto in una maniera così intensa, commovente, straziante da risultare più vera del vero. Sembra di stare lì, accanto ai terroristi e al loro prigioniero, scendendo un gradino dopo l'altro l'abisso verso un finale già scritto ma che il talento del narratore ti fa sperare accanitamente che non si compia. In una parola, indimenticabile.