Mah... 'sto Paolo Coelho mi ricorda un po' "Quelo", il personaggio di Guzzanti che venerava un feticcio di legno truciolato. Filosofia spicciola da quattro soldi, per chi cerca risposte facili a domande impossibili. E mai come in questo caso è appropriata la frase:
"La risposta che cerchi è dentro di te. Ed è quella sbagliata!"
Più o meno è successo ciò che è accaduto a tanti altri lettori: l’Alchimista era sugli scaffali di una delle mie librerie, lì da non so quanti anni. Un giorno, attratto dalla bellissima edizione per il decennale dalla sua pubblicazione, l’ho preso in mano. Oddio, non solo per questo, visto che Coelho è un autore che conosco, ma molto è dipeso dalla “forma”.
Quanto alla sostanza, devo dire che mi aspettavo qualcosa di più. Perplesso, ecco come mi sono sentito una volta chiuso il libro.
Fin dalle prime righe si comprende come il lettore sia invitato a condividere non tanto una storia, ma un processo di iniziazione attraverso un percorso confuso, una specie di minestrone del quale si fa fatica a individuare gli ingredienti. Il tutto condito da un eccessivo sfoggio di cognizioni e di presunzione su come vanno le cose del mondo.
Troppi i luoghi comuni capaci di creare un pot-pourri, a mio giudizio anche un po’ tossico, fatto di frasi a effetto, banalità, new age, buonismo e chi più ne ha più ne metta.
Si fa fatica a considerarlo, come invece avviene, un successo planetario. Più volte mi sono ritrovato a pensare: cosa ho letto?
Strepitosa l’edizione Bompiani ad hoc per il decennale,, capace di far riflettere ancora sul valore positivo delle pubblicazioni cartacee.